Genova e Spianata Castelletto: una veduta sulla poesia di Genova
“Quando mi sarò deciso di andarci, in paradiso ci andrò con l’ascensore di Castelletto” scriveva il poeta Giorgio Caproni.
Perditi tra i vicoli della vecchia Genova cantati da De Andrè, descritti da Dickens, Paul Valery e dagli altri scrittori che nel corso dei secoli hanno tentato di cogliere l’anima della città. Lasciati andare tra le ricchezze dei palazzi dei Rolli riconosciuti dall’UNESCO come patrimonio dell’Umanità. Infine sali, da Piazza Portello, sull’ascensore di Castelletto, e da lì si arriva in cielo, sulle parole di Giorgio Caproni.
Esci dall’ascensore e Genova si trova proprio lì, davanti ai tuoi occhi, così complicata nel suo groviglio di strade e di sali e scendi, mai banale: all’orizzonte il porto con le sue gru e le sue navi, sfondo ideale per i tetti d’ardesia della città vecchia, come “un mare in burrasca pietrificato” come scrive un altro grande poeta ligure del Novecento, Camillo Sbarbaro.
Spianata, come la chiamano i genovesi, si configura come il palcoscenico più romantico per le coppie di giovani innamorati: lì anche le coppiette genovesi vanno a scambiarsi baci appassionati alla luce del tramonto, ad ascoltare romantiche canzoni, abbracciarsi e sognare ad occhi aperti con lo sguardo rivolto verso l’azzurro del mare.
Da Spianata Castelletto, la Genova dei vicoli, città misteriosa ed inestricabile appare più comprensibile e la sua bellezza diventa più chiara. Il panorama spazia da Levante a Ponente e puoi quasi toccare con un dito la Lanterna, il simbolo della città, mentre le ville di Albaro si illuminano di rosa al tramonto. Laggiù a sinistra c’è Boccadasse, antico borgo marinaro in piena città. Si intravede appena e pare chiamarti ad una pausa dalla frenesia e ad una visita con i suoi romantici ristoranti sulla famosa spiaggetta di sassi.