A Santa Giulia di Lavagna, dove le pietre parlano
Un’associazione di donne tenaci e operose ha recuperato gli antichi sentieri dell’ardesia
Sai che nel Tigullio le pietre parlano?
Fino a poco fa tacevano, come tante, sepolte dal tempo e dall’abbandono. Ma era solo perché non avevano chi le ascoltasse. Quando tre donne caparbie hanno deciso di imparare la loro lingua, allora le pietre delle colline di Lavagna hanno comiciato a parlare, a raccontare la loro storia. E ora, nessuno le ferma più, arrivano da tutto il mondo per ascoltarle.
Le tre donne tenaci, innamorate di Lavagna e del suo immediato entroterra, sono Oenone Ann Lloyd, ex velista inglese e restauratrice accasatasi a Santa Giulia di Centaura, Paola, di origine umbra, pratica di mappe e cartine e Ilaria, manager toscana. Con tempo e pazienza hanno cominciato a recuperare i sentieri e le vie, quelli che portano alle cave, ma anche a orti, lavatoi, acquedotti e che un tempo la gente percorreva quotidianamente.
Il loro lavoro è subito piaciuto, oltre che alle pietre, agli stessi lavagnesi, soprattutto dopo il III Convegno Mondiale dei Paesaggi Terrazzati, promosso da ITLA – l’Alleanza mondiale per i paesaggi terrazzati – che nel 2016 fu un successo. Così al gruppo iniziale (dopo, purtroppo, la prematura scomparsa di Ilaria), si sono affiancate anche Anna, Laura e molti altri volontari, tanto da fondare l’Associazione Pietre Parlanti nel 2017.
“Queste sono le terre dell’ardesia – racconta Oenone – abbiamo scoperto che nelle zone intorno a Lavagna e Santa Giulia di Centaura c’era un tempo una rete di sentieri fittissima che la gente usava per spostarsi e che è stata abbandonata negli ultimi 50 – 60 anni. Così ci siamo messe testa bassa a recuperale. Ogni volta era una scoperta, venivano fuori dettagli, mulini e vasche che alimentavano i loro ingranaggi, pietre consumate di passi dalle portatrici di ardesia dalle cave o i muretti a secco, davvero particolari da queste parti, ne abbiamo riscoperto alcuni alti 6 metri tutti fatti con scaglie di pietra nera…”.
Un lavoro intenso, fatto di manualità per ripulire i sentieri ma anche di ricerca archivistica e antropologica:
“Abbiamo consultato antiche cartine della zona, ma anche ascoltato i vecchi, gli anziani del luogo. I loro ricordi a volte sono più precisi delle mappe più dettagliate. Anche il Comune ora si è accorto di noi impegnandosi economicamente. Il bello è che ora molti ci contattano per visitarle, da semplici escursionisti a liguri curiosi, ma la voce attraverso la nostra pagina Facebook sta correndo anche all’estero e sono frequenti i turisti stranieri, come alcuni giapponesi che abbiamo portato tempo fa”.
Ora cosa ne nascerà?
“Stiamo lavorando con guide escursionistiche per la messa in sicurezza e organizzare gite e trekking, speleologi ed esperti per l’attività mineralogica e presto realizzeremo un sito con alcuni percorsi specifici. Stiamo lavorando anche ad altri percorsi nel Tigullio, come il collegamento di Lavagna con il Cammino di Santa Giulia che da Livorno va a Brescia legato alla storia di Santa Giulia”.
Puoi indicarcene alcuni per scoprire questo territorio?
“Il percorso che parte dalla Basilica di Lavagna e attraversa la Valle dei Berissi, ricca di mulini, oppure l’ascesa al monte Capenardo da Cavi di Lavagna sulla collina di Sant’Anna per percorrere l’antica via delle cave di Ardesia”.