Sei luoghi della poesia di Montale in Liguria
Cinque Terre
Ecco sei luoghi in Liguria che hanno ispirato la poesia di Eugenio Montale
La poesia di Eugenio Montale è un vero inno alla Liguria.
Il Premio Nobel per la Letteratura Eugenio Montale è profondamente legato alla sua città natale, Genova e alle Cinque Terre: da giovane vi trascorreva le vacanze e dove spesso ha trovato ispirazione per le sue poesie. Il paesaggio ligure, con il mare, gli scogli e la vegetazione mediterranea sono è un elemento ricorrente nelle sue opere.
Nei suoi versi, le colline, il mare, i sentieri, i colori e addirittura i profumi della Liguria, dalle Cinque Terre a Genova, sono così vividi che puoi ritrovarli ancora oggi, intatti, sulla pagina come nei luoghi.
Non è sempre facile trovare dove sono stati ispirati i versi di una lirica, ma ci abbiamo provato. Eccone alcuni tratti dalle poesie di Eugenio Montale e sei luoghi in Liguria dove si può ancora ritrovare l’atmosfera delle sue poesie.
Le tappe
La Casa dei DoganieriI limoni
Punta Mesco
Villa delle due Palme
Il cimitero di Monterosso
Le scalinate genovesi
Il gigante di Monterosso e la Casa dei Doganieri
“Tu non ricordi la casa dei doganieri
sul rialzo a strapiombo sulla scogliera:
desolata t’attende dalla sera
in cui v’entrò lo sciame dei tuoi pensieri
e vi sostò irrequieto.”
Eugenio Montale, " La casa dei doganieri"
Non è certo dove fosse precisamente La Casa dei Doganieri, probabilmente è stata abbattuta o inglobata in edifici più recenti. Doveva trovarsi comunque nella parte occidentale di Monterosso, nei pressi della scogliera dove oggi sorge il “Gigante di Monterosso”: una scultura in cemento armato e ferro raffigurante Nettuno, realizzata nel 1910 dallo scultore Arrigo Minerbi per volere dei coniugi Pastine, monterossini tornati dall'Argentina dopo aver fatto fortuna. Anche Villa Pastine, costruita tra il 1906 e il 1910, è stata bombardata durante la seconda guerra mondiale e ne rimane solo una torre.
I limoni
“Qui delle divertite passioni
per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed è l'odore dei limoni.”
Eugenio Montale, "I limoni"
Lungo la Valle del Morione a Monterosso si incontrano imponenti muri in arenaria che racchiudono antichi orti di limoni.
Proprio qui sembrano riecheggiare i versi di Montale: "viuzze che seguono i ciglioni/ discendono tra i ciuffi delle canne/ e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni...”. Su quei sentieri il giallo e il profumo dei limoni è davvero un messaggio di pace.
Punta Mesco
“Vedo il sentiero che percorsi un giorno come un cane inquieto; lambe il fiotto, s’inerpica tra i massi e rado strame a tratti lo scancella. E tutto è uguale.
Nella ghiaia bagnata s’arrovella un’eco degli scrosci. Umido brilla il sole sulle membra affaticate dei curvi spaccapietre che martellano.”
Eugenio Montale, “Punta del Mesco”
Meta delle passeggiate giovanili di Montale, il sentiero n. SVA 591 che da Colle di Gritta conduce alla vetta del Promontorio fino all’Eremo San Antonio è estremamente panoramico con fioriture di orchidee, corbezzoli, cisti, e altre essenze. Raggiunto “il Mesco” da un lato si scorge l'infilata sulle Cinque Terre dall'altro Levanto. Questa poesia racconta anche la storia della dura vita dei cavatori di arenaria poi utilizzata anche Genova.
Villa delle due Palme
“La casa delle mie estati lontane,
t'era accanto, lo sai,
là nel paese dove il sole cuoce
e annuvolano l'aria le zanzare”
Eugenio Montale, “Antico, sono ubriacato dalla voce”
La casa in cui Eugenio Montale trascorse l’infanzia, è sulle prime pendici del Mesco, nella parte occidentale di Monterosso, una villa estiva, costruita in stile liberty nel 1880, detta Villa delle Due Palme o chiamata dal poeta stesso, la Pagoda Giallognola.
Il cimitero di Monterosso
“Poiché la via percorsa, se mi volgo, è più lunga
del sentiero da capre che mi porta
dove ci scioglieremo come cera,
ed i giunchi fioriti non leniscono il cuore
ma le vermene, il sangue dei cimiteri,
eccoti fuor dal buio
che ti teneva, padre, erto ai barbagli,
senza scialle e berretto, al sordo fremito
che annunciava nell'alba
chiatte di minatori dal gran carico
semisommerse, nere sull'onde alte.”
Eugenio Montale, “Voce giunta con le folaghe”
Il poeta immagina di salire al cimitero di Monterosso, dove è sepolto il padre, accompagnato da Clizia, che rappresenta un angelo messaggero. Il cimitero, a Monterosso come spesso accade in Liguria, è situato in una posizione panoramicissima, di fronte al mare: così i liguri leniscono il dolore della morte e l’eterno riposo dei loro cari.
Le scalinate genovesi
"Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.”
Eugenio Montale, Ho sceso, dandoti il braccio…
Questa poesia, dedicata alla moglie Drusilla Tanzi, è un doloroso e affettuoso commiato alla compagna, soprannominata “mosca” per la miopia che la costringeva a indossare occhiali dalle lenti molto spesse. Leggendola vengono in mente le numerose scalinate genovesi che Montale sicuramente ha frequentato, come via Palestro, una delle più scenografiche.