A Triora per Halloween: panetto o scherzetto?

Triora, il borgo delle streghe e del pane della valle Argentina è una meta perfetta per Halloween, ma anche tutto il resto dell’anno

Quando si pensa ad una strega, la si immagina vecchia e brutta, sempre a cavallo della sua scopa. Invece l’antichissima Triora, che delle streghe in Liguria è il quartier generale, la capitale, è sempre più bella ogni giorno che passa. A Triora ad invecchiare è solo il tempo.

Triora, tra i luoghi della Liguria misteriosa, è il posto perfetto da visitare ad Halloween. Ma anche durante il resto dell’anno non sfuggirai al suo incantesimo, uno dei tanti che questo borgo nell’Alta Valle Argentina usa per ammaliarti, per non farti più andare via: i suoi caruggi, stretti e scuri come un labirinto da risolvere; i suoi colori, sempre cupi anche nelle giornate di sole, come in un perenne autunno; e il cibo: dimentica il pesce e le specialità di mare, qui sei in montagna e già si mangia come da millenni fanno i pastori: è la cucina bianca.
E, infine, c’è la storia della stregoneria: puoi crederci o no, cercare affrontarla in modo razionale o vedere “basure” (come chiamano qui le streghe) in ogni vicolo, ma non riuscirai a liberatene facilmente. Anche quando tornerai a casa continuerai a chiederti se quel che hai visto è vero, se quei rumori, quei fruscii, quelle parole erano solo vento, se quelle figure erano solo riflessi nei balconi. E non vedrai l’ora di ritornare…

Triora
Triora

La stregoneria

Tra il 1587 e il 1589 Triora fu teatro di uno dei fatti più tragici dell’età moderna in Liguria: i processi per stregoneria. Trovi tutto nel documentatissimo museo della Stregoneria, allestito, non senza suggestione, all’inizio del paese o nell’altro nuovo Museo Civico e difffuso in P.zza Tommaso Beato Reggio.
Fu un singolare intrecciarsi di fattori storici, ambientali, culturali e irrazionalità collettiva: da anni la zona soffriva di una grave carestia e la popolazione, esasperata, trovò come capro espiatorio alcune donne (tredici donne, quattro ragazze e un fanciullo) che vennero accusate di stregoneria. Probabilmente si trattava di antichi riti pagani o di pratiche medicina popolare che sopravvivono tuttora, mentre la carestia è da addebitarsi a speculazioni o cattive gestioni delle colture unite a maltempo e siccità (un po’ come ai giorni nostri…), ma la cosa fu complicata dall’invio da Genova di uno zelante commissario, tal Giulio Scribani, che instaurò un vero clima di terrore e una caccia alle streghe. Chiunque poteva venire accusato di malefici, pestilenze, furti di bestiame, rapimenti di bambini e unione carnale con il demonio. La parte più debole della società, le donne, ne fece le spese. Molte delle imputate confessarono sotto tortura e vennero incarcerate, una parte del borgo (via San Dalmazzo) venne trasformata in un carcere dove le imputate furono murate vive, altre vennero trasferite a Genova in attesa di un processo che non arrivò mai per contrasti tra le autorità civile e religiosa. Nessuna fu condannata, alcune morirono per le torture o si suicidarono, tutte ne potarono i segni per tutta la vita. Resta, tra tante, la memoria di Isotta Stella, che morì per le torture e le parole di Franchetta Borelli che, nonostante l’età, resistette a lungo legata al cavalletto e disse “Stringerò i denti e diranno che rido”.

Museo Etnografico e della Stregoneria di Triora
Museo Etnografico e della Stregoneria di Triora

La Triora delle “basure”

Chi sono le “basure”?
A Triora non troverai le streghe con la classica scopa: ovvero, una c’è ma è la statua all’inizio del borgo. Le basure (o “bazzure”, “baggiure”) di Triora sono indistinguibili, persone normali, donne, ragazze iniziate fin da bambine alla raccolta di erbe selvatiche e al loro uso per guarire malanni, a volte in modi inspiegabili per la scienza di oggi. Una basura può farti il caffè al bar, servirti la cena in trattoria, sedere vicino a te sul bus per Sanremo. C’è chi “cura” a distanza bollendo erbe in un pentolino, chi “segna” ascessi e infezioni con una moneta di argento, chi sa quale frutto usare per non prendere il raffreddore: nessuna di loro vola sull’isola Gallinara o rapisce bambini in cima ad un monte (e tantomeno fanno “date” con il diavolo su Tinder) come scritto nei verbali dei processi del ‘500.
Certo il centro storico di Triora stimola la suggestione: caruggi che si avvitano su loro stessi e calano chissà dove, case disabitate con imposte che sbattono, e la piazza della Collegiata, con sul sagrato disegnata non una croce ma un Cerbero, il drago a tre teste che sta alle porte dell’Inferno per impedire ai morti di uscire e ai vivi di entrare (da qui il nome Tri-ora, “Tre bocche”).

Museo della Stregoneria, Triora
Statua della “bagiua” di  Triora

C’è anche la “casa delle streghe”, la “Cabotina”: una zona nella parte nord del borgo, all’“ubago”, in ombra sotto il castello, dove tradizione vuole che abitassero le streghe. Oggi è parte del bel percorso culturale e paesaggistico di Triora. E se quando arriverai un grosso gatto nero ti attraversa la strada niente panico: forse sta solo andando a bere alla vicina fontana…
Se invece vuoi vedere davvero l’inferno fermati all’inizio del borgo: su un sentiero che scende al Ponte di Loreto, vicino ad un grande ippocastano, troverai la chiesa campestre di San Bernardino dentro cui, proprio nel XV secolo, poco prima dei famosi processi, Giovanni Canavesio o uno sconosciuto pittore toscano affrescarono il Giudizio Universale. Non lo dimenticherai facilmente.

Verso la Cabotina a Triora
Verso la Cabotina a Triora

Viaggio nella valle del pane

A Triora ci arrivi con la mitica SP 548, la spina dorsale della valle Argentina che collega i borghi come Taggia, Badalucco, Montalto e Molini di Triora. Insomma, senza la SP 548 ti perderesti un bel pezzo di Liguria: il borgo dell’oliva, quello dello stoccafisso e quello degli innamorati. Quando arrivi a Molini alza lo sguardo: lassù, appollaiata come un corvo, c’è Triora che ti aspetta. Ma se di molini si parla, significa che ci saranno anche torrenti, grano, farina e forni in cui avviene la magia del pane. Infatti, già da Taggia se ne sente profumo: poco dopo il bellissimo Ponte Romanico, quasi sotto il più moderno ponte dell’A10 c’è Pane di Oz un panificio che produce il pane tradizionale di Molini di Triora e tante altre magie di farina: dal pane d’orzo dei pastori tipico di Carpasio, ai canestrelli di Taggia.

Pane di Molini, il Pane di Oz
Pane di Molini, il Pane di Oz

A Triora non si trovano molte zucche di halloween, semmai potrebbero fare la tipica “Jack-o’-lantern” con una forma del famoso pane: appena prima di entrare in città, trovi il panificio del “Pane di Triora”. Miglior benvenuto non ci può essere, soprattutto se è ora di pranzo. Puoi farti consigliare uno dei mille sfiziosi utilizzi: tagliato a fette sottili con sopra una bruschetta, un’acciuga o un po’ di bruss, la ricotta fermentata che trovi solo qui: siamo ai confini con l’area brigasca e i pastori sono di casa. Dulcis in fundo, provalo con la Nutella.
Guarda bene quel pane: si prepara con farina di tipo 1 e crusca e si cuoce e si lascia raffreddare su foglie di castagno (oltre alla crusca). Una delle possibili spiegazioni della stregoneria è che anticamente in quella crusca ci fosse anche la segale cornuta da cui deriverebbe una muffa contenente alcaloidi: da qui le fantasie su fatture e sabba.

Il Pane di Triora, panifico Asplanato Angiolino
Il Pane di Triora, panifico Asplanato Angiolino

Triora a piedi

Una volta posteggiata la scopa, ti serviranno solo le gambe per girare a Triora. Ecco un percorso ad anello che ti porterà dalla chiesa di San Bernardino (quella affrescata con il Giudizio Universale) al santuario della Madonna di Loreto, vicino ad uno spettacolare ponte sulla valle e, poi, risalendo gradualmente il versante ti porterà tra boschi e a coltivi fino alla Fontana delle Streghe (775 m) alle porte di Triora, uno dei luoghi dei “sabba” stregoneschi.

Parcheggio per scope di streghe a Triora
Parcheggio per scope da strega a Triora