In Liguria c’è un agricoltore supereroe. A modo suo
Storia di Angelo Taranto che ha scelto di recuperare terreni incolti sulle alture di Andora e fondare un’azienda agricola biologica. La più piccola in Italia
La Liguria ha i suoi supereroi, i suoi Avengers che proteggono le colline. O meglio, forse, i Coppi delle vigne e i Bartali dell’uliveto, visto che parliamo di terreni in collina, strade in salita che pochi sanno scalare.
Angelo Taranto è uno di loro. Da 10 anni recupera terreni incolti o su cui è passato il fuoco, coltiva uliveti e vigneti nelle colline sulle alture di Stellanello, nell’entroterra di Andora, dove nessuno ormai sale più a lavorare. La sua è stata una scelta di vita, prima faceva il giornalista al Secolo XIX. Poi, un giorno, come ogni eroe, ha deciso di seguire la sua vocazione: coltivare i terreni dei suoi nonni a San Damiano, una piccola frazione di Stellanello, arroccata in Val Merula.
Angelo coltiva la terra a modo suo: con il tempo ha imparato la lingua della vigna, dell’uliveto e dei muretti a secco a cui vanno dedicati tanta fatica, tempo e pazienza per ottenere, chissà quando, qualcosa. Un principio tanto lontano dal mondo di oggi. Ma dalla voglia di salvare quei terreni e dalla necessità di vita sana e di buoni prodotti della terra è nata Meo Modo, (“a modo mio“) la sua piccola azienda agricola, la più piccola azienda biologica in Italia.
Suona strano, per un contadino ligure, sentirsi chiamare eroe, con la modestia e la riservatezza che ci contraddistingue. Ma Angelo ormai ci ha fatto l’abitudine: la “Meo modo” ha anche ricevuto un premio importante, l’Heroic Growing Oil Award, assegnato da un concorso internazionale organizzato da Lodo Guide ad aziende che si distinguono per l’impegno e la dedizione in un contesto particolarmente difficile.
Ma cosa significa davvero essere “eroico” per fare l’olio? Che serve l’Uomo Ragno per battere le olive?
“Significa, ad esempio, lottare contro i cambiamenti climatici – dice Angelo Taranto – qui ultimamente piove pochissimo d’estate e non c’è alcun acquedotto. Recuperare un terreno incolto da anni non è poi una cosa semplice, costa fatica. E qui intorno non c’è praticamente nessuno che ti può aiutare”.
Basta guardare le foto dei terreni di Angelo Taranto: stanno lì, appesi sul mare, in cima ad una collina, una strada brulla e sterrata per arrivarci, che quando piove si trasforma in un torrente.
Come si fa a coltivare in un luogo così difficile?
“La chiave sta nella quantità: poco ma buono, 600 alberi di olivo cultivar taggiasca e mezzo ettaro di vigna. Ma anche nella qualità: dal 2017 ogni pianta è certificata biologica (Icea) e in tutto il processo si eseguono rigidi controlli, nessun pesticida o diserbante e niente sostanze chimiche, fino all’imbottigliamento. Il vino, invece, è la mia passione: avevo un terreno con una bella esposizione, l’ho ripulito e ne ho fatto una vigna. Per ora il mio vino, “Cà di Papi” è poco ma buono, la vigna ha i suoi tempi, dall’impianto alla prima vendemmia possono passare anche 4 anni”.
Qualche amico “eroe” Angelo ce l’ha, basta scorrere il suo facebook: ad esempio c’è una foto con ”El Diablo”, il ciclista Claudio Chiappucci, l’eroe del Tour de France 1990. Sarà stata la salita dura per arrivare a San Damiano ad attirarlo o il buon vino?
Che progetti hai per il futuro?
“Vorrei puntare di più sul vino. Ho appena fatto la mia piccola cantina, ora vorrei che il mio pigato crescesse in modo sostenibile. Con le olive credo ormai siamo al limite di ciò che posso fare da solo”.