Che cos’è un leudo? Storia di come si navigava una volta

Il leudo è un’antica imbarcazione una volta molto utilizzata nel Tigullio. Oggi il mondo è cambiato, ma ecco la storia di un leudo che riprende il mare e di come si navigava una volta

Sai che cos’è un “leudo”? Già la parola sa di Liguria, di mare, di tradizione.
A pronunciarla bene, soprattutto, perché c’è chi dice “lœidu”, chi “leûdo” (pronunciato /’løɪdu/), a Sestri Levante preferiscono chiamarli “latini”, poche miglia di mare verso levante, invece, a Riva Trigoso, li chiamano “rivenetti”. Il leudo è una piccola imbarcazione, usata una volta per il trasporto merci soprattutto nel Tigullio il cui uso si estinse negli ultimi decenni del Novecento.
Poteva trasportare vino, ma anche formaggio sardo, ardesia di Cogorno, ceramiche di Albissola, sale, sabbia o regine di Spagna, come Elisabetta Farnese, quando nel 1714 soggiornò a Sestri Levante per raggiungere il suo sposo Filippo V. Sembra un’altra era geologica, ma un tempo, almeno fino alla I G.M., in Liguria si preferiva trasportare le merci via mare anziché che su pesanti automezzi che intasano la costa. Ma nel secondo dopoguerra la concorrenza del trasporto su gomma confinò i leudi nella memoria e oggi ne restano pochissimi. L’ultimo leudo in grado di navigare è stato restaurato a cura dell’Associazione “Amici del Leudo – Aps” e varato con successo sulla spiaggia dei Balin di Sestri Levante, luogo storicamente destinato a questa operazione.

Per sapere qualcosa di più sui leudi, abbiamo parlato con Gian Renzo Traversaro, appassionato e storico degli “Amici del Leudo”.

Leudo
Leudo

Da dove arrivano i “leudi”?

“Si tratta di una imbarcazione tipica del Tigullio il cui uso può risalire al basso Medio Evo con l’avvento della vela latina, portata probabilmente dagli Arabi. Era pratica, concepita per poter essere varata ed alata sulle spiagge vista la mancanza di porti e la politica della Repubblica Genovese di non consentire altri porti in concorrenza con quello di Genova. Veniva usata come mezzo di trasporto commerciale per il piccolo cabotaggio”.

Quali sono le loro dimensioni?

“Dimensioni contenute, forma dello scafo affusolata per essere tirata in spiaggia, bolzone della coperta molto pronunciato, albero inclinato che si poteva usare anche come mezzo di carico e scarico e, soprattutto, armatura esclusivamente a vela latina. Tenevano bene il mare, tanto da consentire le navigazioni d’altura. C’è chi sostiene che qualche emigrante abbia utilizzato un leudo per andare in America…”.

Un antico leudo
Un antico leudo
Un leudo tirato in secca a Sestri Levante
Un leudo tirato in secca a Sestri Levante

Ma perché furono abbandonati?

“Negli anni ’50 e poi successivamente, con l’arrivo delle autostrade, i leudi si trovarono improvvisamente disoccupati. Il futuro andava da un’altra parte. Gli autotreni non temono la bonaccia e così per quelle imbarcazioni così agili e poetiche che punteggiavano il mare, cominciò un rapido declino. La motorizzazione di queste imbarcazioni non li aiutò: la concorrenza del trasporto su gomma era troppo forte. Così non ne rimasero molti. Alcuni, tirati in secca, persero per sempre il contatto con il mare.

Molti però sono stati restaurati e continuano a navigare nella memoria…

“Certo, anche se ci sono storie tristi, come il leudo “Felice Manin” spedito in America per le Colombiadi che si ruppe durante il viaggio o il “Domenica Nina” restaurato ai Cantieri Sangermani di Lavagna, ma poi affondato a Porto Lotti, nei pressi di Lerici. Un leudo lontano dall’acqua perde rapidamente la sua qualità, pochi, pochissimi sono in grado di navigare, l’ultimo di questi è il “Nuovo aiuto di Dio”.

La rievocazione dell'arrivo di Elisabetta Farnese
La rievocazione dell’arrivo di Elisabetta Farnese

Qual è la storia del “Nuovo aiuto di Dio”?

“Il “Nuovo aiuto di Dio” fu costruito a Sestri Levante, sulla spiaggia che allora arrivava a fianco alla chiesa di Santa Maria di Nazaret, luogo che già nel 400 era sede di tale attività. Fu varato nel 1925 in sostituzione del precedente “Aiuto di Dio” naufragato sulle secche toscane vicino a Grosseto perché il timoniere si addormentò durante una bonaccia. Era proprietà della famiglia Zolezzi e adibito al trasporto del vino”.

Come avviene il varo di un leudo?

“Il leudo viene portato a Sestri Levante, sulla spiaggia dei Balin. Poi cominciano le operazioni per il varo vero e proprio, con l’installazione di uno stallo di 20 – 30 metri sul fondale per permettere all’imbarcazione di raggiungere la giusta profondità e galleggiare correttamente. Una volta calato in acqua, un leudo penserà da sé a stare in mare, come hanno sempre fatto gli altri leudi in tanti anni.”

Restauro del leudo "Nuovo aiuto di Dio"
Restauro del leudo “Nuovo aiuto di Dio”

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