Elpis, la speranza che D’Annunzio donò al canottaggio genovese

Nel cuore di Genova, la Società Canottieri Genovesi Elpis racconta oltre un secolo di storia fatta di fatica, passione e speranza. Fondata alla fine dell’Ottocento e battezzata dal grande Gabriele D’Annunzio, questa società è molto più di un luogo dove si pratica canottaggio: è una comunità che unisce tradizione e innovazione, sport e inclusione, mare e giovani

A pochi giorni dalla regata MilleRemi in Sciu Ma, evento di punta della società, Laura Moscatelli, consigliere di Elpis, ci accompagna tra le onde della memoria, i sogni olimpici dei suoi campioni e la determinazione di chi ogni giorno lavora per trasmettere ai più piccoli l’amore per questo sport e per il mare, cuore pulsante di Genova.

Entrare nella sede storica di Elpis significa respirare l’eco di oltre un secolo di canottaggio. Cosa rende questo luogo così speciale e quali emozioni suscita in chi lo vive ogni giorno?

Tutto nasce da una profonda passione per il mare. Mi auguro davvero che chi vive a Genova senta questo legame con il mare. La nostra sede ha la fortuna di essere in una location straordinaria, dove si vedono solo barche, di qualunque genere, a vela, a motore, a remi, a pagaia. Elpis è una società che traspira sale da tutte le parti. Siamo nati alla fine dell’Ottocento come “Canottieri Genovesi”. Poi, negli anni successivi, avemmo l’onore di ospitare nella nostra sede il grande Gabriele D’Annunzio. Fu lui a suggerire il nome “Elpis”, che in greco significa speranza: disse che la sede era talmente bella da meritare un nome più evocativo. Da quel momento la società è diventata “Società Canottieri Genovesi Elpis” ed è stata registrata solamente nel 1902, quindi la storia di Elpis parte da lì.

Società Canottieri Genovesi Elpis

Qual è stata la prima sede della Società Canottieri Genovesi Elpis?

La nostra primissima sede era una sede galleggiante posta nella darsena del Porto Antico di Genova. All’epoca non si poteva avere nulla di fisso, di stanziale in poche parole e quindi si adottavano queste soluzioni temporanee come appunto la sede galleggiante. Con il passare del tempo, in particolar modo dal 1930, abbiamo creato una sede un pò più solida e abbiamo così messo le basi a quella che poi è diventata la nostra sede oggi.

La prima sede galleggiante di Elpis
La prima sede galleggiante di Elpis

Raccontami invece com’è la vostra sede oggi…

La sede della Società Canottieri Genovesi Elpis è molto più di una semplice struttura: è il cuore pulsante della nostra comunità. Ogni angolo racconta una storia, ogni ambiente è pensato per accogliere, sostenere e far crescere chi la vive ogni giorno. La palazzina si sviluppa su tre piani e già entrando si respira un’atmosfera di energia e passione. Al piano terra, la segreteria è il primo sorriso che accoglie soci e visitatori, accanto agli spogliatoi femminili e all’hangar che custodisce le nostre imbarcazioni, come in un abbraccio protettivo.

L’Hangar di Elpis

Salendo, si accede a un piano dedicato alla forza e alla strategia: qui trovano spazio la palestra, gli spogliatoi maschili e la sala consiglio, dove nascono progetti e decisioni che guardano al futuro. Ma è salendo all’ultimo piano che si scopre la vera anima conviviale del nostro club: un ristorante con cucina e sala interna, affiancato da una splendida terrazza esterna che, nelle giornate più belle, regala momenti di condivisione unici.

La sala da pranzo di Elpis
La sala da pranzo di Elpis

Qual è il fiore all’occhiello di Elpis?

Il nostro fiore all’occhiello è sicuramente la nostra vasca voga che pochissime società di canottaggio possono permettersi. In questa vasca si possono allenare da 1 a 4 persone contemporaneamente. Qui è dove gli atleti o comunque chi pratica la disciplina acquisisce effettivamente il gesto tecnico, dopo averlo prima praticato in palestra sul remoergometro. In poche parole, possiamo dire che è il momento prima di andare in mare. Questa è la nostra salvezza soprattutto nel periodo invernale o quando c’è brutto tempo. Al momento la struttura è in fase di ristrutturazione poiché sta accusando ancora i danni avvenuti nel 2015 a causa di una tremenda tromba d’aria che ha scoperchiato una parte della struttura.

La vasca voga
La vasca voga

Abbiamo anche un hangar che custodisce le nostre barche: canoe, barche per i master, imbarcazioni da canottaggio costiero e da canottaggio olimpico, dai singoli ai doppi fino ai quattro. Il canottaggio comprende una gamma infinita di specialità e quella da noi prediletta è quella a sedile fisso. Io sono nata sul sedile fisso, a Vernazzola. I nostri atleti sono però poliedrici e remano quindi sia di fisso che di mobile.

L'hangar
L’hangar

Elpis ha recentemente celebrato 120 anni di storia. Cosa rappresenta per te questa ricorrenza?

Questa ricorrenza ci ha uniti tantissimo. Personalmente, facendo parte del consiglio direttivo, siamo stati a spulciare i nostri archivi per cercare di creare un libro dove abbiamo raccontato appunto la nostra storia, dalle origini fino ad oggi. Abbiamo scoperto documenti che non conoscevamo, come gli archivi dei primi soci risalenti ai primi del Novecento, ancora scritti con la penna stilografica. Abbiamo collaborato tutti assieme e ripercorso così tutta la storia che, ahimè, non avevamo vissuto.

Oltre alla tradizione, quali sono le sfide e le innovazioni che Elpis sta affrontando oggi?

Le sfide sono quotidiane, una su tutte è quella di far entrare dei bambini nel nostro mondo e portarli ad altissimi livelli. È molto faticoso ma a volte dà un sacco di soddisfazioni. È difficile perché bisogna spronarli al massimo e portarli in giro per l’Italia e far conoscere loro nuove realtà, confrontandosi con il mondo agonistico.

Una novità per Elpis è data dall’apertura del settore canottaggio a sedile fisso, abbiamo poi la sezione canoa. Noi cerchiamo sempre di dare degli obiettivi maggiori ai nostri ragazzi. Abbiamo per fortuna dei grandi esempi all’interno della nostra sede come Cesare Gabbia e Davide Mumolo, campioni eccellenti, i quali hanno raggiunto grandi traguardi  e parteciperanno alle Olimpiadi di Los Angeles nel 2028. Speriamo sempre che loro, con la loro storia e la loro passione, riescano ad attirare i bimbi e far capire che ci sono dei traguardi raggiungibili per tutti. Mi ricordo benissimo Davide (Mumolo) quando è arrivato qui: aveva 11 anni, era piccoletto e tondetto (ride), ora è una montagna, muscoloso, sposato con una campionessa del mondo… questi sono gli esempi che ispirano le nuove generazioni.

I campioni di Elpis
I campioni della Società Canottieri Genovesi Elpis

In un’epoca in cui gli sport digitali attraggono sempre più ragazzi, come riuscite a mantenere vivo l’interesse per uno sport storico come il canottaggio?

In una città di mare non puoi non fare uno sport di mare: dalla canoa, al canottaggio, al windsurf, usalo questo mare! (ride). Purtroppo anche a Genova il mare è sotto sfruttato, quindi noi ce la mettiamo tutta per avvicinare bambini e ragazzi al mare. A tal proposito, lavoriamo tantissimo nelle scuole, abbiamo un gruppo di ragazzi che dedicano molto tempo a far conoscere il canottaggio direttamente agli studenti. Portano con sé i remoergometri, i filmati e mostrano tutte le nostre attività, non solo l’attività sportiva in sé ma anche tutto quello che c’è attorno, quindi anche la parte ricreativa di Elpis, perché Elpis è anche tanto divertimento.

Cerchiamo di reclamizzarci il più possibile attraverso i centri estivi che durano dalle 5 alle 6 settimane, che spaziano tra tantissime attività, non solo canottaggio ma anche piscina, palestra, canoa e giochi di squadra. Noi cerchiamo di appassionare i bambini al duro sport: fare sport è essenziale, è sano, e tiene lontano i ragazzi da distrazioni. Il canottaggio è uno sport a tutti gli effetti.

La palestra con vista sul porticciolo
La palestra con vista sul porticciolo

E qual è, secondo te, la parte più difficile nell’avvicinare i bambini al canottaggio?

La cosa che più ci porta via i bambini dal nostro sport è che la nostra federazione ci consente di tesserarli dai 10 anni in su, ovviamente per una questione fisica, dovuta allo sviluppo dello scheletro. Invece quasi tutti gli altri sport prendono i bambini dai primissimi anni d’età, a quel punto diventa difficile portarli via dal “gioco” (ride) perché tutti gli altri sono giochi, il canottaggio è sport vero. Il canottaggio è fatica, è impegno, quindi o ti innamori di questo sport, altrimenti la fatica non è nel dna delle nuove generazioni. Però noi ci proviamo, siamo degli irriducibili!

Canottieri Genovesi

Ho saputo che vi siete distinti a sostegno del sociale e della comunità in passato, in quale modo?

Premetto che io non sono un’istruttrice ma cerco di trasmettere la mia passone agli altri. Noi come società abbiamo seguito i ragazzi autistici in collaborazione con Angsa. Ci sono venuti a trovare alcuni ragazzi autistici con diversi tipi di patologie e gravità e siamo riusciti a portarli in barca, grazie anche al tutor. Io personalmente mi sono occupata in passato dei non vedenti è stata un’esperienza straordinaria, insegnare a remare a un ragazzo che non vede è stata una sfida diversa, attraverso una spiegazione tattile. È stato faticoso ma bellissimo, e alla fine i ragazzi si sono divertiti, che è la cosa più importante.

Poi, grazie al Cepim, seguiamo bambini down, li abbiamo portati in barca e li abbiamo coinvolti anche in tante attività al coperto come la vasca voga, che ha dato loro un po’ di tranquillità e sicurezza in più. Infine, in collaborazione con Stelle nello Sport, facciamo raccolte fondi per la Fondazione Gigi Ghirotti, un’associazione straordinaria che gravita su Genova e si occupa dell’assistenza domiciliare di persone con patologie molto gravi.

Il 1° giugno si terrà la IX edizione della MilleRemi in sciû mâ. Nonostante sia una regata promozionale, è diventata un appuntamento imperdibile per la Società Canottieri Genovesi Elpis. Qual è il segreto del suo successo? E quali emozioni si respirano tra chi partecipa e chi vive questa manifestazione?

Innanzitutto, bisogna dire che la MilleRemi in Sciu Ma è la manifestazione più importante che organizziamo noi come società. Abbiamo la fortuna che è una gara ormai diffusa in tutta Europa, abbiamo infatti equipaggi che vengono da Malta, dalla Francia e quest’anno avremo due equipaggi dalla Svizzera oltre ovviamente ai nostri, composti dai nostri soci. Il socio più anziano che quest’anno compie 76 anni continua imperterrito a partecipare alla MilleRemi, uno dei rematori di punta del quattro. Proprio perché non è una gara e non è vissuta appunto con l’ansia da prestazione, è molto partecipata. È un bel momento di condivisione e una giornata di canottagio e divertimento. Si parte dalla colazione in terrazza la mattina, poi c’è il pranzo nella nostra sede e poi ovviamente la gara che in realtà è composta da due/tre partenze e si risolve così in poco meno di mezza giornata.

E’ una manifestazione bella dal punto di vista scenografico, da vedere anche dal mare. Il contorno è particolare poiché poi si finisce tutti a Boccadasse a fare il bagno, un momento goliardico e di sano sport non competitivo. Infine ovviamente c’è la premiazione nel tardo pomeriggio che si svolge nel nostro terrazzo, dove cerco sempre di intrattenere tutti anche attraverso premi particolari e divertenti per non risultare banale. Non ti dico ancora cosa farò quest’anno, è una sorpresa…È una giornata che unisce lo sport alla festa, un evento scenografico e umano che culmina con il bagno a Boccadasse, tra risate, premi simpatici e sorprese.

MilleRemi in Sciu Ma
MilleRemi in Sciu Ma

Infine, ti vorrei chiedere qual è stato il tuo momento preferito legato a Elpis…

Tra tutte le esperienze vissute, ce n’è una che porto particolarmente nel cuore, ovvero la traversata, anzi le traversate che abbiamo fatto da qui in Corsica… Ti spiego, il primo anno tutto partì da una scommessa legata alla promozione del Genoa in Serie A. Volevamo arrivare fino a Punta Chiappa o addirittura a Sestri Levante, quando qualcuno, preso dall’entusiasmo, disse “sì, vabbè, andiamo in Corsica”. Da lì siamo partiti con questa idea.Abbiamo formato 7 equipaggi, che remavano per un’ora e mezza e si alternavano con il turno successivo.Il primo anno abbiamo fatto solo l’andata, eravamo anche un po’ impreparati, e siamo arrivati da Genova fino a Macinaggio.

L’anno successivo eravamo super carichi, abbiamo riconvocato le stesse barche d’appoggio che ci hanno seguito, è stato organizzato tutto molto bene e abbiamo potuto fare andata e ritorno: Genova – Giraglia – Portofino, dove abbiamo fatto la festa d’arrivo.
Il primo anno ci abbiamo messo 25 ore, mentre l’anno successivo 18 ore per arrivare a Giraglia e altre 16 per arrivare a Portofino, tutto continuato senza pause. Remare di notte è una delle cose più emozionati che ci possano essere, ovviamente il tempo ci ha assistito e tutto è stato fatto in sicurezza e poi il mare ci ha mostrato delle bellezze naturali uniche, banchi di delfini infiniti, meduse fosforescenti.

Quest’esperienza ha coeso il gruppo in maniera incredibile, c’è stata tanta collaborazione soprattutto nei momenti più difficili e di stanchezza estrema. Adesso speriamo di rifarla, avevamo tentato lo scorso anno, ogni anno ci riproponiamo, magari la prossima volta andiamo in Sicilia, chissà…

La traversata in Corsica nel 2007
La traversata in Corsica nel 2007

Per maggiori informazioni sulla MilleRemi in Sciu Ma visita il sito ufficiale di Elpis