Genova

Genova

La città di Cristoforo Colombo, della Repubblica Marinara potente e ricca del ’500/’600, amata dai pittori fiamminghi nel Rinascimento e patria di cantautori e poeti contemporanei, è un luogo magico e ancora autentico. Elegante, verticale, multiculturale, gustosa, storica, artistica … Genova ha tantissime anime e queste si intrecciano tra di loro così come i vicoli (in dialetto caruggi) del grande centro storico. Puoi partire dai palazzi dei Rolli, patrimonio UNESCO e arrivare all’Acquario, al Porto Antico e ai Musei di Strada Nuova. Visitare le mostre e conoscere le carceri medievali di Palazzo Ducale, perderti nei parchi e nell’antico borgo di pescatori di Boccadasse. Puoi partecipare ai grandi eventi come il Salone Nautico e visitare la città dal mare, in battello, fino alla passeggiata mare di Pegli o fino alle Cinque Terre. Puoi scoprire le botteghe storiche e uno shopping ricercato. Salire e scendere dalle colline al mare con il trenino di Casella, con ascensori, funicolari, cremagliere, fino a Castelletto, uno dei più famosi belvedere mozzafiato. I sapori sinceri e forti del pesto, delle ricette locali e del pesce fresco coroneranno una vacanza Superba, appunto, termine che fu usato per definire la Repubblica Marinara.

IAT: Via Pionieri e Aviatori d’Italia, Aeroporto Piano Arrivi, 16154 Genova
IAT: Via Garibaldi, 12r, 16124 Genova
IAT: Ponte Spinola, 16128 Genova

Telefono:0105572903
Email:info@visitgenoa.it

Via Garibaldi, la strada più ricca
A spasso nella via Aurea, cuore rinascimentale della città, tra palazzi bellissimi e opere d’arte

250 metri di pura bellezza. Via Garibaldi, un tempo Strada Nuova, conosciuta in Europa sin dal Seicento grazie ai disegni di Rubens, chiamata la Rue des Rois da Madame de Staël per gli imponenti edifici, nel 2006 è stata inserita tra il “Patrimonio dell’Umanità” dall’UNESCO, con i Palazzi dei Rolli. Qui, nel Cinquecento, le ricche famiglie genovesi, i “banchieri d’Europa”, scelsero di edificare il proprio quartiere di rappresentanza. Qui si trova anche palazzo Tursi, sede del Municipio, da vedere anche perché custodisce il celebre violino di Paganini. 

Tra banche e musei
Visita i Musei di Palazzo Bianco e Palazzo Rosso, dove, tra affreschi e mobili antichi, troverai dipinti di Rubens, Van Dyck, Guercino e tanti altri pittori. Passeggiando, potrai contemplare la facciata color lavanda di Palazzo Nicolosio Lomellino o scoprire, dove ora c’è una banca, le gesta eroiche degli Spinola, ritratti come antichi romani. Salendo lo scalone di palazzo Nicolò Grimaldi detto il Monarca (ora sede del Comune), capirai Genova: una città dove gli architetti, visti gli spazi limitati a disposizione, hanno saputo inventare soluzioni uniche e creare delle vere e proprie scenografie.

L’antica “Red Street” di Genova
Prima del Cinquecento la via, stretta tra la collina di Montalbano e l’intrico del centro storico, aveva ben altra funzione. Questa era il postribolo, la via delle case chiuse, dove, fin dal Medioevo, marinai e uomini di ogni tipo potevano usufruire, dietro corrispettivo, dei … “servizi della casa” e il tutto assolutamente in regola, considerato che le prostitute pagavano regolarmente le tasse, i cui proventi andavano a beneficio delle opere portuali.

Una Cattedrale e il vero Santo della città

San Lorenzo ti svelerà i suoi tesori, come il Sacro Catino che per la leggenda è il Sacro Graal

Benché la Cattedrale di Genova sia intitolata a San Lorenzo, il Santo più amato dai Genovesi è un altro: San Giovanni Battista, cui è dedicata una monumentale cappella in cui lavorarono, tra Quattro e Cinquecento, illustri scultori quali i Gagini, i Della Porta, Matteo Civitali e il Sansovino. E in cui sono custodite le ceneri del Battista stesso.

Gotico o romanico?
La Cattedrale, sorta all’interno delle mura del IX secolo per poterla meglio difendere dalle incursioni saracene, ebbe vita travagliata. La forte impronta romanica, nel corso dei secoli, lasciò il posto al più raffinato gotico, più consono alla crescente potenza della Superba, evidente in facciata, con i marmi policromi, le fasce bianche e nere e il portale che ricorda quello di Chartres. L’interno, maestoso, con i suoi molteplici stili, culmina con il catino absidale barocco, un trionfo di stucchi dorati. Il tetto fu devastato da una bomba inesplosa nel 1941, che miracolosamente risparmiò le mura portanti ed è ancora visibile all’interno.

Il museo del tesoro e il chiostro dei Canonici
La cattedrale ti svelerà i suoi tesori, come il Sacro Catino, la bellissima Croce degli Zaccaria e altre preziosissime opere d’arte, custodite nel Museo del Tesoro di S. Lorenzo. Accanto alla cattedrale troverai un luogo intimo e sorprendente: il chiostro medievale in cui vivevano i Canonici della cattedrale, ora sede del Museo Diocesano. Colonnine binate e pareti affrescate sono la cornice di tombe monumentali, dipinti e opere provenienti dalle chiese genovesi dal valore inestimabile, tra cui i cinquecenteschi e spettacolari Teli della Passione. Una curiosità: il tessuto dei teli è un robusto blu di Genova, ovvero “Blu de Genes”, che ha dato origine ai moderni jeans, nati quindi proprio … a Genova.

Nel parco tra sogno e realtà
A Pegli uno dei parchi più belli d’Italia: il parco di Villa Durazzo Pallavicini

Nel Ponente cittadino, fuori dal centro città, nella elegante Pegli, scelta nell’Ottocento come meta estiva di nobili, borghesi e intellettuali di tutta Europa, si trova un autentico capolavoro: il parco di Villa Durazzo Pallavicini, progettato nel 1840 dallo scenografo del Teatro Carlo Felice, Michele Canzio, per volere di Ignazio Pallavicini, nipote della famosa botanica Clelia Durazzo. Il parco che circonda la villa, oggi sede del museo archeologico, era pensato come un percorso esoterico-massonico a tema in tre atti, destinato a stupire il visitatore, scena dopo scena.

Discesa agli inferi e poi il Paradiso
Comincerai con il mondo classico della deliziosa “Coffee House” e supererai l’Arco di Trionfo che ti immetterà in una dimensione campestre. Il percorso ti porterà al castello con finte rovine, il Capitano, gli eroi: è la Storia, centro del secondo atto. Infine, la purificazione. Dal buio degli inferi, nella grotta, arriverai in un autentico Paradiso: un laghetto con il tempio di Diana, il tempietto di Flora con i suoi specchi che rimandano all’infinito, la pagoda, l’obelisco. Il Parco non era solo filosofico, ma era anche destinato al divertimento: i giochi d’acqua, infatti, la giostra con i cavalli e la ruota panoramica in ferro erano e rimangono una meraviglia d’altri tempi dove si può tornare bambini.

Il tempo delle camelie
Se il Parco di Villa Durazzo Pallavicino è un teatro a cielo aperto, allora le camelie si possono considerare le vere star. Fioriscono e appassiscono da un secolo e mezzo, suscitando da sempre la fantasia dei poeti, le dolci parole degli innamorati che passeggiano lungo i viali e l’ammirazione di chi visita il parco.

Tutto casa e bottega

Più di 40 botteghe storiche ricche di fascino, vero patrimonio d’arte e di lavoro.

C’è un patrimonio nel cuore antico di Genova che non può essere racchiuso in un museo. E’ un patrimonio fatto di tradizioni, famiglie, saperi e sapori antichi: sono le “Botteghe storiche” di Genova, che possono vantare almeno 50 anni di attività, anche se alcune di esse risalgono al Sei-Settecento! Entra in questi luoghi dove il tempo sembra essersi fermato. Essi saranno in grado di appagare i tuoi sensi: assapora dolci, vini, spezie, ammira gli arredi in legno massiccio, i banconi, le bilance. Botteghe vive, dove protrai acquistare il meglio di Genova.

Una bottega per ogni necessità
Vuoi ricoprire il divano con un prodotto di classe? I mezzeri di Rivara sono ciò che fa per te. Vuoi sapere se un uovo è fresco? Lo specchiauovo della polleria Aresu ti saprà illuminare. Una cravatta da regalare a papà? Finollo o Pescetto, non c’è che l’imbarazzo della scelta. Per non parlare della sopraffina arte dolciaria: Romanengo e i suoi canditi, Viganotti e la cioccolata. Oppure Cavo, Mangini, il Caffè degli Specchi e tanti altri nomi, per un caffè che parli di fascino ed eleganza.

Tra barbieri Liberty e farmacisti d’epoca

C’è anche un tesoro del FAI da scoprire, l’antica barberia Giacalone, gioiello del Novecento con arredi originali: mattonelle bianche, vetrate policrome, specchi. E’ il trionfo del Liberty. Al di fuori dal centro storico, ecco la bottega più antica, l’Antica Farmacia S. Anna, che puoi raggiungere in funicolare. Qui, dal Seicento, in vetrine in noce, in ampolle e vasi da farmacia, i Frati Carmelitani custodiscono i segreti delle erbe e, ancora oggi, ti curano con antichi rimedi, nel pieno rispetto della natura.

Santa Maria di Castello

La collina dove nacque la Superba.

2500 anni portati benissimo. Gli archeologi ci parlano del VI secolo a.C., di etruschi, greci, fenici legati al cosmopolita insediamento della collina di Castello, al di sopra dell’insenatura naturale dell’attuale Porto Antico che ha sempre protetto uomini e navi. Leggenda vuole però che sia stata una divinità, Giano bifronte, a fondare “Janua” in Piazza Sarzano, su questa collina.

Molto più di una semplice chiesa
Poco distante dalla piazza sorge un complesso unico, la Chiesa di S. Maria di Castello, un antichissimo santuario mariano in stile romanico che fu anche “cattedrale estiva”. Varcata la soglia ti sembrerà di entrare in un’altra dimensione, come un museo ricco di opere, dal ‘400 di Giusto da Ravensburg (affresco dell’Annunciazione) e del Mazone al Sei e Settecento di Lomi, Ansaldo, De Ferrari, Piola e tanti altri che adornano gli altari concessi alle ricche famiglie genovesi. Ti potrà incuriosire il Cristo moro, con la croce a forma di Y, che un tempo aveva barba vera e capelli, aggiunti in epoca barocca. Quando restaurarono l’opera, rasando il capo del Cristo, i fedeli non lo riconobbero più, così si dovette realizzare una copia … con barba e capelli.

I chiostri senza tempo e il museo
I Domenicani nel ‘400 fecero costruire tre chiostri bellissimi e trasformarono S. Maria di Castello in un polo di eccellenza della cultura, frequentato da scrittori e studiosi, testimoniato dai bellissimi corali miniati e dai manoscritti esposti nel museo e dai dipinti. Non perderti la strepitosa “Pala di Ognissanti” di Ludovico Brea dove, tra più di 200 santi e fedeli, un solo sguardo è rivolto allo spettatore: quello affascinante ed enigmatico della bellissima Tommasina Spinola.

La Lanterna

Il faro simbolo di Genova e luogo dal panorama unico sul Mediterraneo, la visita al faro e al museo

La Lanterna di Genova, uno dei monumenti più visitati e simbolo della città, è anche uno spettacolare punto d’osservazione. All’interno è custodito un museo che, lungo le sale “dei fucilieri” e la galleria, racconta con i suoi filmati multimediali la storia di Genova, della Lanterna e del lavoro marittimo e portuale. Troverai anche le sale dei cannoni dove sono esposte strumentazioni della Marina e parti di fari storici. Dal promontorio che sorgeva nel cuore del porto di Genova (sbancato per unire i comuni di Genova e di Sampierdarena negli anni 1930 circa) e dalla Lanterna stessa, la vista che si può godere è unica e indimenticabile.

Un faro da record
La Lanterna, con i suoi 77 metri di altezza, è il faro più alto del Mediterraneo, secondo in Europa. L’attuale costruzione risale al 1543, ma già 300 anni prima esisteva una torre di guardia. Oggi si può visitare partendo dal Porto Antico, camminando lungo la passeggiata sulle banchine del porto commerciale per raggiungere l’open air museum nel parco e il suggestivo museo all’interno e finire alla terrazza panoramica ad ammirare tutta la città dall’alto.

Viaggio nella Genova di Colombo
Se la Lanterna è il simbolo della città, Cristoforo Colombo è il personaggio più famoso della storia genovese. L’uomo che nel 1492 scoprì l’America. I turisti hanno la possibilità di seguire un percorso colombiano che parte dalla Casa di Colombo, a due passi da piazza Dante. Una foto è d’obbligo, così come la visita al chiostro di Sant’Andrea, adiacente alla Casa. A pochi passi sorgono le torri di Porta Soprana, da cui partono le antiche mura oggi percorribili a piedi. Non lontano ecco il museo di Sant’Agostino. L’ultima tappa è certamente una visita alla Lanterna.


Nervi tra parchi e arte
Ai confini della città, dove musei ricchi d’arte sono inseriti tra un Roseto bellissimo e panorami unici

Non è certamente un caso se le teste coronate di corti imperiali e reali, nell’Ottocento, venivano a svernare qui. Nervi, all’epoca comune autonomo, è un angolo di paradiso, per il clima mite e per l’unicità urbanistica, caratterizzata da grandi parchi e ville antiche che formano l’insieme dei Parchi di Nervi - sede delle due ultime edizioni di Euroflora. Qui troverai il polo dei Musei di Nervi: Galleria d’Arte Moderna , Raccolte Frugone, Museo Luxoro e la Wolfsoniana.

Visita alla Gam
La GAM può vantare la selezione pubblica più ricca per la pittura en-plein-air della Scuola dei Grigi, con opere di Tammar Luxoro, Alfredo D’Andrade ed Ernesto Rayper; una delle selezioni più ampie dell’opera divisionista di Rubaldo Merello; due celebri e imponenti tele di Plinio Nomellini; opere di Giulio Monteverde e di Arturo Martini con la struggente terracotta, a grandezza naturale, La Convalescente.

Profumo di Rose
Il giallo delle "Doragold", il bianco striato di rosa delle "Reucar" o il rosso vivo delle "Rebell". Colori e profumi si confondono nel Roseto di Villa Grimaldi, nel cuore verde di Genova Nervi. Passeggiando con curiosità tra i vialetti del roseto leggerai i nomi esotici delle magnifiche rose, curate amorevolmente dai giardinieri genovesi che hanno ereditato i fiori dai proprietari-partecipanti.

Bellezza oltre i cancelli
Nervi non è solo parchi, ville e musei. Potrai camminare nel più romantico lungomare della Liguria: la passeggiata Anita Garibaldi, a picco sul mare. E poi troverai ristorantini, locali scintillanti e tanta bellezza al porticciolo, luogo d’incanto recentemente risistemato.

Fast food” alla genovese

Farinata e focaccia, un binomio di successo per i golosi in cerca di sapori forti e semplici

Calda e fumante, la farinata è uno dei simboli gastronomici di Genova. Piatto povero per tradizione, la farinata si può definire il “fast food” regionale: veloce da preparare (la cottura nei forni a legna è di sette minuti circa), permette un pasto quasi completo a un prezzo basso. Questo storico alimento è stato inventato secoli fa nelle “sciamadde” – così si chiamano le botteghe con forno, del centro storico di Genova. Di certo a Genova è sempre stata così come oggi: preparata con la farina di ceci, rigorosamente cotta in forno a legna, in una teglia rotonda di rame stagnato, a temperature altissime (circa 350 gradi).

Chi ha inventato la farinata?
Da alcune fonti storiche risulta che un decreto per la vendita della “scripilita”, così era chiamata all’epoca, fu emanato nel 1400. Di certo si deve a un buongustaio ligure del '700 la composizione di un vero e proprio inno della farinata (custodito nell'archivio comunale).

Fornaio che vai, focaccia che trovi
Niente strutto o sansa, ma solo olio extravergine d’oliva con una lunga preparazione. Sono gli ingredienti della vera “fugassa” di Genova, il cibo ligure più famoso che ha origini e tradizioni antiche. A Genova troverai una striscia di focaccia in ogni forno, panificio e naturalmente bar. Da non perdere le versioni con la cipolla, le olive, il rosmarino e anche il sesamo. In città sarai letteralmente circondato dalla focaccia, perché la focaccia accompagna tanti momenti della giornata e i Genovesi hanno un’abitudine consolidata: la gustano con il cappuccino o con il caffè al posto della brioche. Vale anche la versione più strong: focaccia e vino bianco.

Porto Antico, terzo millennio
Tra passato e presente, dove l’Acquario si specchia nel mare tra i moli medievali


È un mondo magico e affascinante quello che potrai scoprire visitando l’Acquario di Genova. Un mondo in cui le star sono delfini, squali, meduse fluorescenti, pinguini e altri 12.000 animali di tutto il mondo. Una visita per chi passa da Genova è d’obbligo e nessun bambino o adulto può resistere al suo fascino. L’Acquario è anche uno spazio che s’inserisce appieno nella riqualificazione del Porto Antico, avvenuta in occasione delle celebrazioni Colombiane del 1992. Un’area che rappresenta allo stesso tempo il passato e il presente di questa città: architetture medievali e rinascimentali si alternano, quasi si fanno largo, tra i Magazzini del Cotone, il Bigo, le antichi magazzini e antiche gru, i resti della ferrovia portuale e appunto l’Acquario. 

La firma dell’archistar 
Su progetto di Renzo Piano, nel ’92, le aree dell’antico porto (un tempo recintato da un’enorme cancellata ancora oggi visibile) sono state recuperate e “ricucite” alla città e al centro storico. Oggi sono spazi riconvertiti che accolgono Università, musei, cinema, negozi, uffici, l’Acquario, la via del Mare, il Bigo e la Nave Italia. Nell’area di ponte Embriaco sorge la piazza delle Feste, che d’estate ospita manifestazioni e spettacoli. Vale la pena percorrere i moli e gli antichi ormeggi, oggi diventati una fantastica passeggiata sul mare. Segui l’itinerario fino all’isola delle Chiatte, in mezzo al mare, dove potrai vedere Genova e il suo mare da un angolo visuale unico. 

 Il Porto del passato 
Uno degli itinerari nell’area storica e antica parte dalla chiesa di San Marco. Non lontano si trova Porta Siberia, l’ingresso del molo, capolavoro di architettura medievale. La parte interna fortificata è caratterizzata da un monumentale portico a tre fornici. Il tratto della cinta difensiva a mare, dette Mura di Malapaga, titolo del famoso film in cui Jean Gabin si aggirava fra i vicoli di Genova nel dopoguerra.

Via del Campo e dintorni

Genova è la città dei cantautori: Tenco, Paoli, Fossati, Lauzi, Bindi e naturalmente Fabrizio De Andrè

“Tutte le volte che ti ci trovi fuori ti rendi conto che è una città soprattutto da rimpiangere”, così una volta Fabrizio de André ha raccontato il suo rapporto con Genova. E sicuramente questa città, per la sua storia, la sua conformazione, il melting pot etnico e religioso che si respira ad ogni angolo, ha sempre ispirato poeti e scrittori e, dagli anni Sessanta in poi, i cantautori. Sono tanti i luoghi della città dove si respira l’atmosfera dei cantautori, ma certamente un indirizzo che non può mancare è lo spazio Via del Campo 29 Rosso, dove c’è un piccolo ma significativo spazio espositivo.

Creuze e soffitte
Luoghi evocativi sono le creuze di mare e i caruggi della città vecchia cantata da Fabrizio De André, la soffitta sul mare di Boccadasse di Gino Paoli, senza dimenticare che, come canta Ivano Fossati, “chi guarda Genova sappia che Genova si vede solo dal mare”. Anche un piemontese innamorato di Genova come Paolo Conte mette in versi la città, così come Lauzi con “Onda su Onda”. Poi ricordiamo Bindi che amava Bogliasco e Tenco, anche lui alessandrino diventato genovese. Luoghi indimenticabili ed evocativi sono le panchine di via Cecchi, su cui oggi sono scritti i nomi dei cantautori; ma anche le sciamadde di Caricamento e il porto.

Il poeta dei caruggi
Paul Valery, poeta francese nato a Parigi nel 1870 e morto nel 1945, amò il centro storico e anticipò di mezzo secolo i cantautori. A Genova dedicò versi bellissimi come questo: “odori concentrati, odori ghiacciati, droghe, formaggi, caffè tostato, delizioso cacao finemente bruciato dalla fragranza amara…Verso l’alto i vicoli si arrampicano si ornano di nastri di mattoni e ciotoli”.

I Palazzi dei Rolli

Dal 2006, le “strade nuove” e gli edifici nobiliari fanno parte del Patrimonio Mondiale UNESCO

Genova è stata capitale europea nella finanza, nella politica e nella cultura. Tanto che gli storiografi definirono il periodo che va dal 1528 (anno in cui si insediò Andrea Doria) all’inizio del Seicento come “Il secolo dei Genovesi”. In quell’epoca, la città fu protagonista di una stagione splendida e ricca. Genova non aveva un monarca, ma un doge eletto dall’oligarchia che governava la Repubblica. Di quella stagione aurea restano soprattutto i grandi edifici nobiliari, che furono chiamati i “Palazzi dei Rolli”: di epoca tardo-rinascimentale e barocca, erano ordinati in liste ufficiali – chiamate “Rolli” – e quindi ‘adeguati’ ad ospitare i più importanti esponenti delle visite di Stato. Questo spazio urbano con 42 Palazzi fa oggi parte del sistema dei Rolli, patrimonio UNESCO dal 2006.

Le Strade Nuove
I Palazzi più imponenti si trovano sull’asse che va da piazza Fontane Marose a via Balbi, passando per via Garibaldi – che è la strada più bella da visitare – e via Cairoli. La maggior parte degli edifici sono in sequenza atrio-cortile-scalone-giardino e ricchi di decorazioni interne. Esprimono una singola identità sociale ed economica che inaugura l'architettura urbana di età moderna in Europa.

I Rolli Days
Alcuni dei palazzi sono visitabili tutto l’anno perché edifici pubblici o sede di Gallerie Nazionali o Musei, come Tobia Pallavicino (Camera di Commercio), Nicolosio Lomellini, Tursi (Comune di Genova), Palazzo Bianco, Palazzo Rosso, Palazzo della Meridiana, Palazzo Reale, Palazzo Spinola di Pellicceria. Altri aprono un paio di volte all’anno nel corso dei Rolli Days, che si svolgono nelle prime giornate di maggio e a inizio ottobre.

Genova, città verticale

Salite e discese, spianate panoramiche, ascensori, cremagliere, funicolari e tanta poesia

Indimenticabili sono i versi che il poeta Giorgio Caproni dedicò all’ascensore di Castelletto “Genova d’ascensore, patema, stretta al cuore” - “Quando andrò in paradiso…ci andrò con l’ascensore di Castelletto”. E di sicuro quello che colpisce oggi il viaggiatore, come nell’Ottocento, è la verticalità di Genova, città che ha rubato spazi alla collina per secoli, offrendo in cambio luoghi fantastici come la spianata di Castelletto, raggiungibile appunto con i due ascensori che partono alle spalle di via Garibaldi. Un consiglio? Sali all’ora del tramonto per godere di un panorama mozzafiato.

La funicolare
Questo legame tutto in salita trova la sua enfasi con la funicolare Zecca Righi, che parte da Largo Zecca (alla fine di via Cairoli, prosecuzione di via Garibaldi). La funicolare si inerpica prima in una galleria e poi tra le case, fino alla stazione finale del Righi, sulla collina genovese, dove partono i sentieri che portano agli antichi Forti della città e dove il panorama è unico. Merita una citazione la stazione della Madonnetta, che si apre sull'omonimo Santuario dove è custodito il famoso presepe firmato dal maestro Anton Maria Maragliano.

La cremagliera e l’ascensore
Se ti fai prendere dalla frenesia di questo continuo saliscendi, allora goditi anche la risalita con la funicolare che da piazza Portello porta non lontano dalla chiesetta di Sant’Anna e dalla Antica Farmacia di Sant’Anna (gestita dai Frati Carmelitani Scalzi e rimasta uguale alla sua fondazione nel 1700). Altri mezzi di trasporto storici, verticali e unici nella tecnologia antica sono la cremagliera di Granarolo, che parte vicino alla Stazione Principe e l’ascensore/cremagliera di Montegalletto, che da Via Balbi conduce al Castello d’Albertis con i suoi bei giardini panoramici e il Museo Etnico.

Il Museo del Mare

Lo spazio espositivo che si trova nell’antica Darsena, cuore del porto, è un luogo da vedere e visitare

Nelle grandi sale sono ricostruite navi e ambienti della marineria che ci riportano indietro nel tempo con gli uomini, le storie e gli oggetti della vita quotidiana di bordo. In oltre 6000 mq di superficie è illustrata l’evoluzione marinara del porto e della città. Nell’edificio, il più antico sopravvissuto tra quelli che componevano l’antico Arsenale delle Galee, è stata ricostruita una galea genovese del Seicento, lunga 42 metri e alta a poppa 9 metri, frutto di una ricerca storica durata tre anni. Dopo tanta bellezza - e dopo un viaggio interattivo sui piroscafi che portavano i migranti nelle Americhe - goditi la terrazza Mirador all’ultimo piano del Museo, parallelepipedo in cristallo progettato dall’architetto Guillermo Vazquez Consuegra: avrai una vista della città e del Porto di Genova a 360 gradi.

Il volto di Colombo
Dalle sale dedicate a Cristoforo Colombo si passa a esplorare gli ambienti dell’Arsenale, visitare l’armeria della Darsena, assistere all’arrivo dei carichi di argento dalle Americhe a bordo delle galee. Vale la pena soffermarsi sul ritratto di Cristoforo colombo più famoso al mondo: quello attribuito a Ridolfo, figlio di Domenico Bigordi, detto il Ghirlandaio (1483-1561) costituisce l’immagine che con il tempo si è affermata come il “volto” del Navigatore”.

Tra Andrea Doria e il sommergibile
Termina il percorso la mostra permanente sull’Andrea Doria, la nave più bella del mondo, oltre che la più famosa e sfortunata. Una volta usciti dal grande padiglione ecco la sorpresa finale: la visita al Nazario Sauro, un sommergibile-museo, visitabile nella darsena antistante il Galata, dove è possibile “immergersi” nell’affascinante ambiente dei sottomarini.

Chiesa del Gesù e chiesa di San Donato

Due chiese, due quadri, due capolavori a confronto

Cosa hanno in comune la chiesa barocca “del Gesù” e la medievalissima chiesa di San Donato? Apparentemente nulla. Le separano secoli e stili. L’una, la chiesa dei Gesuiti, splendida, con affreschi, sfondati, volte che sembrano quinte teatrali, angeli che spuntano da tutte le parti, oro ovunque, esaltazione della Chiesa della Controriforma. L’altra, San Donato, nuda, semplice, pietra di promontorio e soffitto in legno a capriate, che ricorda una pieve adagiata su una mistica collina, avvolta dalla nebbiolina della Val d’Orcia. Eppure qualcosa le unisce: due pittori venuti dal grande Nord, fiamminghi.

L’adorazione dei Magi...
Mantelli ricamati con minuziosi dettagli, sfondo che ricorda lo sfumato leonardesco, in una cappelletta laterale della chiesa di San Donato è custodito un autentico tesoro: il preziosissimo trittico dell’Adorazione dei Magi di Joos Van Cleve del 1515. Dipinto per volere di Stefano Raggi, ritratto nel quadro con il suo Santo martire protettore, rappresenta i tre re in adorazione del Bambino.

….e la Circoncisione nella chiesa del Gesù
Circa duecento metri più in su, la chiesa del Gesù, edificio dalla facciata rigorosa e quasi spoglia. Entra e capirai i Genovesi, gente che poco ama l’esteriorità ma che riserva i suoi tesori a chi sa andare oltre l’apparenza. Avvicinati all’altare maggiore e contempla l’enorme tela della Circoncisione, capolavoro di Rubens del 1605: la luce mistica, la gloria degli angeli, lo sguardo della Madonna che distoglie lo sguardo dal Bambino sofferente per il rito ebraico, il Cielo e la Terra, i corpi carnosi, i colori intensi, il movimento, il pathos. È l’apoteosi del Barocco.

La città dello sport

Piscine a picco sul mare, il paradiso dei velisti, la voglia di trekking e MTB

Non è un caso se Genova è stata dichiarata Capitale Europea dello Sport per il 2024. Qui le attività si praticano a diversi livell, le occasioni non mancano e il territorio offre luoghi inediti in ogni stagione. Ci sono anche alcuni quartieri che sono cittadelle sportive e turistiche come Albaro Arena Village, a due passi dalla promenade di Corso Italia e dai campi da tennis più prestigiosi. Qui dominano un palazzetto dello sport con palestre e piscina coperta, oltre la grande vasca olimpionica bellissima. Tutto attorno una pista su cui si affacciano una ventina tra ristorantini, lounge bar, gelaterie, sushi bar. Insomma, sport e tempo libero.

Va’ dove ti porta il vento
Molto amato dai Genovesi è il mondo della vela. In città ha sede lo Yacht Club Italiano, il più antico e prestigioso d’Italia. Qui hanno iniziato ad andare a vela grandi campioni e, praticamente ogni fine settimana d’autunno e d’inverno, si svolge una regata. Sono tante le scuole dedicate. Così come i diving center: perché Genova è anche capitale della subacquea. Tra gli stabilimenti balneari più attrezzati, invece, è facile affittare un surf, un kite, un windsurf, un sup o una canoa.

Trekking e bike
Genova è anche una delle poche città che permette di fare trekking tra le montagne o pedalare in mountain bike senza lasciare i confini urbani e mantenendo una vista mare mozzafiato. Basta prendere una funicolare, un ascensore o un mezzo pubblico per ritrovarsi sulle alture, dove è a disposizione una fitta rete di sentieri per tutti i gusti. Da segnalare anche la partenza da Genova Quinto del sentiero colombiano, che attraversa l’Appennino per portarvi a Terrarossa di Moconesi, luogo di provenienza della famiglia di Cristoforo Colombo.

Palazzo Ducale

Da centro di potere a centro di cultura

Tornato al suo antico splendore da poco più di 30 anni, carico di secoli e di storia, Palazzo Ducale è il “Palazzo” per antonomasia, oggi simbolo culturale della città, sede delle mostre più importanti di Genova, di convegni, eventi, ma anche meta di genovesi e turisti in cerca di locali trendy per un aperitivo. Ducale, da “dogale”, viene dal primo Doge di Genova, Simon Boccanegra, che dal 1339 fece del palazzo il centro di potere della Repubblica di Genova. Qui i Dogi e il Senato disponevano governo e strategie della Superba.

Tanti dogi, una sola Regina
Lo splendore del Palazzo è legato a due architetti. Al Vannone il compito di realizzare un progetto grandioso nel Cinquecento: il Salone del Maggior Consiglio, gli scaloni, l’atrio, i porticati. Poi, dopo l’incendio del 1777, toccò a Simone Cantoni riprenderne i fasti, con l’attuale candida facciata, tutta neoclassica. E quegli imbronciati signori in catene sul cornicione in alto? I popoli sottomessi dai Genovesi! Tutto parlava di magnificenza in questa che era una vera e propria fortezza, chiusa da un’altra ala, la “cortina”, poi abbattuta. Ma il gioiello resta la deliziosa Cappella Dogale dedicata alla Vergine, con il titolo di Regina di Genova.

Dei delitti e delle pene. La torre e i suoi segreti
Della parte più antica fa parte la torre Grimaldina, che fu trasformata in prigione. Lì scoprirai le storie dei suoi prigionieri: Dragut, feroce pirata, il Vachero, traditore della Patria, il pittore Mulier detto il Tempesta, accusato dell'omicidio della moglie, che dipingeva anche in cella e infine, ultimo ma non ultimo, il più famoso, non bello, ma affascinante, un vero “dongiovanni”, Nicolò Paganini, arrestato… per aver sedotto una minorenne.

Il profumo di Genova

Il pesto fatto con basilico genovese D.O.P è la colonna olfattiva della città. Ma anche un’ottima scusa per sedersi al ristorante

Con le trofie, i corzetti, i mandilli de saea, le trenette, i testaroli e fortunatamente anche nel minestrone, il pesto è tornato di moda anche nei menu. Cambiano i tipi di pasta fresca, ma quello che resta sempre è sua maestà il pesto. Perché quando ci si ferma in qualche trattoria o ristorante a Genova, potete star sicuri che tra le proposte alla carta un primo piatto a base di pesto lo troverete sempre. Fatto con il basilico genovese D.O.P, che “cresce nella tegghia e profuma le tue case”, come scriveva Camillo Sbarbaro nella sua poesia rivolta alla Liguria.

Da Prà al mercato
Nei dintorni di Genova la madrepatria incontrastata del basilico è sicuramente Prà, le cui colline a pochi metri dal mare hanno un clima ideale per sua crescita. Da Prà discende la definizione “genovese” del basilico. Se volete scoprire questa prelibatezza prima che diventi pesto, fate due passi al Mercato Orientale di via XX Settembre, nella city genovese, con i suoi banchi colorati e profumati. Oppure percorrete via Canneto il Lungo, nel centro storico, strada piena di negozi di frutta, verdura e appunto basilico.

Nel mortaio
La fine naturale del basilico genovese D.O.P. è nel mortaio (rigorosamente di marmo con pestello di legno di pero). Così vuole la tradizione, sopravvissuta alla modernizzazione e agli elettrodomestici. I “tritatutto” sono indubbiamente una comodità e non sempre si ha il tempo e la voglia di pestare nel mortaio, ma il vero pesto si deve ancora fare con la forza delle braccia. La differenza, del resto, si sente al sapore. A Genova, ogni due anni, si svolge il Campionato Mondiale del Pesto: a Palazzo Ducale con concorrenti in arrivo da tutto il mondo.

Piazza San Matteo

Il quartiere medievale dei Doria, gioiello architettonico a due passi da Piazza De Ferrari

Prima del Cinquecento, quando gli aristocratici genovesi decisero di crearsi il loro quartiere di rappresentanza in Strada Nuova (ora Via Garibaldi), ogni famiglia nobile aveva una zona di influenza, nel centro storico, che cresceva attorno ai loro palazzi patrizi. San Matteo è l’esempio meglio conservato del quartiere della famiglia Doria, che fece la storia di Genova. I Doria riscuotevano le imposte, pertanto scelsero San Matteo (l’ex- pubblicano del Vangelo, riscossore delle tasse), come santo protettore.

L’Abbazia e la piazza
A San Matteo, Martino Doria dedicò la chiesa del 1125, poi riedificata in stile gotico con il tipico bianco e nero della facciata. Successivamente, Andrea Doria ordinò un restyling degli interni, con affreschi di Cambiaso e del Bergamasco e copia della Pietà di Michelangelo eseguita dal Montorsoli. E’ proprio in questa piazza che potrai capire l’evoluzione di Genova dal Medioevo al Rinascimento: i portici di palazzo Lamba Doria del Duecento, gli archi gotici ancora visibili del porticato chiuso nel Quattrocento per guadagnare spazio, i sovrapporta rinascimentali e il cinquecentesco palazzo di Andrea Doria.

Una famiglia di principi e assassini
L’imbattibile principe Andrea Doria, che favorendo l’alleanza con gli Spagnoli fece la fortuna di Genova, non volle mai abitare in centro, preferendo la sua reggia, costruita fuori dalle mura (Palazzo del Principe). Si dice inoltre che in San Matteo, da secoli, si aggiri talvolta lo spettro di Branca Doria, “cacciato” all’Inferno fra i traditori degli ospiti da Dante, per aver fatto uccidere il suocero. Tenterebbe di entrare in chiesa, dove una colonna reca una macabra macchia di sangue.

Nelle stanze della storia

Palazzo del Principe, antica dimora di Andrea Doria tre le opere di Perin del Vaga e un giardino lussureggiante

Il “Principe” che dà il nome al grandioso edificio a ponente di via Balbi e accanto alla stazione ferroviaria, è Andrea Doria, il più grande dei condottieri di Genova Repubblica Marinara. Originario di Oneglia, guidò la città nel Cinquecento, in quello che venne definito “El Siglo de Los Genoveses”. Un palazzo bellissimo, ancora di proprietà della famiglia Doria Pamphilj, ma aperto al pubblico. Tante le opere da vedere a cominciare dagli affreschi di Perin del Vaga, il grande fiorentino allievo di Raffaello, che fu il più importante artista alla corte di Andrea Doria.

Il Palazzo tra passato e futuro
Tra le tante scoperte dell’ultimo restauro è stata scoperta, sotto affreschi ottocenteschi, la decorazione “a grottesche” della volta dello scalone d’onore e poi capolavori come il ritratto di Andrea Doria eseguito da Sebastiano del Piombo, “Andrea Doria in veste di Nettuno” attribuito a Bronzino, “Il trionfo di Andrea Doria”, “La dama in veste rossa” attribuito al genovese Bernardo Castello. Una parte del ricchissimo patrimonio tessile dei Doria è tornato ad essere esposto in Palazzo del Principe: la celebre serie degli arazzi raffiguranti la Battaglia di Lepanto contro i Turchi

Un giardino immaginifico
Il giardino, inaugurato all’inizio del terzo millennio, rappresenta un enorme balcone sul mare di Genova. Possiamo immaginare Andrea Doria e la sua corte a passeggio per i vialetti, davanti alle bellissime fontane e vasche. Chissà quante decisioni importanti sono state prese tra i fiori e le aiuole, che un tempo lambivano il mare. Tra le fontane in marmo, in buona parte ancor oggi conservate, la più imponente è la “Fontana del Nettuno” scolpita da Taddeo Carlone nel 1599.

La grande muraglia genovese

Un’imponente opera di ingegneria difensiva oggi unisce un parco a due passi dalla città

Il sistema delle fortificazioni genovesi costruite ed ampliate nel periodo compreso tra il Cinquecento e la metà dell’Ottocento, nelle giornate limpide, si delinea sulla corona dei monti che circondano Genova, con il profilo continuo e frastagliato delle cinte murarie, delle torri e delle masse imponenti dei grandi forti solitari. La cinta muraria si sviluppa in un territorio tra i più suggestivi e sconosciuti della Liguria, collegando i forti tra loro.

Il Parco Urbano delle Mura
Protetto dalle mura e dai forti, sulle alture, si sviluppa un magnifico luogo di incontro fra la città e la natura. Il percorso classico inizia dal capolinea superiore della funicolare (Righi) e prosegue verso i Forti Castellaccio e Sperone, a 450 mt. di quota. Già da qui la vista si apre su tutta la città e la natura è sovrana. L’escursione può continuare verso l’ottocentesco Forte Begato, che domina la Val Polcevera; o verso l’interno, per raggiungere il piccolo Forte Puin ed il magnifico Forte Diamante, posto a 660 mt. di quota, il più alto ed isolato del Parco.

Lungo i binari sulla cresta dei monti
È un pezzo di storia delle ferrovie storiche ‘isolate’, per un percorso unico con binari che si inerpicano sulle colline con pendenze del 45 per mille, non molto diverse da quelle del celebre treno delle Ande Peruviane. Il trenino di Casella, collegato al sistema di forti, parte dal centro di Genova e arriva nel cuore dell'Appennino dopo aver percorso lo spartiacque di tre vallate: la Valbisagno, la Valpocevera e la Valle Scrivia. Un itinerario tra il verde e gli antichi paesi: romantico e unico, come i vagoni che ancora ricordano lo stile del 1929, anno di inaugurazione di questa ferrovia a scartamento ridotto.

Creuze de ma

Alla scoperta dei segreti di Boccadasse, il più romantico borgo marinaro

“C’era una volta una gatta…” scriveva e cantava, guardando il borgo di Boccadasse, Gino Paoli. E quella gatta c’è ancora: sulla spiaggetta, lungo il porticciolo a secco, dentro i gozzi antichi. Mille gatti sono il ricordo, gli occhi, il simbolo di questo meraviglioso angolo di Genova. Il luogo preferito dagli innamorati e dagli inguaribili romantici. Non a caso Livia, l’eterna fidanzata del commissario Salvo Montalbano – personaggio creato da Camilleri - nella finzione letteraria abita qui. Spesso chi arriva da queste parti per la classica foto ricordo, non sa che ogni “creuza de ma” – e la memoria va a Fabrizio De Andrè - ogni pietra ha qualcosa da dire. Oggi è un luogo ideale per trascorrere una serata in uno dei tanti localini che si affacciano sulla piccola insenatura. Ce n’è per tutti i gusti, dal gelato da passeggio al ristorante stellato.

Indenne attraverso la storia
Dopo le grandi trasformazioni urbanistiche di fine Ottocento e inizio Novecento, miracolosamente rimane intatto solo il borgo di Boccadasse. Un centro marinaro antichissimo e simbolo di una vita in simbiosi con il mare. Inerpicandosi per le stradine profumate di salmastro e lastricate di ciottoli e mattoni, su fino a Capo di Santa Chiara, non si può non pensare agli chansonnier, non solo genovesi, che da Boccadasse sono stati ispirati.

Castelli e chiese
Sul borgo svetta la mole compatta nel neo-medioevale castello Turcke del 1903, precoce opera genovese di Gino Coppedé. Si ritorna alla piccola spiaggia e si ritrovano i gozzi colorati dei pescatori. Poi la chiesa di sant’Antonio, amatissima dagli abitanti: al suo interno è conservata una cassa processionale di Maragliano e molti ex voto marinari, testimoni silenziosi del tempo che passa e della devozione popolare.

Rubens vs Van Dyck

Un derby fiammingo a Genova, città dove sono numerose le opere dei due maestri

L’allievo e il maestro, 22 anni di differenza, la stessa patria di origine, le Fiandre, e un destino comune: Genova, al tempo capitale finanziaria e commerciale d’Europa. Due grandi artisti che giocavano in casa in una sorta di derby artistico della Lanterna. Ma la scherzosa competizione è solo nei nostri occhi. I due artisti erano amici e spetta solo a noi scegliere quale stile ci piaccia maggiormente.

Il precursore del Barocco
Rubens, uno dei maestri della pittura barocca a livello mondiale, fa la sua comparsa a Genova nel 1604 e con la città fu amore a prima vista. Il suo stile inconfondibile, le donne floride, atmosfere conviviali, le forme e il colore dei suoi tessuti, che sembrano veri. Puoi trovare i suoi dipinti nei musei genovesi (da Venere e Marte al Ritratto equestre di Gio Carlo Doria) mentre due si trovano alla vista di tutti, nella Chiesa del Gesù: “La circoncisione”, pietra miliare per la nascita della scuola di pittura barocca a Genova e “I miracoli di Sant’Ignazio”.

Il bell’Antoon
Van Dyck, bello e già famoso, arriva a Genova e trova le porte spalancate in quanto allievo prediletto di Rubens e intuisce subito ciò che desiderano gli aristocratici genovesi: autocelebrarsi. I nobili che se lo contendono vengono ritratti nella loro grandeur: abiti sfarzosi, eleganza, perle, ricami d’oro, tutto doveva dire al mondo la ricchezza dei vari Spinola, Balbi, Brignole Sale che potrai ammirare nei musei di Strada Nuova. Van Dyck sapeva entrare nella psicologia di ognuno e rendere con pochi tratti gli sguardi, ora intelligenti, ora maliziosi, ora malinconici. E uno di questi sguardi (Paolina Adorno) evidentemente gli rapì il cuore, visto che la loro storia d’amore proibita fece scandalo all’epoca.

Palazzo Reale e via Balbi

La strada dell’Università e della Galleria Nazionale con Van Dyck, Tintoretto, Guercino, Luca Giordano

A due passi da Principe, la stazione di Genova dove si trova la grande statua di Cristoforo Colombo, parte via Balbi, che vale un’attenta passeggiata. Qui si trovano edifici che fanno parte dei Rolli di Genova, cioè la lista dei palazzi di proprietà delle famiglie nobili, oggi patrimonio UNESCO e sedi di tante facoltà dell’Università di Genova. Per questo è la via più giovane della città, almeno stando all’età media di chi la frequenta abitualmente. Lungo il cammino si trova palazzo Balbi Durazzo, per tutti Palazzo Reale, perché fu acquistato dai Savoia. È sede di una delle due Galleria Nazionali della città.

Capolavori e Galleria degli Specchi
Tra i dipinti esposti nelle sale si trovano opere dei migliori artisti genovesi del Seicento, insieme a capolavori di Anton Van Dyck, Tintoretto, Guercino, Luca Giordano, Ferdinand Voet. Bellissima e unica è la Galleria degli Specchi, per la quale vennero presi come modelli d’esempio le gallerie dei Palazzi Colonna e Doria Pamphilj a Roma e la Galerie de Glaces a Versailles: oggi è una meraviglia dell'architettura e l'ambiente più scenografico del palazzo, utilizzato già dagli antichi proprietari della residenza genovese come sede di banchetti di eccezione, in occasione della visita di sovrani e ambasciatori.

Lavatoi nella city
Originalità assoluta di Genova è mettere in mostra tante diversità urbanistiche, molto vicine tra loro. Capita così che in via Balbi, a metà circa del percorso e dopo un così sontuoso palazzo, si incroci una piazzetta su cui si affacciano antichi edifici dai colori accesi e dei truogoli. È la piazza dei Truogoli di Santa Brigida, luogo fuori dal tempo, in cui si trovano ancora gli antichi lavatoi (truogoli) dove andavano le lavandaie.

Palazzo Spinola di Pellicceria

Una dimora-museo nel cuore del centro storico

Ci sono quadri che valgono un viaggio. Ci sono emozioni da provare in silenzio, in adorazione davanti a un capolavoro, anche se piccolo. Ti succederà nel palazzo che gli Spinola nel 1958 donarono allo Stato, ora museo: Palazzo Spinola di Pellicceria. Il quadro in questione è l’”Ecce Homo” di Antonello da Messina: la carica emotiva dello sguardo del Cristo non ti lascerà indifferente.

Il magnifico palazzo e la galleria nazionale
Edificato nel 1593 da Francesco Grimaldi, nel Settecento Maddalena Doria trasformò l’edificio in un palazzo di rappresentanza. E’ una delle dimore storiche genovesi meglio conservate, con arredi in barocchetto genovese, porcellane cinesi, tessuti e quadreria originali. Le decorazioni dei saloni sono opera di importanti frescanti della scuola genovese sei-settecentesca, tra cui spiccano Lazzaro Tavarone e l’autore della Galleria Dorata (una sorta di Versailles in miniatura) Lorenzo De Ferrari. Sono presenti i dipinti dei più grandi pittori genovesi dell’epoca quali Bernardo Strozzi, Valerio Castello, Gregorio De Ferrari, Domenico Piola e il Grechetto, oltre ad artisti lombardi, emiliani e napoletani. Importantissima è la presenza fiamminga, con maestri del calibro di Van Dyck, Joos Van Cleve e un Rubens da applauso con il suo ritratto equestre di Gio Carlo Doria.

Arredamento storico: una cucina genovese dell’800
Troverai anche una grande cucina ottocentesca con lavandini in marmo, montacarichi per le vivande collegato alla sala da pranzo, caldaia per l’acqua calda e uno spettacolare ronfò (tipica cucina genovese in muratura). Al piano terra le portantine, inaspettati quanto indispensabili mezzi di trasporto dei nobili nell’angusto centro storico.

La piazza sotto le stelle

Vita notturna, curiosità e incontri in piazza delle Erbe, cuore pulsante della movida

“Si cammina nella vita brulicante di questi profondi sentieri come in un mare, nel fondo nero di un oceano stranamente popolato”. E’ il poeta francese Paul Valery a offrire l’immagine più adatta di piazza delle Erbe, il cuore della città vecchia, dove si concentrano bar, ristoranti e botteghe artigiane. Attraverso i personaggi della piazza oramai conosciuti dagli habitué, studenti e persone di ogni età, prende vita e colore quest'angolo di cielo e di storia. Un pubblico eterogeneo accomunato dalla voglia di divertirsi, passeggiando tra i tavoli e davanti alle vetrine che da anni animano il cuore della piazza.

I luoghi dell'aperitivo e dell’incontro
Inizia dai locali, spesso diventati veri e propri cult per genovesi e turisti, il viaggio in piazza delle Erbe. Ogni locale offre una varietà di cocktail internazionali e di liquori locali. Il tutto accompagnato da un’atmosfera rilassante e ammiccante. Scendendo, sgomitando e dribblando tra le decine di frequentatori che tradizionalmente affollano i tavoli, i vicoli e l'ingresso, si possono sorseggiare cocktail, gustare piattini e birre artigianali, fare tanti incontri.

Dintorni imperdibili
Da piazza delle Erbe si parte per altre incursioni enogastronomiche, da via Porta Soprana, passando per via Canneto il Lungo e naturalmente puntando sul nuovo spazio dei Giardini Luzzati. Si svolta l’angolo e si arriva in via Ravecca, diventata in questi ultimi anni un’altra strada della movida e della ristorazione. Ma anche piazza Matteotti e Palazzo Ducale sono a due passi da qui, così come via San Lorenzo. In poche centinaia di metri, si incontra ogni genere di location e mille occasioni per godersi la meravigliosa atmosfera dei vicoli by night.

Shopping nella city

Via XX Settembre, via Roma, via Luccoli e il M.O.G. Divertirsi a fare la spesa

Ogni città ha il suo luogo deputato per fare “le vasche”. Via XX Settembre è sicuramente, in questo senso, la strada più adatta a chi vuole passeggiare, incontrare, fare due chiacchiere. Al sabato pomeriggio, se si vuole incontrare qualche vecchio amico o fare nuove conoscenze, i portici dell’antica via Giulia sono terreno ideale per ogni genere di meeting. Del resto, se via Roma è la strada delle grandi firme, Galleria Mazzini il salotto buono alle spalle dell’Opera e via Luccoli la via dello shopping nei caruggi, via XX Settembre resta la strada con la maggiore varietà di negozi.

Via Venti by night
Per la verità, negli ultimi anni, via XX Settembre ha perso un po’ di smalto per gli amanti delle ore piccole. L’exploit di Porto Antico ha un modificato le abitudini dei nottambuli. Recentemente, comunque, la strada è in ripresa e qualche locale interessante non manca di certo, lungo la strada o nelle vie più vicine. Per la ristorazione, immancabile è la segnalazione di Zeffirino, ambasciatore del pesto frequentato da tutti i vip passati da Genova (Clinton, Bush, Sinatra, Pavarotti, tanto per dirne qualcuno).

Il Mercato del sapore
Il Mercato Orientale in via XX Settembre è una piccola casbah genovese, dove il basilico incontra le spezie levantine e la carne chianina va a braccetto con le orate in mare aperto. E’ oggi molto di più di un semplice mercato in cui fare acquisti. Dal 2019 è stato inaugurato il M.O.G., dove i sapori venduti sui banchi di legno e di marmo, vengono lavorati e diventano preziosi piatti da gustare negli 11 corner gastronomici.

Sognando le Ande

La Ferrovia Genova-Casella, da quasi un secolo sulla cresta delle montagne

Un pezzo di storia delle ferrovie storiche isolate, per un percorso unico con binari che si inerpicano sulle colline con pendenze del 45 per mille, non molto diverse da quelle del celebre treno delle Ande Peruviane. Eppure, il trenino di Casella, oggi gestito da AMT, parte dal centro di Genova e arriva nel cuore dell’Appennino dopo aver percorso lo spartiacque di tre vallate. Un itinerario tra il verde e gli antichi paesi: romantico e unico, come i vagoni che ancora ricordano lo stile del 1929, anno di inaugurazione di questa ferrovia a scartamento ridotto. Il viaggio dura 55 minuti. Un lungo binario tra l’azzurro del mare e il verde dell’entroterra.

Il percorso dal finestrino
Si sale a bordo nella stazione genovese, a pochi passi da piazza Manin alle porte della città. Le rotaie attraversano i crinali e mantengono a lungo i passeggeri con vista sul mare. Nel primo tratto, seduti su carrozze bell’époque, si può godere di un panorama che arriva fino a Portofino. Il treno fischia ancora e si giunge alla stazione di Sardorella, immersa tra i castagni. Poi si risale a Sant’Olcese, tappa gastronomica ideale per gli appassionati del rinomato salame. Poi i vagoni continuano a zigzagare fra i prati di Busalletta, sfiorando i Roccioni di Molinetti, salendo ancora lievemente fino al valico di Crocetta d’Orero che immette in Valle Scrivia e dove nel 2021 è stato inaugurato il Museo Diffuso 24km della Ferrovia Genova Casella.

Trekking vista mare
Non lontano dalla stazione di Manin, si trova anche il capolinea superiore della funicolare di Righi: già da qui la vista si apre su tutta la città e la natura è sovrana. L’escursione può ora continuare verso l’ottocentesco Forte Begato che domina la Val Polcevera, o verso l’interno per raggiungere il piccolo Forte Puin ed il magnifico Forte Diamante. È il paradiso degli appassionati di trekking e MTB.

Il Museo dell’Emigrazione

In un luogo magico come la Commenda, si racconta una storia unica al mondo

Ospitato all'interno della Commenda di San Giovanni di Prè, il nuovo Mei – Museo Nazionale dell’Emigrazione Italiana – è l’ultimo nato tra i poli museali di Genova. Ripercorre - con documenti, audiovisivi, opere d’arte - la storia dell’emigrazione che è centrale nella storia stessa di Genova, città fortemente legata all’emigrazione: da qui sono partiti milioni di italiani diretti alle Americhe, all’Africa, all’Asia e all’Australia. Un museo in movimento, come suggerisce il tema del viaggio, quello che il visitatore intraprenderà tra le immagini e le storie dei milioni di italiani che hanno lasciato il nostro paese.

Da Genova al mondo
Dal porto di Genova, per un secolo, sono arrivati uomini e donne che lasciavano tutto – lavoro, casa, affetti – per intraprendere un viaggio senza ritorno. Le storie di vita dei migranti sono narrate attraverso fonti di prima mano, come le autobiografie, i diari, le lettere, le fotografie e attraverso i giornali dell’epoca. Anche la scelta della location, l’iconica Commenda di San Giovanni di Prè, edificio del XII secolo, è ricca di significato: essa è stata per secoli luogo di accoglienza e punto di passaggio di un’umanità in transito, dai pellegrini durante le crociate agli emigranti dell’Ottocento.

Il percorso espositivo
Il percorso si sviluppa su 3 piani, suddivisi in 16 aree costruite intorno alle storie di vita dei protagonisti dell’emigrazione: le esperienze dei singoli sono proposte al visitatore attraverso fonti primarie come le autobiografie, i diari, le lettere, le fotografie, i giornali, i canti e le musiche che accompagnavano gli emigranti. Documenti che si fondono in un'unica narrazione, che mostra il fenomeno migratorio nelle sue numerose sfaccettature e articolazioni.

Maggiori informazioni

Video di inaugurazione

Via Garibaldi, la strada più ricca

A spasso nella via Aurea, cuore rinascimentale della città, tra palazzi bellissimi e opere d’arte

250 metri di pura bellezza. Via Garibaldi, un tempo Strada Nuova, conosciuta in Europa sin dal Seicento grazie ai disegni di Rubens, chiamata la Rue des Rois da Madame de Staël per gli imponenti edifici, nel 2006 è stata inserita tra il “Patrimonio dell’Umanità” dall’UNESCO, con i Palazzi dei Rolli. Qui, nel Cinquecento, le ricche famiglie genovesi, i “banchieri d’Europa”, scelsero di edificare il proprio quartiere di rappresentanza. Qui si trova anche palazzo Tursi, sede del Municipio, da vedere anche perché custodisce il celebre violino di Paganini.

Tra banche e musei
Visita i Musei di Palazzo Bianco e Palazzo Rosso, dove, tra affreschi e mobili antichi, troverai dipinti di Rubens, Van Dyck, Guercino e tanti altri pittori. Passeggiando, potrai contemplare la facciata color lavanda di Palazzo Nicolosio Lomellino o scoprire, dove ora c’è una banca, le gesta eroiche degli Spinola, ritratti come antichi romani. Salendo lo scalone di palazzo Nicolò Grimaldi detto il Monarca (ora sede del Comune), capirai Genova: una città dove gli architetti, visti gli spazi limitati a disposizione, hanno saputo inventare soluzioni uniche e creare delle vere e proprie scenografie.

L’antica “Red Street” di Genova
Prima del Cinquecento la via, stretta tra la collina di Montalbano e l’intrico del centro storico, aveva ben altra funzione. Questa era il postribolo, la via delle case chiuse, dove, fin dal Medioevo, marinai e uomini di ogni tipo potevano usufruire, dietro corrispettivo, dei … “servizi della casa” e il tutto assolutamente in regola, considerato che le prostitute pagavano regolarmente le tasse, i cui proventi andavano a beneficio delle opere portuali.

Nel parco tra sogno e realtà

A Pegli uno dei parchi più belli d’Italia: il parco di Villa Durazzo Pallavicini

Nel Ponente cittadino, fuori dal centro città, nella elegante Pegli, scelta nell’Ottocento come meta estiva di nobili, borghesi e intellettuali di tutta Europa, si trova un autentico capolavoro: il parco di Villa Durazzo Pallavicini, progettato nel 1840 dallo scenografo del Teatro Carlo Felice, Michele Canzio, per volere di Ignazio Pallavicini, nipote della famosa botanica Clelia Durazzo. Il parco che circonda la villa, oggi sede del museo archeologico, era pensato come un percorso esoterico-massonico a tema in tre atti, destinato a stupire il visitatore, scena dopo scena.

Discesa agli inferi e poi il Paradiso
Comincerai con il mondo classico della deliziosa “Coffee House” e supererai l’Arco di Trionfo che ti immetterà in una dimensione campestre. Il percorso ti porterà al castello con finte rovine, il Capitano, gli eroi: è la Storia, centro del secondo atto. Infine, la purificazione. Dal buio degli inferi, nella grotta, arriverai in un autentico Paradiso: un laghetto con il tempio di Diana, il tempietto di Flora con i suoi specchi che rimandano all’infinito, la pagoda, l’obelisco. Il Parco non era solo filosofico, ma era anche destinato al divertimento: i giochi d’acqua, infatti, la giostra con i cavalli e la ruota panoramica in ferro erano e rimangono una meraviglia d’altri tempi dove si può tornare bambini.

Il tempo delle camelie
Se il Parco di Villa Durazzo Pallavicino è un teatro a cielo aperto, allora le camelie si possono considerare le vere star. Fioriscono e appassiscono da un secolo e mezzo, suscitando da sempre la fantasia dei poeti, le dolci parole degli innamorati che passeggiano lungo i viali e l’ammirazione di chi visita il parco.

Una Cattedrale e il vero Santo della città

San Lorenzo ti svelerà i suoi tesori, come il Sacro Catino che per la leggenda è il Sacro Graal

Benché la Cattedrale di Genova sia intitolata a San Lorenzo, il Santo più amato dai Genovesi è un altro: San Giovanni Battista, cui è dedicata una monumentale cappella in cui lavorarono, tra Quattro e Cinquecento, illustri scultori quali i Gagini, i Della Porta, Matteo Civitali e il Sansovino. E in cui sono custodite le ceneri del Battista stesso.

Gotico o romanico?
La Cattedrale, sorta all’interno delle mura del IX secolo per poterla meglio difendere dalle incursioni saracene, ebbe vita travagliata. La forte impronta romanica, nel corso dei secoli, lasciò il posto al più raffinato gotico, più consono alla crescente potenza della Superba, evidente in facciata, con i marmi policromi, le fasce bianche e nere e il portale che ricorda quello di Chartres. L’interno, maestoso, con i suoi molteplici stili, culmina con il catino absidale barocco, un trionfo di stucchi dorati. Il tetto fu devastato da una bomba inesplosa nel 1941, che miracolosamente risparmiò le mura portanti ed è ancora visibile all’interno.

Il museo del tesoro e il chiostro dei Canonici
La cattedrale ti svelerà i suoi tesori, come il Sacro Catino, la bellissima Croce degli Zaccaria e altre preziosissime opere d’arte, custodite nel Museo del Tesoro di S. Lorenzo. Accanto alla cattedrale troverai un luogo intimo e sorprendente: il chiostro medievale in cui vivevano i Canonici della cattedrale, ora sede del Museo Diocesano. Colonnine binate e pareti affrescate sono la cornice di tombe monumentali, dipinti e opere provenienti dalle chiese genovesi dal valore inestimabile, tra cui i cinquecenteschi e spettacolari Teli della Passione. Una curiosità: il tessuto dei teli è un robusto blu di Genova, ovvero “Blu de Genes”, che ha dato origine ai moderni jeans, nati quindi proprio … a Genova.

Tutto casa e bottega

Più di 40 botteghe storiche ricche di fascino, vero patrimonio d’arte e di lavoro

C’è un patrimonio nel cuore antico di Genova che non può essere racchiuso in un museo. E’ un patrimonio fatto di tradizioni, famiglie, saperi e sapori antichi: sono le “Botteghe storiche” di Genova, che possono vantare almeno 50 anni di attività, anche se alcune di esse risalgono al Sei-Settecento! Entra in questi luoghi dove il tempo sembra essersi fermato. Essi saranno in grado di appagare i tuoi sensi: assapora dolci, vini, spezie, ammira gli arredi in legno massiccio, i banconi, le bilance. Botteghe vive, dove protrai acquistare il meglio di Genova.

Una bottega per ogni necessità
Vuoi ricoprire il divano con un prodotto di classe? I mezzeri di Rivara sono ciò che fa per te. Vuoi sapere se un uovo è fresco? Lo specchiauovo della polleria Aresu ti saprà illuminare. Una cravatta da regalare a papà? Finollo o Pescetto, non c’è che l’imbarazzo della scelta. Per non parlare della sopraffina arte dolciaria: Romanengo e i suoi canditi, Viganotti e la cioccolata. Oppure Cavo, Mangini, il Caffè degli Specchi e tanti altri nomi, per un caffè che parli di fascino ed eleganza.

Tra barbieri Liberty e farmacisti d’epoca
C’è anche un tesoro del FAI da scoprire, l’antica barberia Giacalone, gioiello del Novecento con arredi originali: mattonelle bianche, vetrate policrome, specchi. E’ il trionfo del Liberty. Al di fuori dal centro storico, ecco la bottega più antica, l’Antica Farmacia S. Anna, che puoi raggiungere in funicolare. Qui, dal Seicento, in vetrine in noce, in ampolle e vasi da farmacia, i Frati Carmelitani custodiscono i segreti delle erbe e, ancora oggi, ti curano con antichi rimedi, nel pieno rispetto della natura.

Santa Maria di Castello

La collina dove nacque la Superba

2500 anni portati benissimo. Gli archeologi ci parlano del VI secolo a.C., di etruschi, greci, fenici legati al cosmopolita insediamento della collina di Castello, al di sopra dell’insenatura naturale dell’attuale Porto Antico che ha sempre protetto uomini e navi. Leggenda vuole però che sia stata una divinità, Giano bifronte, a fondare “Janua” in Piazza Sarzano, su questa collina.

Molto più di una semplice chiesa
Poco distante dalla piazza sorge un complesso unico, la Chiesa di S. Maria di Castello, un antichissimo santuario mariano in stile romanico che fu anche “cattedrale estiva”. Varcata la soglia ti sembrerà di entrare in un’altra dimensione, come un museo ricco di opere, dal ‘400 di Giusto da Ravensburg (affresco dell’Annunciazione) e del Mazone al Sei e Settecento di Lomi, Ansaldo, De Ferrari, Piola e tanti altri che adornano gli altari concessi alle ricche famiglie genovesi. Ti potrà incuriosire il Cristo moro, con la croce a forma di Y, che un tempo aveva barba vera e capelli, aggiunti in epoca barocca. Quando restaurarono l’opera, rasando il capo del Cristo, i fedeli non lo riconobbero più, così si dovette realizzare una copia … con barba e capelli.

I chiostri senza tempo e il museo
I Domenicani nel ‘400 fecero costruire tre chiostri bellissimi e trasformarono S. Maria di Castello in un polo di eccellenza della cultura, frequentato da scrittori e studiosi, testimoniato dai bellissimi corali miniati e dai manoscritti esposti nel museo e dai dipinti. Non perderti la strepitosa “Pala di Ognissanti” di Ludovico Brea dove, tra più di 200 santi e fedeli, un solo sguardo è rivolto allo spettatore: quello affascinante ed enigmatico della bellissima Tommasina Spinola.

.La lanterna

Il faro simbolo di Genova e luogo dal panorama unico sul Mediterraneo, la visita al faro e al museo

La Lanterna di Genova, uno dei monumenti più visitati e simbolo della città, è anche uno spettacolare punto d’osservazione. All’interno è custodito un museo che, lungo le sale “dei fucilieri” e la galleria, racconta con i suoi filmati multimediali la storia di Genova, della Lanterna e del lavoro marittimo e portuale. Troverai anche le sale dei cannoni dove sono esposte strumentazioni della Marina e parti di fari storici. Dal promontorio che sorgeva nel cuore del porto di Genova (sbancato per unire i comuni di Genova e di Sampierdarena negli anni 1930 circa) e dalla Lanterna stessa, la vista che si può godere è unica e indimenticabile.

Un faro da record
La Lanterna, con i suoi 77 metri di altezza, è il faro più alto del Mediterraneo, secondo in Europa. L’attuale costruzione risale al 1543, ma già 300 anni prima esisteva una torre di guardia. Oggi si può visitare partendo dal Porto Antico, camminando lungo la passeggiata sulle banchine del porto commerciale per raggiungere l’open air museum nel parco e il suggestivo museo all’interno e finire alla terrazza panoramica ad ammirare tutta la città dall’alto.

Viaggio nella Genova di Colombo
Se la Lanterna è il simbolo della città, Cristoforo Colombo è il personaggio più famoso della storia genovese. L’uomo che nel 1492 scoprì l’America. I turisti hanno la possibilità di seguire un percorso colombiano che parte dalla Casa di Colombo, a due passi da piazza Dante. Una foto è d’obbligo, così come la visita al chiostro di Sant’Andrea, adiacente alla Casa. A pochi passi sorgono le torri di Porta Soprana, da cui partono le antiche mura oggi percorribili a piedi. Non lontano ecco il museo di Sant’Agostino. L’ultima tappa è certamente una visita alla Lanterna.

Nervi tra parchi e arte

Ai confini della città, dove musei ricchi d’arte sono inseriti tra un Roseto bellissimo e panorami unici

Non è certamente un caso se le teste coronate di corti imperiali e reali, nell’Ottocento, venivano a svernare qui. Nervi, all’epoca comune autonomo, è un angolo di paradiso, per il clima mite e per l’unicità urbanistica, caratterizzata da grandi parchi e ville antiche che formano l’insieme dei Parchi di Nervi - sede delle due ultime edizioni di Euroflora. Qui troverai il polo dei Musei di Nervi: Galleria d’Arte Moderna , Raccolte Frugone, Museo Luxoro e la Wolfsoniana.

Visita alla Gam
La GAM può vantare la selezione pubblica più ricca per la pittura en-plein-air della Scuola dei Grigi, con opere di Tammar Luxoro, Alfredo D’Andrade ed Ernesto Rayper; una delle selezioni più ampie dell’opera divisionista di Rubaldo Merello; due celebri e imponenti tele di Plinio Nomellini; opere di Giulio Monteverde e di Arturo Martini con la struggente terracotta, a grandezza naturale, La Convalescente.

Profumo di Rose
Il giallo delle "Doragold", il bianco striato di rosa delle "Reucar" o il rosso vivo delle "Rebell". Colori e profumi si confondono nel Roseto di Villa Grimaldi, nel cuore verde di Genova Nervi. Passeggiando con curiosità tra i vialetti del roseto leggerai i nomi esotici delle magnifiche rose, curate amorevolmente dai giardinieri genovesi che hanno ereditato i fiori dai proprietari-partecipanti.

Bellezza oltre i cancelli
Nervi non è solo parchi, ville e musei. Potrai camminare nel più romantico lungomare della Liguria: la passeggiata Anita Garibaldi, a picco sul mare. E poi troverai ristorantini, locali scintillanti e tanta bellezza al porticciolo, luogo d’incanto recentemente risistemato.

”Fast food” alla genovese

Farinata e focaccia, un binomio di successo per i golosi in cerca di sapori forti e semplici

Calda e fumante, la farinata è uno dei simboli gastronomici di Genova. Piatto povero per tradizione, la farinata si può definire il “fast food” regionale: veloce da preparare (la cottura nei forni a legna è di sette minuti circa), permette un pasto quasi completo a un prezzo basso. Questo storico alimento è stato inventato secoli fa nelle “sciamadde” – così si chiamano le botteghe con forno, del centro storico di Genova. Di certo a Genova è sempre stata così come oggi: preparata con la farina di ceci, rigorosamente cotta in forno a legna, in una teglia rotonda di rame stagnato, a temperature altissime (circa 350 gradi).

Chi ha inventato la farinata?
Da alcune fonti storiche risulta che un decreto per la vendita della “scripilita”, così era chiamata all’epoca, fu emanato nel 1400. Di certo si deve a un buongustaio ligure del '700 la composizione di un vero e proprio inno della farinata (custodito nell'archivio comunale).

Fornaio che vai, focaccia che trovi
Niente strutto o sansa, ma solo olio extravergine d’oliva con una lunga preparazione. Sono gli ingredienti della vera “fugassa” di Genova, il cibo ligure più famoso che ha origini e tradizioni antiche. A Genova troverai una striscia di focaccia in ogni forno, panificio e naturalmente bar. Da non perdere le versioni con la cipolla, le olive, il rosmarino e anche il sesamo. In città sarai letteralmente circondato dalla focaccia, perché la focaccia accompagna tanti momenti della giornata e i Genovesi hanno un’abitudine consolidata: la gustano con il cappuccino o con il caffè al posto della brioche. Vale anche la versione più strong: focaccia e vino bianco.

Porto Antico, terzo millennio

Tra passato e presente, dove l’Acquario si specchia nel mare tra i moli medievali

È un mondo magico e affascinante quello che potrai scoprire visitando l’Acquario di Genova. Un mondo in cui le star sono delfini, squali, meduse fluorescenti, pinguini e altri 12.000 animali di tutto il mondo. Una visita per chi passa da Genova è d’obbligo e nessun bambino o adulto può resistere al suo fascino. L’Acquario è anche uno spazio che s’inserisce appieno nella riqualificazione del Porto Antico, avvenuta in occasione delle celebrazioni Colombiane del 1992. Un’area che rappresenta allo stesso tempo il passato e il presente di questa città: architetture medievali e rinascimentali si alternano, quasi si fanno largo, tra i Magazzini del Cotone, il Bigo, le antichi magazzini e antiche gru, i resti della ferrovia portuale e appunto l’Acquario.

La firma dell’archistar
Su progetto di Renzo Piano, nel ’92, le aree dell’antico porto (un tempo recintato da un’enorme cancellata ancora oggi visibile) sono state recuperate e “ricucite” alla città e al centro storico. Oggi sono spazi riconvertiti che accolgono Università, musei, cinema, negozi, uffici, l’Acquario, la via del Mare, il Bigo e la Nave Italia. Nell’area di ponte Embriaco sorge la piazza delle Feste, che d’estate ospita manifestazioni e spettacoli. Vale la pena percorrere i moli e gli antichi ormeggi, oggi diventati una fantastica passeggiata sul mare. Segui l’itinerario fino all’isola delle Chiatte, in mezzo al mare, dove potrai vedere Genova e il suo mare da un angolo visuale unico.

Il Porto del passato
Uno degli itinerari nell’area storica e antica parte dalla chiesa di San Marco. Non lontano si trova Porta Siberia, l’ingresso del molo, capolavoro di architettura medievale. La parte interna fortificata è caratterizzata da un monumentale portico a tre fornici. Il tratto della cinta difensiva a mare, dette Mura di Malapaga, titolo del famoso film in cui Jean Gabin si aggirava fra i vicoli di Genova nel dopoguerra.

Via del Campo e dintorni

Genova è la città dei cantautori: Tenco, Paoli, Fossati, Lauzi, Bindi e naturalmente Fabrizio De Andrè

“Tutte le volte che ti ci trovi fuori ti rendi conto che è una città soprattutto da rimpiangere”, così una volta Fabrizio de André ha raccontato il suo rapporto con Genova. E sicuramente questa città, per la sua storia, la sua conformazione, il melting pot etnico e religioso che si respira ad ogni angolo, ha sempre ispirato poeti e scrittori e, dagli anni Sessanta in poi, i cantautori. Sono tanti i luoghi della città dove si respira l’atmosfera dei cantautori, ma certamente un indirizzo che non può mancare è lo spazio Via del Campo 29 Rosso, dove c’è un piccolo ma significativo spazio espositivo.

Creuze e soffitte
Luoghi evocativi sono le creuze di mare e i caruggi della città vecchia cantata da Fabrizio De André, la soffitta sul mare di Boccadasse di Gino Paoli, senza dimenticare che, come canta Ivano Fossati, “chi guarda Genova sappia che Genova si vede solo dal mare”. Anche un piemontese innamorato di Genova come Paolo Conte mette in versi la città, così come Lauzi con “Onda su Onda”. Poi ricordiamo Bindi che amava Bogliasco e Tenco, anche lui alessandrino diventato genovese. Luoghi indimenticabili ed evocativi sono le panchine di via Cecchi, su cui oggi sono scritti i nomi dei cantautori; ma anche le sciamadde di Caricamento e il porto.

Il poeta dei caruggi
Paul Valery, poeta francese nato a Parigi nel 1870 e morto nel 1945, amò il centro storico e anticipò di mezzo secolo i cantautori. A Genova dedicò versi bellissimi come questo: “odori concentrati, odori ghiacciati, droghe, formaggi, caffè tostato, delizioso cacao finemente bruciato dalla fragranza amara…Verso l’alto i vicoli si arrampicano si ornano di nastri di mattoni e ciotoli”.

I Palazzi dei Rolli

Dal 2006, le “strade nuove” e gli edifici nobiliari fanno parte del Patrimonio Mondiale UNESCO

Genova è stata capitale europea nella finanza, nella politica e nella cultura. Tanto che gli storiografi definirono il periodo che va dal 1528 (anno in cui si insediò Andrea Doria) all’inizio del Seicento come “Il secolo dei Genovesi”. In quell’epoca, la città fu protagonista di una stagione splendida e ricca. Genova non aveva un monarca, ma un doge eletto dall’oligarchia che governava la Repubblica. Di quella stagione aurea restano soprattutto i grandi edifici nobiliari, che furono chiamati i “Palazzi dei Rolli”: di epoca tardo-rinascimentale e barocca, erano ordinati in liste ufficiali – chiamate “Rolli” – e quindi ‘adeguati’ ad ospitare i più importanti esponenti delle visite di Stato. Questo spazio urbano con 42 Palazzi fa oggi parte del sistema dei Rolli, patrimonio UNESCO dal 2006.

Le Strade Nuove
I Palazzi più imponenti si trovano sull’asse che va da piazza Fontane Marose a via Balbi, passando per via Garibaldi – che è la strada più bella da visitare – e via Cairoli. La maggior parte degli edifici sono in sequenza atrio-cortile-scalone-giardino e ricchi di decorazioni interne. Esprimono una singola identità sociale ed economica che inaugura l'architettura urbana di età moderna in Europa.

I Rolli Days
Alcuni dei palazzi sono visitabili tutto l’anno perché edifici pubblici o sede di Gallerie Nazionali o Musei, come Tobia Pallavicino (Camera di Commercio), Nicolosio Lomellini, Tursi (Comune di Genova), Palazzo Bianco, Palazzo Rosso, Palazzo della Meridiana, Palazzo Reale, Palazzo Spinola di Pellicceria. Altri aprono un paio di volte all’anno nel corso dei Rolli Days, che si svolgono nelle prime giornate di maggio e a inizio ottobre.

Genova, città verticale

Salite e discese, spianate panoramiche, ascensori, cremagliere, funicolari e tanta poesia

Indimenticabili sono i versi che il poeta Giorgio Caproni dedicò all’ascensore di Castelletto “Genova d’ascensore, patema, stretta al cuore” - “Quando andrò in paradiso…ci andrò con l’ascensore di Castelletto”. E di sicuro quello che colpisce oggi il viaggiatore, come nell’Ottocento, è la verticalità di Genova, città che ha rubato spazi alla collina per secoli, offrendo in cambio luoghi fantastici come la spianata di Castelletto, raggiungibile appunto con i due ascensori che partono alle spalle di via Garibaldi. Un consiglio? Sali all’ora del tramonto per godere di un panorama mozzafiato.

La funicolare
Questo legame tutto in salita trova la sua enfasi con la funicolare Zecca Righi, che parte da Largo Zecca (alla fine di via Cairoli, prosecuzione di via Garibaldi). La funicolare si inerpica prima in una galleria e poi tra le case, fino alla stazione finale del Righi, sulla collina genovese, dove partono i sentieri che portano agli antichi Forti della città e dove il panorama è unico. Merita una citazione la stazione della Madonnetta, che si apre sull'omonimo Santuario dove è custodito il famoso presepe firmato dal maestro Anton Maria Maragliano.

La cremagliera e l’ascensore
Se ti fai prendere dalla frenesia di questo continuo saliscendi, allora goditi anche la risalita con la funicolare che da piazza Portello porta non lontano dalla chiesetta di Sant’Anna e dalla Antica Farmacia di Sant’Anna (gestita dai Frati Carmelitani Scalzi e rimasta uguale alla sua fondazione nel 1700). Altri mezzi di trasporto storici, verticali e unici nella tecnologia antica sono la cremagliera di Granarolo, che parte vicino alla Stazione Principe e l’ascensore/cremagliera di Montegalletto, che da Via Balbi conduce al Castello d’Albertis con i suoi bei giardini panoramici e il Museo Etnico.

Il Museo del Mare

Lo spazio espositivo che si trova nell’antica Darsena, cuore del porto, è un luogo da vedere e visitare

Nelle grandi sale sono ricostruite navi e ambienti della marineria che ci riportano indietro nel tempo con gli uomini, le storie e gli oggetti della vita quotidiana di bordo. In oltre 6000 mq di superficie è illustrata l’evoluzione marinara del porto e della città. Nell’edificio, il più antico sopravvissuto tra quelli che componevano l’antico Arsenale delle Galee, è stata ricostruita una galea genovese del Seicento, lunga 42 metri e alta a poppa 9 metri, frutto di una ricerca storica durata tre anni. Dopo tanta bellezza - e dopo un viaggio interattivo sui piroscafi che portavano i migranti nelle Americhe - goditi la terrazza Mirador all’ultimo piano del Museo, parallelepipedo in cristallo progettato dall’architetto Guillermo Vazquez Consuegra: avrai una vista della città e del Porto di Genova a 360 gradi.

Il volto di Colombo
Dalle sale dedicate a Cristoforo Colombo si passa a esplorare gli ambienti dell’Arsenale, visitare l’armeria della Darsena, assistere all’arrivo dei carichi di argento dalle Americhe a bordo delle galee. Vale la pena soffermarsi sul ritratto di Cristoforo colombo più famoso al mondo: quello attribuito a Ridolfo, figlio di Domenico Bigordi, detto il Ghirlandaio (1483-1561) costituisce l’immagine che con il tempo si è affermata come il “volto” del Navigatore”.

Tra Andrea Doria e il sommergibile
Termina il percorso la mostra permanente sull’Andrea Doria, la nave più bella del mondo, oltre che la più famosa e sfortunata. Una volta usciti dal grande padiglione ecco la sorpresa finale: la visita al Nazario Sauro, un sommergibile-museo, visitabile nella darsena antistante il Galata, dove è possibile “immergersi” nell’affascinante ambiente dei sottomarini.

Chiesa del Gesù e chiesa di San Donato

Due chiese, due quadri, due capolavori a confronto

Cosa hanno in comune la chiesa barocca “del Gesù” e la medievalissima chiesa di San Donato? Apparentemente nulla. Le separano secoli e stili. L’una, la chiesa dei Gesuiti, splendida, con affreschi, sfondati, volte che sembrano quinte teatrali, angeli che spuntano da tutte le parti, oro ovunque, esaltazione della Chiesa della Controriforma. L’altra, San Donato, nuda, semplice, pietra di promontorio e soffitto in legno a capriate, che ricorda una pieve adagiata su una mistica collina, avvolta dalla nebbiolina della Val d’Orcia. Eppure qualcosa le unisce: due pittori venuti dal grande Nord, fiamminghi.

L’adorazione dei Magi …
Mantelli ricamati con minuziosi dettagli, sfondo che ricorda lo sfumato leonardesco, in una cappelletta laterale della chiesa di San Donato è custodito un autentico tesoro: il preziosissimo trittico dell’Adorazione dei Magi di Joos Van Cleve del 1515. Dipinto per volere di Stefano Raggi, ritratto nel quadro con il suo Santo martire protettore, rappresenta i tre re in adorazione del Bambino.

….e la Circoncisione nella chiesa del Gesù
Circa duecento metri più in su, la chiesa del Gesù, edificio dalla facciata rigorosa e quasi spoglia. Entra e capirai i Genovesi, gente che poco ama l’esteriorità ma che riserva i suoi tesori a chi sa andare oltre l’apparenza. Avvicinati all’altare maggiore e contempla l’enorme tela della Circoncisione, capolavoro di Rubens del 1605: la luce mistica, la gloria degli angeli, lo sguardo della Madonna che distoglie lo sguardo dal Bambino sofferente per il rito ebraico, il Cielo e la Terra, i corpi carnosi, i colori intensi, il movimento, il pathos. È l’apoteosi del Barocco.

La città dello sport

Piscine a picco sul mare, il paradiso dei velisti, la voglia di trekking e MTB

Non è un caso se Genova è stata dichiarata Capitale Europea dello Sport per il 2024. Qui le attività si praticano a diversi livell, le occasioni non mancano e il territorio offre luoghi inediti in ogni stagione. Ci sono anche alcuni quartieri che sono cittadelle sportive e turistiche come Albaro Arena Village, a due passi dalla promenade di Corso Italia e dai campi da tennis più prestigiosi. Qui dominano un palazzetto dello sport con palestre e piscina coperta, oltre la grande vasca olimpionica bellissima. Tutto attorno una pista su cui si affacciano una ventina tra ristorantini, lounge bar, gelaterie, sushi bar. Insomma, sport e tempo libero.

Va’ dove di porta il vento
Molto amato dai Genovesi è il mondo della vela. In città ha sede lo Yacht Club Italiano, il più antico e prestigioso d’Italia. Qui hanno iniziato ad andare a vela grandi campioni e, praticamente ogni fine settimana d’autunno e d’inverno, si svolge una regata. Sono tante le scuole dedicate. Così come i diving center: perché Genova è anche capitale della subacquea. Tra gli stabilimenti balneari più attrezzati, invece, è facile affittare un surf, un kite, un windsurf, un sup o una canoa.

Trekking e bike
Genova è anche una delle poche città che permette di fare trekking tra le montagne o pedalare in mountain bike senza lasciare i confini urbani e mantenendo una vista mare mozzafiato. Basta prendere una funicolare, un ascensore o un mezzo pubblico per ritrovarsi sulle alture, dove è a disposizione una fitta rete di sentieri per tutti i gusti. Da segnalare anche la partenza da Genova Quinto del sentiero colombiano, che attraversa l’Appennino per portarvi a Terrarossa di Moconesi, luogo di provenienza della famiglia di Cristoforo Colombo.

Palazzo Ducale

Da centro di potere a centro di cultura

Tornato al suo antico splendore da poco più di 30 anni, carico di secoli e di storia, Palazzo Ducale è il “Palazzo” per antonomasia, oggi simbolo culturale della città, sede delle mostre più importanti di Genova, di convegni, eventi, ma anche meta di genovesi e turisti in cerca di locali trendy per un aperitivo. Ducale, da “dogale”, viene dal primo Doge di Genova, Simon Boccanegra, che dal 1339 fece del palazzo il centro di potere della Repubblica di Genova. Qui i Dogi e il Senato disponevano governo e strategie della Superba.

Tanti dogi, una sola Regina
Lo splendore del Palazzo è legato a due architetti. Al Vannone il compito di realizzare un progetto grandioso nel Cinquecento: il Salone del Maggior Consiglio, gli scaloni, l’atrio, i porticati. Poi, dopo l’incendio del 1777, toccò a Simone Cantoni riprenderne i fasti, con l’attuale candida facciata, tutta neoclassica. E quegli imbronciati signori in catene sul cornicione in alto? I popoli sottomessi dai Genovesi! Tutto parlava di magnificenza in questa che era una vera e propria fortezza, chiusa da un’altra ala, la “cortina”, poi abbattuta. Ma il gioiello resta la deliziosa Cappella Dogale dedicata alla Vergine, con il titolo di Regina di Genova.

Dei delitti e delle pene. La torre e i suoi segreti
Della parte più antica fa parte la torre Grimaldina, che fu trasformata in prigione. Lì scoprirai le storie dei suoi prigionieri: Dragut, feroce pirata, il Vachero, traditore della Patria, il pittore Mulier detto il Tempesta, accusato dell'omicidio della moglie, che dipingeva anche in cella e infine, ultimo ma non ultimo, il più famoso, non bello, ma affascinante, un vero “dongiovanni”, Nicolò Paganini, arrestato… per aver sedotto una minorenne.

Il profumo di Genova

Il pesto fatto con basilico genovese D.O.P è la colonna olfattiva della città. Ma anche un’ottima scusa per sedersi al ristorante

Con le trofie, i corzetti, i mandilli de saea, le trenette, i testaroli e fortunatamente anche nel minestrone, il pesto è tornato di moda anche nei menu. Cambiano i tipi di pasta fresca, ma quello che resta sempre è sua maestà il pesto. Perché quando ci si ferma in qualche trattoria o ristorante a Genova, potete star sicuri che tra le proposte alla carta un primo piatto a base di pesto lo troverete sempre. Fatto con il basilico genovese D.O.P, che “cresce nella tegghia e profuma le tue case”, come scriveva Camillo Sbarbaro nella sua poesia rivolta alla Liguria.

Da Prà al mercato
Nei dintorni di Genova la madrepatria incontrastata del basilico è sicuramente Prà, le cui colline a pochi metri dal mare hanno un clima ideale per sua crescita. Da Prà discende la definizione “genovese” del basilico. Se volete scoprire questa prelibatezza prima che diventi pesto, fate due passi al Mercato Orientale di via XX Settembre, nella city genovese, con i suoi banchi colorati e profumati. Oppure percorrete via Canneto il Lungo, nel centro storico, strada piena di negozi di frutta, verdura e appunto basilico.

Nel mortaio
La fine naturale del basilico genovese D.O.P. è nel mortaio (rigorosamente di marmo con pestello di legno di pero). Così vuole la tradizione, sopravvissuta alla modernizzazione e agli elettrodomestici. I “tritatutto” sono indubbiamente una comodità e non sempre si ha il tempo e la voglia di pestare nel mortaio, ma il vero pesto si deve ancora fare con la forza delle braccia. La differenza, del resto, si sente al sapore. A Genova, ogni due anni, si svolge il Campionato Mondiale del Pesto: a Palazzo Ducale con concorrenti in arrivo da tutto il mondo.

Piazza San Matteo

Il quartiere medievale dei Doria, gioiello architettonico a due passi da Piazza De Ferrari

Prima del Cinquecento, quando gli aristocratici genovesi decisero di crearsi il loro quartiere di rappresentanza in Strada Nuova (ora Via Garibaldi), ogni famiglia nobile aveva una zona di influenza, nel centro storico, che cresceva attorno ai loro palazzi patrizi. San Matteo è l’esempio meglio conservato del quartiere della famiglia Doria, che fece la storia di Genova. I Doria riscuotevano le imposte, pertanto scelsero San Matteo (l’ex- pubblicano del Vangelo, riscossore delle tasse), come santo protettore.

L’Abbazia e la piazza
A San Matteo, Martino Doria dedicò la chiesa del 1125, poi riedificata in stile gotico con il tipico bianco e nero della facciata. Successivamente, Andrea Doria ordinò un restyling degli interni, con affreschi di Cambiaso e del Bergamasco e copia della Pietà di Michelangelo eseguita dal Montorsoli. E’ proprio in questa piazza che potrai capire l’evoluzione di Genova dal Medioevo al Rinascimento: i portici di palazzo Lamba Doria del Duecento, gli archi gotici ancora visibili del porticato chiuso nel Quattrocento per guadagnare spazio, i sovrapporta rinascimentali e il cinquecentesco palazzo di Andrea Doria.

Una famiglia di principi e assassini
L’imbattibile principe Andrea Doria, che favorendo l’alleanza con gli Spagnoli fece la fortuna di Genova, non volle mai abitare in centro, preferendo la sua reggia, costruita fuori dalle mura (Palazzo del Principe). Si dice inoltre che in San Matteo, da secoli, si aggiri talvolta lo spettro di Branca Doria, “cacciato” all’Inferno fra i traditori degli ospiti da Dante, per aver fatto uccidere il suocero. Tenterebbe di entrare in chiesa, dove una colonna reca una macabra macchia di sangue.

Nelle stanze della storia

Palazzo del Principe, antica dimora di Andrea Doria tre le opere di Perin del Vaga e un giardino lussureggiante

Il “Principe” che dà il nome al grandioso edificio a ponente di via Balbi e accanto alla stazione ferroviaria, è Andrea Doria, il più grande dei condottieri di Genova Repubblica Marinara. Originario di Oneglia, guidò la città nel Cinquecento, in quello che venne definito “El Siglo de Los Genoveses”. Un palazzo bellissimo, ancora di proprietà della famiglia Doria Pamphilj, ma aperto al pubblico. Tante le opere da vedere a cominciare dagli affreschi di Perin del Vaga, il grande fiorentino allievo di Raffaello, che fu il più importante artista alla corte di Andrea Doria.

Il Palazzo tra passato e futuro
Tra le tante scoperte dell’ultimo restauro è stata scoperta, sotto affreschi ottocenteschi, la decorazione “a grottesche” della volta dello scalone d’onore e poi capolavori come il ritratto di Andrea Doria eseguito da Sebastiano del Piombo, “Andrea Doria in veste di Nettuno” attribuito a Bronzino, “Il trionfo di Andrea Doria”, “La dama in veste rossa” attribuito al genovese Bernardo Castello. Una parte del ricchissimo patrimonio tessile dei Doria è tornato ad essere esposto in Palazzo del Principe: la celebre serie degli arazzi raffiguranti la Battaglia di Lepanto contro i Turchi

Un giardino immaginifico
Il giardino, inaugurato all’inizio del terzo millennio, rappresenta un enorme balcone sul mare di Genova. Possiamo immaginare Andrea Doria e la sua corte a passeggio per i vialetti, davanti alle bellissime fontane e vasche. Chissà quante decisioni importanti sono state prese tra i fiori e le aiuole, che un tempo lambivano il mare. Tra le fontane in marmo, in buona parte ancor oggi conservate, la più imponente è la “Fontana del Nettuno” scolpita da Taddeo Carlone nel 1599.

La grande muraglia genovese

Un’imponente opera di ingegneria difensiva oggi unisce un parco a due passi dalla città

Il sistema delle fortificazioni genovesi costruite ed ampliate nel periodo compreso tra il Cinquecento e la metà dell’Ottocento, nelle giornate limpide, si delinea sulla corona dei monti che circondano Genova, con il profilo continuo e frastagliato delle cinte murarie, delle torri e delle masse imponenti dei grandi forti solitari. La cinta muraria si sviluppa in un territorio tra i più suggestivi e sconosciuti della Liguria, collegando i forti tra loro.

Il Parco Urbano delle Mura
Protetto dalle mura e dai forti, sulle alture, si sviluppa un magnifico luogo di incontro fra la città e la natura. Il percorso classico inizia dal capolinea superiore della funicolare (Righi) e prosegue verso i Forti Castellaccio e Sperone, a 450 mt. di quota. Già da qui la vista si apre su tutta la città e la natura è sovrana. L’escursione può continuare verso l’ottocentesco Forte Begato, che domina la Val Polcevera; o verso l’interno, per raggiungere il piccolo Forte Puin ed il magnifico Forte Diamante, posto a 660 mt. di quota, il più alto ed isolato del Parco.

Lungo i binari sulla cresta dei monti
È un pezzo di storia delle ferrovie storiche ‘isolate’, per un percorso unico con binari che si inerpicano sulle colline con pendenze del 45 per mille, non molto diverse da quelle del celebre treno delle Ande Peruviane. Il trenino di Casella, collegato al sistema di forti, parte dal centro di Genova e arriva nel cuore dell'Appennino dopo aver percorso lo spartiacque di tre vallate: la Valbisagno, la Valpocevera e la Valle Scrivia. Un itinerario tra il verde e gli antichi paesi: romantico e unico, come i vagoni che ancora ricordano lo stile del 1929, anno di inaugurazione di questa ferrovia a scartamento ridotto.

Creuze de ma

Alla scoperta dei segreti di Boccadasse, il più romantico borgo marinaro

“C’era una volta una gatta…” scriveva e cantava, guardando il borgo di Boccadasse, Gino Paoli. E quella gatta c’è ancora: sulla spiaggetta, lungo il porticciolo a secco, dentro i gozzi antichi. Mille gatti sono il ricordo, gli occhi, il simbolo di questo meraviglioso angolo di Genova. Il luogo preferito dagli innamorati e dagli inguaribili romantici. Non a caso Livia, l’eterna fidanzata del commissario Salvo Montalbano – personaggio creato da Camilleri - nella finzione letteraria abita qui. Spesso chi arriva da queste parti per la classica foto ricordo, non sa che ogni “creuza de ma” – e la memoria va a Fabrizio De Andrè - ogni pietra ha qualcosa da dire. Oggi è un luogo ideale per trascorrere una serata in uno dei tanti localini che si affacciano sulla piccola insenatura. Ce n’è per tutti i gusti, dal gelato da passeggio al ristorante stellato.

Indenne attraverso la storia
Dopo le grandi trasformazioni urbanistiche di fine Ottocento e inizio Novecento, miracolosamente rimane intatto solo il borgo di Boccadasse. Un centro marinaro antichissimo e simbolo di una vita in simbiosi con il mare. Inerpicandosi per le stradine profumate di salmastro e lastricate di ciottoli e mattoni, su fino a Capo di Santa Chiara, non si può non pensare agli chansonnier, non solo genovesi, che da Boccadasse sono stati ispirati.

Castelli e chiese
Sul borgo svetta la mole compatta nel neo-medioevale castello Turcke del 1903, precoce opera genovese di Gino Coppedé. Si ritorna alla piccola spiaggia e si ritrovano i gozzi colorati dei pescatori. Poi la chiesa di sant’Antonio, amatissima dagli abitanti: al suo interno è conservata una cassa processionale di Maragliano e molti ex voto marinari, testimoni silenziosi del tempo che passa e della devozione popolare.

Rubens vs Van Dyck

Un derby fiammingo a Genova, città dove sono numerose le opere dei due maestri

L’allievo e il maestro, 22 anni di differenza, la stessa patria di origine, le Fiandre, e un destino comune: Genova, al tempo capitale finanziaria e commerciale d’Europa. Due grandi artisti che giocavano in casa in una sorta di derby artistico della Lanterna. Ma la scherzosa competizione è solo nei nostri occhi. I due artisti erano amici e spetta solo a noi scegliere quale stile ci piaccia maggiormente.

Il precursore del Barocco
Rubens, uno dei maestri della pittura barocca a livello mondiale, fa la sua comparsa a Genova nel 1604 e con la città fu amore a prima vista. Il suo stile inconfondibile, le donne floride, atmosfere conviviali, le forme e il colore dei suoi tessuti, che sembrano veri. Puoi trovare i suoi dipinti nei musei genovesi (da Venere e Marte al Ritratto equestre di Gio Carlo Doria) mentre due si trovano alla vista di tutti, nella Chiesa del Gesù: “La circoncisione”, pietra miliare per la nascita della scuola di pittura barocca a Genova e “I miracoli di Sant’Ignazio”.

Il bell’Antoon
Van Dyck, bello e già famoso, arriva a Genova e trova le porte spalancate in quanto allievo prediletto di Rubens e intuisce subito ciò che desiderano gli aristocratici genovesi: autocelebrarsi. I nobili che se lo contendono vengono ritratti nella loro grandeur: abiti sfarzosi, eleganza, perle, ricami d’oro, tutto doveva dire al mondo la ricchezza dei vari Spinola, Balbi, Brignole Sale che potrai ammirare nei musei di Strada Nuova. Van Dyck sapeva entrare nella psicologia di ognuno e rendere con pochi tratti gli sguardi, ora intelligenti, ora maliziosi, ora malinconici. E uno di questi sguardi (Paolina Adorno) evidentemente gli rapì il cuore, visto che la loro storia d’amore proibita fece scandalo all’epoca.

Palazzo Reale e via Balbi

La strada dell’Università e della Galleria Nazionale con Van Dyck, Tintoretto, Guercino, Luca Giordano

A due passi da Principe, la stazione di Genova dove si trova la grande statua di Cristoforo Colombo, parte via Balbi, che vale un’attenta passeggiata. Qui si trovano edifici che fanno parte dei Rolli di Genova, cioè la lista dei palazzi di proprietà delle famiglie nobili, oggi patrimonio UNESCO e sedi di tante facoltà dell’Università di Genova. Per questo è la via più giovane della città, almeno stando all’età media di chi la frequenta abitualmente. Lungo il cammino si trova palazzo Balbi Durazzo, per tutti Palazzo Reale, perché fu acquistato dai Savoia. È sede di una delle due Galleria Nazionali della città.

Capolavori e Galleria degli Specchi
Tra i dipinti esposti nelle sale si trovano opere dei migliori artisti genovesi del Seicento, insieme a capolavori di Anton Van Dyck, Tintoretto, Guercino, Luca Giordano, Ferdinand Voet. Bellissima e unica è la Galleria degli Specchi, per la quale vennero presi come modelli d’esempio le gallerie dei Palazzi Colonna e Doria Pamphilj a Roma e la Galerie de Glaces a Versailles: oggi è una meraviglia dell'architettura e l'ambiente più scenografico del palazzo, utilizzato già dagli antichi proprietari della residenza genovese come sede di banchetti di eccezione, in occasione della visita di sovrani e ambasciatori.

Lavatoi nella city
Originalità assoluta di Genova è mettere in mostra tante diversità urbanistiche, molto vicine tra loro. Capita così che in via Balbi, a metà circa del percorso e dopo un così sontuoso palazzo, si incroci una piazzetta su cui si affacciano antichi edifici dai colori accesi e dei truogoli. È la piazza dei Truogoli di Santa Brigida, luogo fuori dal tempo, in cui si trovano ancora gli antichi lavatoi (truogoli) dove andavano le lavandaie.

Palazzo Spinola di Pellicceri

Una dimora-museo nel cuore del centro storico

Ci sono quadri che valgono un viaggio. Ci sono emozioni da provare in silenzio, in adorazione davanti a un capolavoro, anche se piccolo. Ti succederà nel palazzo che gli Spinola nel 1958 donarono allo Stato, ora museo: Palazzo Spinola di Pellicceria. Il quadro in questione è l’”Ecce Homo” di Antonello da Messina: la carica emotiva dello sguardo del Cristo non ti lascerà indifferente.

Il magnifico palazzo e la galleria nazionale
Edificato nel 1593 da Francesco Grimaldi, nel Settecento Maddalena Doria trasformò l’edificio in un palazzo di rappresentanza. E’ una delle dimore storiche genovesi meglio conservate, con arredi in barocchetto genovese, porcellane cinesi, tessuti e quadreria originali. Le decorazioni dei saloni sono opera di importanti frescanti della scuola genovese sei-settecentesca, tra cui spiccano Lazzaro Tavarone e l’autore della Galleria Dorata (una sorta di Versailles in miniatura) Lorenzo De Ferrari. Sono presenti i dipinti dei più grandi pittori genovesi dell’epoca quali Bernardo Strozzi, Valerio Castello, Gregorio De Ferrari, Domenico Piola e il Grechetto, oltre ad artisti lombardi, emiliani e napoletani. Importantissima è la presenza fiamminga, con maestri del calibro di Van Dyck, Joos Van Cleve e un Rubens da applauso con il suo ritratto equestre di Gio Carlo Doria.

Arredamento storico: una cucina genovese dell’800
Troverai anche una grande cucina ottocentesca con lavandini in marmo, montacarichi per le vivande collegato alla sala da pranzo, caldaia per l’acqua calda e uno spettacolare ronfò (tipica cucina genovese in muratura). Al piano terra le portantine, inaspettati quanto indispensabili mezzi di trasporto dei nobili nell’angusto centro storico.

La piazza sotto le stelle

Vita notturna, curiosità e incontri in piazza delle Erbe, cuore pulsante della movida

“Si cammina nella vita brulicante di questi profondi sentieri come in un mare, nel fondo nero di un oceano stranamente popolato”. E’ il poeta francese Paul Valery a offrire l’immagine più adatta di piazza delle Erbe, il cuore della città vecchia, dove si concentrano bar, ristoranti e botteghe artigiane. Attraverso i personaggi della piazza oramai conosciuti dagli habitué, studenti e persone di ogni età, prende vita e colore quest'angolo di cielo e di storia. Un pubblico eterogeneo accomunato dalla voglia di divertirsi, passeggiando tra i tavoli e davanti alle vetrine che da anni animano il cuore della piazza.

I luoghi dell'aperitivo e dell’incontro
Inizia dai locali, spesso diventati veri e propri cult per genovesi e turisti, il viaggio in piazza delle Erbe. Ogni locale offre una varietà di cocktail internazionali e di liquori locali. Il tutto accompagnato da un’atmosfera rilassante e ammiccante. Scendendo, sgomitando e dribblando tra le decine di frequentatori che tradizionalmente affollano i tavoli, i vicoli e l'ingresso, si possono sorseggiare cocktail, gustare piattini e birre artigianali, fare tanti incontri.

Dintorni imperdibili
Da piazza delle Erbe si parte per altre incursioni enogastronomiche, da via Porta Soprana, passando per via Canneto il Lungo e naturalmente puntando sul nuovo spazio dei Giardini Luzzati. Si svolta l’angolo e si arriva in via Ravecca, diventata in questi ultimi anni un’altra strada della movida e della ristorazione. Ma anche piazza Matteotti e Palazzo Ducale sono a due passi da qui, così come via San Lorenzo. In poche centinaia di metri, si incontra ogni genere di location e mille occasioni per godersi la meravigliosa atmosfera dei vicoli by night.

Shopping nella city

Via XX Settembre, via Roma, via Luccoli e il M.O.G. Divertirsi a fare la spesa

Ogni città ha il suo luogo deputato per fare “le vasche”. Via XX Settembre è sicuramente, in questo senso, la strada più adatta a chi vuole passeggiare, incontrare, fare due chiacchiere. Al sabato pomeriggio, se si vuole incontrare qualche vecchio amico o fare nuove conoscenze, i portici dell’antica via Giulia sono terreno ideale per ogni genere di meeting. Del resto, se via Roma è la strada delle grandi firme, Galleria Mazzini il salotto buono alle spalle dell’Opera e via Luccoli la via dello shopping nei caruggi, via XX Settembre resta la strada con la maggiore varietà di negozi.

Via Venti by night
Per la verità, negli ultimi anni, via XX Settembre ha perso un po’ di smalto per gli amanti delle ore piccole. L’exploit di Porto Antico ha un modificato le abitudini dei nottambuli. Recentemente, comunque, la strada è in ripresa e qualche locale interessante non manca di certo, lungo la strada o nelle vie più vicine. Per la ristorazione, immancabile è la segnalazione di Zeffirino, ambasciatore del pesto frequentato da tutti i vip passati da Genova (Clinton, Bush, Sinatra, Pavarotti, tanto per dirne qualcuno).

Il Mercato del sapore
Il Mercato Orientale in via XX Settembre è una piccola casbah genovese, dove il basilico incontra le spezie levantine e la carne chianina va a braccetto con le orate in mare aperto. E’ oggi molto di più di un semplice mercato in cui fare acquisti. Dal 2019 è stato inaugurato il M.O.G., dove i sapori venduti sui banchi di legno e di marmo, vengono lavorati e diventano preziosi piatti da gustare negli 11 corner gastronomici.

Sognando le Ande

La Ferrovia Genova-Casella, da quasi un secolo sulla cresta delle montagne

Un pezzo di storia delle ferrovie storiche isolate, per un percorso unico con binari che si inerpicano sulle colline con pendenze del 45 per mille, non molto diverse da quelle del celebre treno delle Ande Peruviane. Eppure, il trenino di Casella, oggi gestito da AMT, parte dal centro di Genova e arriva nel cuore dell’Appennino dopo aver percorso lo spartiacque di tre vallate. Un itinerario tra il verde e gli antichi paesi: romantico e unico, come i vagoni che ancora ricordano lo stile del 1929, anno di inaugurazione di questa ferrovia a scartamento ridotto. Il viaggio dura 55 minuti. Un lungo binario tra l’azzurro del mare e il verde dell’entroterra.

Il percorso dal finestrino
Si sale a bordo nella stazione genovese, a pochi passi da piazza Manin alle porte della città. Le rotaie attraversano i crinali e mantengono a lungo i passeggeri con vista sul mare. Nel primo tratto, seduti su carrozze bell’époque, si può godere di un panorama che arriva fino a Portofino. Il treno fischia ancora e si giunge alla stazione di Sardorella, immersa tra i castagni. Poi si risale a Sant’Olcese, tappa gastronomica ideale per gli appassionati del rinomato salame. Poi i vagoni continuano a zigzagare fra i prati di Busalletta, sfiorando i Roccioni di Molinetti, salendo ancora lievemente fino al valico di Crocetta d’Orero che immette in Valle Scrivia e dove nel 2021 è stato inaugurato il Museo Diffuso 24km della Ferrovia Genova Casella.

Trekking vista mare
Non lontano dalla stazione di Manin, si trova anche il capolinea superiore della funicolare di Righi: già da qui la vista si apre su tutta la città e la natura è sovrana. L’escursione può ora continuare verso l’ottocentesco Forte Begato che domina la Val Polcevera, o verso l’interno per raggiungere il piccolo Forte Puin ed il magnifico Forte Diamante. È il paradiso degli appassionati di trekking e MTB.

Il Museo dell’Emigrazione

In un luogo magico come la Commenda, si racconta una storia unica al mondo

Ospitato all'interno della Commenda di San Giovanni di Prè, il nuovo Mei – Museo Nazionale dell’Emigrazione Italiana – è l’ultimo nato tra i poli museali di Genova. Ripercorre - con documenti, audiovisivi, opere d’arte - la storia dell’emigrazione che è centrale nella storia stessa di Genova, città fortemente legata all’emigrazione: da qui sono partiti milioni di italiani diretti alle Americhe, all’Africa, all’Asia e all’Australia. Un museo in movimento, come suggerisce il tema del viaggio, quello che il visitatore intraprenderà tra le immagini e le storie dei milioni di italiani che hanno lasciato il nostro paese.

Da Genova al mondo
Dal porto di Genova, per un secolo, sono arrivati uomini e donne che lasciavano tutto – lavoro, casa, affetti – per intraprendere un viaggio senza ritorno. Le storie di vita dei migranti sono narrate attraverso fonti di prima mano, come le autobiografie, i diari, le lettere, le fotografie e attraverso i giornali dell’epoca. Anche la scelta della location, l’iconica Commenda di San Giovanni di Prè, edificio del XII secolo, è ricca di significato: essa è stata per secoli luogo di accoglienza e punto di passaggio di un’umanità in transito, dai pellegrini durante le crociate agli emigranti dell’Ottocento.

Il percorso espositivo
Il percorso si sviluppa su 3 piani, suddivisi in 16 aree costruite intorno alle storie di vita dei protagonisti dell’emigrazione: le esperienze dei singoli sono proposte al visitatore attraverso fonti primarie come le autobiografie, i diari, le lettere, le fotografie, i giornali, i canti e le musiche che accompagnavano gli emigranti. Documenti che si fondono in un'unica narrazione, che mostra il fenomeno migratorio nelle sue numerose sfaccettature e articolazioni.