I 10 luoghi delle donne in Liguria
Ecco alcuni luoghi liguri che raccontanto storie in cui le donne sono protagoniste!
I luoghi di Blanca, Petra e Livia
Sono molte le serie tv girate in Liguria che hanno una donna come protagonista. La prima, tra le donne da fiction, è stata Livia Burlando, storica fidanzata del commissario Montalbano. Genovese di Boccadasse, grazie alla penna di Andrea Camilleri ha conquistato i lettori della saga letteraria prima e quelli della fiction televisiva poi, interpretata per la gran parte delle puntate da Sonia Bergamasco. Facendo conoscere Boccadasse, che peraltro lo stesso Camilleri amava moltissimo come ha detto varie volte nelle interviste. Ma negli ultimi anni sono state altre le donne protagoniste di altrettante fiction tv di successo che hanno fatto scoprire la città e la Liguria. Poi, in ordine di tempo, è arrivata Petra, intrepretata da Paola Cortellesi: molte le riprese di Genova dall’alto, della funicolare Zecca-Righi che Petra prende per recarsi da casa alla questura e viceversa. E poi soprattutto i vicoli, con i suoi dedali e i suoi misteri: nei quattro episodi della seconda stagione molti dei casi da risolvere sono ambientati tra i bui caruggi della città vecchia. Ultima – almeno fino a oggi – è Blanca, interpretata da Maria Chiara Giannetta, con i set per le nuove riprese della fortunata serie che hanno interessato Camogli e soprattutto Genova, tra piazza Matteotti, piazza San Matteo, piazza Fontane Marose e in centro, attorno alla fontana di piazza De Ferrari.
La Genova di Princesa, in piazza Don Gallo
La musica di Fabrizio De André ti porterà inevitabilmente nei vicoli e poi in piazza Don Gallo, da Princesa.
Princesa si chiamava in realtà Fernando Farias de Alburquenque ed era nato in un piccolo villaggio del Brasile. Fin da bambino è gracile e capisce di non essere un bambino come gli altri, per cui subisce ogni tipo di derisione dai suoi compagni. Troverà la sua vera natura fuggendo a Fortaleza e poi a San Paolo, nella vasta comunità di travestiti che si prostituiscono per sopravvivere alla povertà. I trattamenti ormonali e la chirurgia estetica lo rendono sempre più simile a come si sente, una donna, talmente appariscente e bella da convincere le altre a chiamarla “Fernanda a Princesa”.
Il suo trasferimento in Italia, a Roma, la salva dalle violenze della malavita, ma le crea problemi con la giustizia e si trova in carcere per il tentato omicidio della sua padrona di casa che aveva perduto tutti i suoi soldi. Uscita di prigione, arriva a Genova ospite di Don Andrea Gallo e lì conosce Fabrizio De André che scriverà la canzone che porta il suo nome. Oggi c’è una targa dedicata a lei in piazza Don Gallo, sede di Princesa associazione per i diritti delle transgender, che si batte contro la transfobia e l’omofobia.
A Rossi di Lumarzo: storia di Natalina Garaventa, mamma di “The Voice”
Partì a 7 anni da Rossi di Lumarzo come Natalina Garaventa, nata nel paese della Fontanabuona il giorno di Santo Stefano del 1897, per diventare Dolly Sinatra, la mamma del grande Frank Sinatra. Ma Natalina-Dolly, migrante per necessità, fu anche molto di più: diventò molto influente quando negli Usa decise di impegnarsi politicamente a fianco degli emigranti liguri nei Democratici del New Jersey. Ha usato la sua conoscenza dei dialetti italiani e il suo inglese fluente per tradurre per gli immigrati durante i procedimenti giudiziari, in particolare quelli relativi alle richieste di cittadinanza. Poi nel 1915 si sposò con il pompiere Antonino Martin Sinatra, un ex pugile siciliano di Lercara Friddi: non furono nozze facili, perché la sua famiglia si oppose e i due si sposarono in gran segreto e nel giorno di San Valentino in municipio. Nel 1919 si incatenò al municipio a sostegno del movimento per il suffragio femminile e fu sempre un punto di riferimento per tanti Italiani in cerca di riscatto. Donna coraggiosa non rinunciò mai a ricordare le sue origini liguri, di cu andava fiera. Il figlio, destinato a diventare “The Voice”, l’adorava e molto spesso si fidava solamente dei consigli della madre. A Lumarzo, in suo onore, c’è una targa a Rossi e ogni anno un evento dedicato alle origini Liguri di Sinatra, con cantanti e musicisti che si cimentano nei brani che lo hanno reso immortale.
Marguerite Duras e lo scoglio di Bocca di Magra
“Un grande scoglio bianco in mezzo al mare… piatto, bello come un palazzo. Uno scoglio staccatosi dalla montagna (le Apuane) al tempo delle prime spaccature del continente, quando il mare vi si è riversato sopra”. Così nel testo dell’opera teatrale “Savannah Bay”, Marguerite Duras ricorda il luogo magico della sua vita: Bocca di Magra. Qui la grande scrittrice, autrice e regista francese trascorse estate felici, qui ambientò il suo romanzo “Il marinaio di Gibilterra”; e a Bocca di Magra, ospite di Einaudi, la ricorda negli anni Cinquanta Inge Feltrinelli: «Marguerite passava tutte le estati a Bocca di Magra, con Elio Vittorini . Per lei l’Italia era Vittorini e Bocca di Magra era il suo paradiso». «Lo scoglio esiste davvero – rispose Duras a un giornalista – fa parte della mia giovinezza, di una vacanza della mia giovinezza, vicino a Sarzana, dove il fiume Magra finisce nel mare». Molto probabilmente il luogo reale è la scogliera che racchiude la spiaggia di Punta Corvo che è un luogo di rara bellezza; per raggiungerla bisogna scendere un ripido sentiero e centinaia di gradini naturali a picco sul mare. Marguerite a Bocca di Magra trovò anche l’amore nell’agosto del ‘46, quando Bocca di Magra si rivela il crocevia della sua vita sentimentale. Ancora nel romanzo “I cavallini di Tarquinia” del 1953 racconta di vacanze passate a Bocca di Magra.
La passeggiata Anita Garibaldi
La Passeggiata Anita Garibaldi di Genova Nervi è il luogo dove le genovesi vanno quando vogliono cominciare o finire bene la giornata. Le albe, da questo elegante lungomare sono emozionanti, i tramonti scenografici. Da una parte, a ponente, il Porticciolo di Nervi; dall’altra, a levante, i Parchi con le loro chiome verdi. Percorrila tutta fino a trovare la targa a lei dedicata e quella per la poetessa russa Marina Cvetaeva, geniale e sfortunata poetessa russa, che qui soggiornò da bambina, dal novembre del 1902 al maggio del 1903. Non è un caso che questo luogo, un tempo sentiero di pescatori e contadini, sia diventato una vera e propria passeggiata a mare intitolata ad una delle donne più importanti della Liguria e d’Italia, Anita Garibaldi, ovvero Ana Maria de Jesus Ribeiro, moglie di Giuseppe Garibaldi, conosciuta come “eroina dei due mondi”. I due si conobbero in Brasile durante una sommossa popolare e da allora lei lo seguì e partecipò a tutte le sue imprese, combattendo con lui fino alla tragica esperienza della Repubblica Romana, e a morire, stremata, durante la ritirata nei pressi di Comacchio il 4 agosto 1849.
A San Terenzo di Lerici, a casa di Mary Shelley
“ll luogo era troppo bello e non sembrava di questa terra: la lontananza da ogni forma di civiltà, il mare ai nostri piedi, il suo incessante mormorio…. Tutto invitava la mente a meditare su strani pensieri. Una sorta di incantesimo ci circondava”. Con queste parole Mary Shelley descrive, nel suo diario, la baia di San Terenzo di Lerici.
La scrittrice inglese, figlia del filosofo libertario William Godwin e di Mary Wollstonecraft, tra le prime a proclamare i diritti della donna, arrivò a San Terenzo nell’estate del 1822 assieme al marito, il poeta Percy Bysshe Shelley, alla sorellastra Claire Clairmont e a Edward Williams, esperto uomo di mare.
Percy aveva preso in affitto Villa Magni, una elegante villa ancora oggi sul Lungomare di San Terenzo, proprio di fronte al bagnasciuga. L’autrice di Frankenstein, l’antesignano dei romanzi gotici di fantascienza, vi trascorse ore liete, anche se la loro presenza non sfuggì ai locali che si scandalizzavano per le loro abitudini spudorate e nemmeno poté sfuggire a lungo dalle ire della famiglia di origine: Percy B. Shelley era infatti già sposato e la cosa non era ben vista da Godwin. Il soggiorno purtroppo finì tragicamente con il naufragio e la morte di Percy, l’8 luglio 1822.
Passeggiata dell’Imperatrice a Sanremo
Un tuffo nel sole di Sanremo, a due passi dal Casinò e dalla Chiesa Russa: la Passeggiata dell’Imperatrice è tra i luoghi da non perdere quando si visita la Città dei Fiori.
Ma chi è questa Imperatrice? Perché questo luogo è dedicato a lei?
Perché all’Imperatrice di Russia, Maria Alexandrovna, moglie dello dello zar Alessandro II, Sanremo e la Liguria di Ponente devono molto della loro bellezza e della loro immagine. Fu lei, dopo un lungo soggiorno a Sanremo, nel 1874, a donare una grossa somma per ornare la città delle palme che oggi la caratterizzano. Oggi il suo busto gode ancora il sole tra i palmizi del lungomare, esattamente come fecero lei e molti suoi connazionali alla fine dell’800, come il grande scrittore Lev Tolstoj o il musicista Čajkovskij e la grande comunità ortodossa che si innamorò della Riviera in quegli anni. In fondo alla passeggiata c’è un’altra statua che a Sanremo non poteva certo mancare: la Primavera.
Nell’orto di Clelia, a Villa Durazzo Pallavicini
Una scienziata nel Settecento? Qualcosa di raro, destinato a diventare un esempio come in effetti è la marchesa Clelia Durazzo Grimaldi, prima botanica donna, simbolo di emancipazione femminile, riconosciuta dalla comunità scientifica internazionale, allora composta da uomini. Alla città di Genova ha lasciato il bellissimo Orto Botanico inserito nel fantastico parco di Villa Durazzo. Alla scienza una raccolta di 550 opere scientifiche, di cui rimane solo il catalogo manoscritto alla Biblioteca Berio di Genova erbario conservato oggi al Museo di Storia Naturale di Genova. L’Orto Botanico, che ha è stato a lungo uno dei più interessanti d’Europa, nasce nel 1794 per volontà della marchesa stessa, considerata allora una delle maggiori botaniche d’Europa. Alla sua morte sia la villa che l’orto vengono ereditate dal nipote, Ignazio Pallavicini, cui si deve la costruzione dello spettacolare parco romantico unico al mondo. L’orto, inaugurato nel 2004, ha 4500 metri quadrati d’esposizione e circa 1500 specie coltivate. Sono presenti quattro grandi serre, una dedicata alle Palme ed alle piante utili tropicali (cacao, banano, ananas, tabacco, papaya), una dedicata alle piante acquatiche, una terza riservata alle felci ed una quarta, denominata per la forma serra “a trenino”, capace di ospitare una grande varietà di piante grasse, piante carnivore ed orchidee. Oggi, accanto all’orto botanico a lei intitolato, chiunque desideri immergersi nella bellezza può visitare il parco scenografico di Pegli, bellissimo in ogni stagione ma fantastico a primavera quando tra le fioriture c’è quella eccezionale del viale delle Camelie.
Simonetta Cattaneo, la donna più bella del mondo, sposa a San Torpete
La donna più bella del mondo nacque a Genova o a Portovenere, ma certamente si sposò per la prima e univa volta nel capoluogo, sotto le volte della chiesa di San Torpete, come ricordano gli archivi parrocchiali. Era il 1469 e la sposa, ancora sedicenne, non avrebbe immaginato quale sarebbe stato il suo destino: una vita breve e sfumata a soli 23 anni; ma l’immortalità grazie all’arte. Perché quella donna era Simonetta Vespucci (nata Cattaneo), che fu considerata la più bella del Rinascimento; di lei restò stregato Sandro Botticelli, che la volle come modella per i suoi celeberrimi dipinti “La Primavera” e “La nascita di Venere“, quadro che secondo alcuni esperti e storici dell’arte ha come sfondo il Golfo dei Poeti. A Firenze, dove trasferì con il marito Marco Vespucci, un cugino lontano del navigatore Amerigo Vespucci, fece innamorare moltissimo uomini e divenne probabilmente l’amante di Giuliano de Medici, che dopo la sua morte non amò più nessun’altra donna. Quando morì il 26 aprile del 1476 a soli 23 anni, Lorenzo il Magnifico le dedicò una poesia, mentre Sandro Botticelli chiese di essere sepolto ai suoi piedi Del matrimonio genovese in San Torpete, chiesa gentilizia nel pieno centro storico, si ricorda che Simonetta convolò a nozze alla presenza del Doge di Genova e di tutta l’aristocrazia cittadina. Oggi capita spesso di coppie che desiderano sposarsi proprio qui, dove convolò a nozze la più bella del mondo.
Triora: la verità sui processi alle streghe
Ci sono luoghi importanti per la storia della donna, anche se rappresentano un sopruso del potere subito dalla figura femminile. Triora è uno di questi, a causa dei famosi ma tragici processi per stregoneria avvenuti tra il 1587 e il 1589.
Borgo di tradizioni antiche e saperi ancestrali, Triora fu colpita nell’ultima parte del 1500 da una terribile carestia di cui vennero incolpate alcune donne. Le vittime erano spesso curatrici o esperte di medicina popolare accusate di compiere riti satanici e sabba demoniaci nella zona della Cabotina.
Si chiese l’intervento dell’Inquisizione e nel borgo si avviò una vera e propria caccia alle streghe che portò all’arresto di una ventina di donne. Tredici si dichiararono ree confesse e imprigionate nella Ca’ de baggiure la “Casa delle streghe”: ma le confessioni vennero loro estorte con la tortura. Una di loro, Isotta Stella sessantenne di nobile famiglia, morì poco dopo, mentre un’altra, disperata, morì gettandosi dal balcone. Con l’arrivo degli inquisitori da Genova, quattro donne vennero condannate al rogo mentre tredici vennero trasferite a Genova e imprigionate. Successivamente, il processo subì una revisione e il Doge genovese inoltrò domanda al Santo Uffizio per concluderlo. Il 23 aprile del 1589 la vicenda finì con un nulla di fatto e la liberazione delle donne imprigionate.
L’amore (quasi) perfetto di Tommasina Spinola a Genova
Si dice che l’amor perfetto sia quello a distanza. Oppure no? L’ultimo (e undicesimo) luogo racconta la storia di un amore nei caruggi di Genova.
A Genova, immersa nei vicoli appena lasciati il Porto Antico e l’Acquario, Piazza Banchi, trovi Piazza dell’Amor Perfetto. Qui abitava Tommasina Spinola, giovane esponente della nobiltà genovese che ad un ballo, nel 1502, incontrò Luigi XII re di Francia. Quei pochi momenti con il sovrano, di passaggio a Genova durante una delle sue numerose “guerre italiane”, furono fatali per il cuore di Tommasina, già moglie di Luca Battista Spinola: si innamora perdutamente del sovrano, ai tempi l’amore era quello platonico, puro, l’intendio in genovese, non necessariamente fisico, oggi si direbbe “virtuale”. Tommasina cedette per sempre il suo cuore a Luigi XII tanto che quando arrivò a Genova la “fake news” che il re era morto nella battaglia di Cerignola, lei ne morì di crepacuore. Informato dell’accaduto, Re Luigi XII, arrivato nuovamente a Genova, decise di vedere la casa dove Tommasina aveva esalato l’ultimo respiro. Da quel momento, quella piazzetta, nel cuore del centro storico, si chiama “Piazza dell’Amor Perfetto”.