Ilaria Elvira Accame: la freccia savonese che ha debuttato a Parigi

Ai Giochi Olimpici 2024, la Liguria ha fatto il tifo anche per Ilaria Elvira Accame, freccia azzurra di Savona e talentuosa debuttante olimpica dell’Atletica Libertas Unicusano Livorno

“Chiudi gli occhi, ragazzo, e credi solo a quel che vedi dentro. Stringi i pugni, ragazzo, non lasciargliela vinta neanche un momento”, recita una delle poesie cantate più belle nate dalla penna di Roberto Vecchioni e, pensando alla protagonista di queste due interviste e al suo percorso sportivo, tali parole sembrano calzarle a pennello. Non avendo mai perso la speranza e la strada maestra nonostante i momenti più difficili e qualche “fisiologico” incidente di percorso, la promettente debuttante olimpica di Savona è infatti un esempio di come i sogni vadano sempre alimentati, soprattutto quando il vento non soffia nella direzione giusta.

A poche settimane dalla sua partenza da Parigi, la giovane atleta savonese ci ha raccontato così le sue emozioni e le sue sensazioni in vista dell’importante debutto ai Giochi Olimpici 2024:

Cosa rappresenta per te questo debutto olimpico?

Sicuramente questo debutto olimpico mi da tanta speranza e fiducia per il futuro dopo le difficoltà degli ultimi anni. Queste sono le prime stagioni in cui mi approccio ai 400 e spero che il mio debutto olimpico possa essere un trampolino di lancio per realizzare un qualcosa di ancora più grande. Oltre alla staffetta spero magari di poter correre anche individualmente.

Cosa hai provato dopo aver conquistato un posto alle Olimpiadi?

Quest’anno sono riuscita a centrare i due obiettivi principali che mi ero prefissata: correre agli Europei e alle Olimpiadi. Diciamo che dopo essere arrivata terza agli ultimi Campionati Italiani un po’ mi aspettavo di ricevere la convocazione, per quanto tutto potesse succedere prima dell’ufficialità. Anche la comunicazione ufficiale non è stata come uno di quei momenti “magici” tipico dei film, in quanto la convocazione era appunto già nell’aria. Nonostante ciò, non sono ancora riuscita a metabolizzare appieno ma penso che inizierò a rendermi conto di gareggiare alle Olimpiadi solo quando sarò lì.

Chi è la prima persona a cui hai detto della tua convocazione?

La prima persona a cui ho detto della convocazione ufficiale è stato il mio allenatore, una persona fondamentale che mi ha sempre supportato e mi ha permesso di arrivare fino a qui.

Cosa vuol dire per te rappresentare l’Italia, la Liguria e la tua città a livello internazionale?

Ho visto che gli atleti liguri convocati per le Olimpiadi sono stati numerosi e questo mi fa molto piacere. Sicuramente rappresentare l’Italia è sempre un’emozione che si amplifica se penso alla tipologia della mia gara. Correre una staffetta è infatti una responsabilità ancora più grande perché, oltre a dover dare il massimo a livello individuale devi farlo per tutte le tue compagne. A differenza di una gara individuale, sai quindi di doverti impegnare ancor di più perché le altre faranno lo stesso per te, sentendo così sulle spalle una responsabilità ancor maggiore. Essendo circa 8 o 9 convocate non sappiamo ancora chi correrà; tuttavia, già il fatto di essere stata convocata e di dover essere pronta a rispondere presente è motivo di grande orgoglio.

Chi è il tuo più grande fan?

Ti direi un po’ in generale tutta la mia famiglia. Penso infatti che i miei più grandi fan siano i miei genitori, mia sorella e il mio fidanzato.

Come mai hai scelto proprio questa disciplina sportiva e come hai iniziato?

Ricordo che un mio professore alle medie mi consigliò di iniziare a fare atletica dopo alcuni test motori. Avevo circa 15 anni quando iniziai a praticare uno sport che ho iniziato ad amare sin da subito.

Qual è stato il momento più bello della tua carriera finora?

Ti direi la vittoria del titolo italiano sui 400 metri Categoria Promesse. Anche in quel caso ero reduce da un infortunio e avevo preparato la gara in solo un mese senza sperare troppo in un risultato così incredibile. Sempre grazie al mio allenatore siamo invece riusciti a recuperare al meglio e a conquistare questo risultato. Non è stato un risultato scontato considerato che discipline come i 400 e gli 800 metri, rispetto ad esempio ai 100 metri, necessitano sia di una preparazione diversa e più dura durante l’inverno sia di tanta testa per portare a termine alcune particolari tipologie di allenamento pesante.

Hai mai affrontato un momento particolarmente difficile? Se si, come sei riuscita a superarlo?

Purtroppo in questo sport capita di affrontare tanti momenti difficili. Se dovessi trovarne uno in particolare ti direi la lesione al bicipite femorale al termine della preparazione invernale di quest’anno, a poca distanza dal cambio di allenatore. Naturalmente non si può correre con una lesione e non è facile capire i tempi esatti di guarigione per pianificare la ripresa degli allenamenti. Per questo ho vissuto un momento di crisi vedendo sfumare l’occasione di gareggiare e di continuare ad allenarmi per migliorare sempre più. Grazie alle terapie, al mio allenatore e alla mia famiglia sono però riuscita ad affrontare questo periodo e a riprendermi fisicamente e mentalmente, per quanto non sia stato un percorso scontato. Dopo circa un mese di stop non è infatti mai facile ritornare a certi livelli di intensità e preparazione fisica.

Qual è il tuo principale punto di forza e quale un punto debole su cui devi ancora lavorare?

Ti direi la testa e la tenacia, perché spesso quando sono stanca mi aiutano a portare a casa allenamenti particolarmente impegnativi. Per quanto riguarda invece quello debole, ti direi che a volte sono un po’ pigra.

Quanto dura la preparazione di un evento?

La preparazione invernale in vista della stagione di gara dura da settembre ad aprile. Nel mio caso, non mi allenavo per preparare le Olimpiadi ma per ottenere il miglior risultato possibile nei 400 metri. Speravamo ovviamente in una convocazione ma non era scontato, mentre penso che altri atleti più forti ed esperti preparino un evento così importante durante i precedenti quattro anni.

Cosa comprende la tua routine di allenamento?

I nostri allenamenti si aprono generalmente con il riscaldamento. Facciamo 3 o 4 giri di corsa lenta, una sessione di stretching dinamico, andature e poi iniziamo con il lavoro. Naturalmente l’intensità del riscaldamento dipende dalla tipologia di allenamento del giorno. Se dovessi dirti quali sono le sessioni più dure ti direi sicuramente quelle che combinano potenza e resistenza, perché ti portano praticamente allo sfinimento.

Hai un idolo o un esempio sportivo?

Un’atleta che ammiro tanto è Federica Pellegrini, perché è una donna molto forte e tenace che rappresenta un grande esempio per me e per tante altre persone.

Qual è il tuo sogno più grande (sportivo ed extra campo)?

Il mio sogno più grande è quello di ogni atleta: partecipare alle Olimpiadi. Sogno un domani di riuscire a farlo individualmente ma sono già estremamente felice di poter comunque competere ai Giochi Olimpici per la prima volta.

Pensi che il successo possa cambiarti oppure no?

Sinceramente no. Penso infatti che nulla possa cambiare ciò che sono. Sono una ragazza con i piedi per terre e sono convinta che se otterrò dei risultati positivi sarà merito di tutti i sacrifici fatti nel tempo.

Cosa consiglieresti ad un giovanissimo che si sta affacciando adesso al mondo dell’atletica e sogna di seguire il tuo esempio?

Gli consiglierei innanzitutto di divertirsi perché, trattandosi di uno sport abbastanza impegnativo, quando ci si diverte si può riuscire a fare qualsiasi cosa, ripagando tutti i sacrifici. Viceversa, senza divertimento ed entusiasmo non ha senso fare qualcosa, soprattutto se lo si fa controvoglia.

Il post Olimpiade

Al termine delle spettacolari Olimpiadi di Parigi 2024, la freccia ligure ci ha invece portato in un imperdibile e inedito viaggio dietro le quinte dei Giochi, dal villaggio olimpico alla pista di atletica, raccontandoci tutti gli sforzi e i sacrifici nascosti dietro ogni risultato sportivo:

Cosa hai provato al tuo arrivo a Parigi?

Beh, già all’arrivo all’aeroporto di Milano con la divisa della nazionale siamo state fermate da molte persone che, incuriosite dal nostro abbigliamento, volevano sapere dove fossimo dirette e cosa stessimo andando a fare. Un altro bel ricordo della partenza è stato il momento foto e autografi prima di imbarcarmi sull’aereo per Parigi con gli altri staffettisti.

Com’era invece il villaggio olimpico e quando hai realizzato per la prima volta di essere davvero alle Olimpiadi?

Una volta arrivate abbiamo ritirato l’accredito dopo aver mostrato quello che avevamo ricevuto a casa prima della partenza. Devo dirti che entrare e passeggiare per all’interno del villaggio con il badge ufficiale è stato davvero emozionante e mi ha permesso di realizzare per la prima volta che il mio sogno stava diventando realtà.

Un’altra cosa che mi ha colpito particolarmente è stata l’accoglienza che hanno riservato a noi atleti, per non parlare dell’organizzazione all’interno del villaggio. Camminare tra i palazzi delle diverse delegazioni nazionali, vedere così tanta gente in città e poter fare tantissime attività era semplicemente stupendo, come una vera e propria favola! Ad esempio, abbiamo passato molto tempo nella stanza ricreativa comune dell’edificio destinato all’Italia, creando dei ricordi che resteranno per sempre dentro di me tra tv e giochi da fare insieme.

C’è qualche altro atleta con cui legato particolarmente durante queste Olimpiadi?

Noi dei 400 metri siamo un gruppo molto coeso, per cui tendiamo a fare tutto insieme. Parlando più in generale, abbiamo passato la maggior parte del tempo con gli altri azzurri dell’atletica mentre non abbiamo avuto modo di star troppo con gli altri atleti. Ogni tanto mi è capitato di vedere azzurri di altre discipline nella zona comune, però al nostro arrivo in molti avevano già gareggiato ed erano ritornati in Italia. A seconda della programmazione, l’entrata nel villaggio olimpico era infatti prevista tre giorni prima della gara, mentre l’uscita era programmata all’indomani di un’eventuale finale. Per questo alla fine eravamo rimasti praticamente solo noi e le pallavoliste, anche se le abbiamo viste poi solo in aeroporto al ritorno.

Per quanto riguarda invece le avversarie, hai avuto modo di parlare con qualcuna di loro, di confrontarti oppure è stato tutto troppo veloce e non c’è stato modo?

No, in realtà non ne abbiamo incontrate molte. I diversi spazi del villaggio e la mensa erano veramente grandi, per cui mi è capitato di sedermi al tavolo più o meno con le persone che già conoscevo. Un altro fattore che ha reso meno frequenti gli scambi con atleti e atlete di altre nazioni è stato appunto il nostro tempo di permanenza. In 6-7 giorni non c’è stata infatti occasione di fare troppi incontri.

Se dovessi dunque raccontarmi le tue prime ore nel villaggio olimpico, cosa mi diresti?

Dopo aver ritirato l’accredito abbiamo ricevuto una welcome bag con due borracce, il telefono pieghevole della Samsung con il simbolo delle Olimpiadi sul retro, un gagliardetto dell’Italia, un beauty molto carino con la torre Eiffel e alcune spillette della nostra nazionale da scambiare con altre delegazioni per decorare il nostro accredito con più bandiere possibile. Grazie alla disponibilità e alle indicazioni dei volontari abbiamo poi fatto un giro del villaggio per scoprire le attività da fare e i diversi spazi disponibili. Era tutto così ampio da poterci rimanere una settimana intera senza mai annoiarsi. Essendo però arrivate abbastanza tardi a Parigi siamo andate direttamente a cena e poi a dormire.

Cosa prevedeva la tua routine olimpica e com’è stata la tua preparazione a poche ore dalla gara?

Il giorno prima della gara abbiamo trascorso l’intero pomeriggio nel villaggio insieme a tutte le altre ragazze che correvano la 4×4 o che erano state convocate come riserve. Dopo aver fatto merenda insieme ed esserci principalmente riposate, ci siamo poi accordate sull’orario di partenza durante la riunione tecnica, abbiamo cenato e siamo infine andate a dormire. Il mattino seguente ci siamo svegliate alle 7 e, dopo la colazione, siamo partite tutte insieme verso la pista per iniziare il riscaldamento e prepararci in vista delle batterie delle 10.40 circa.

Com’è strutturata e in cosa consisteva la tua alimentazione durante le Olimpiadi?

Ognuno di noi è seguito da un nutrizionista ed ha quindi la propria dieta. Anche se poi alla fine finiscono tutte più o meno per assomigliarsi, ciascuna varia a seconda delle proprie preferenze. Tutte escludiamo ovviamente dalla nostra alimentazione alcolici, dolci e altri cibi non totalmente sani e, anche se a me non pesa farlo, mi rendo conto che per alcuni e in alcune situazioni specifiche, come il sabato sera con gli amici, ciò può essere un bel sacrificio. Ad ogni modo, la nostra alimentazione comprende solitamente un piatto sano sia a pranzo che a cena. Per quanto mi riguarda, cerco di dividerlo in tre parti in cui la metà è composta da verdura mentre le restanti parti da carboidrati e proteine.

Tendo inoltre a variare durante la settimana la tipologia di proteine e carboidrati, puntando ad avere nel piatto tutte le fonti di nutrimento di cui ho bisogno. Ovviamente, oltre a questi due pasti principali giornalieri c’è la colazione: generalmente mangio uno yogurt, frutta secca, del pane o alcune fette biscottate. Durante la giornata faccio anche uno spuntino, prima del pranzo o prima della cena a seconda dell’allenamento e del mio fabbisogno energetico.

Avete fatto colazione prima di scendere in pista oppure no?

Assolutamente sì, con uova e pane. Mi rendo conto che in occasione di un impegno mattutino può esserci chi magari preferisce non mangiare; tuttavia, io sono abituata a fare colazione anche quando ho un allenamento o una gara, perché senza una fonte di carboidrati e proteine non mi reggerei in piedi.

Per quanto riguarda invece il sonno, seguite delle routine ben precise, dovete fare un certo quantitativo di ore oppure no?

Beh, sicuramente è importante dormire almeno 8 ore. Prima di correre una gara olimpica non è stato troppo facile addormentarsi ma penso sia normale!

Cosa ha significato per te gareggiare davanti a tanta gente in un evento così importante?

Ad essere sincera, è stato tutto talmente veloce da non concedermi neppure il tempo di avere un po’ d’ansia. Avendo avuto la fortuna di gareggiare quest’anno anche agli Europei di Roma, ero quindi già abituata a correre davanti a tanta gente, anche se a Parigi c’erano meno tifosi italiani rispetto a Roma. Nonostante ciò, mi è venuta la pelle d’oca quando sono scesa in pista prima delle altre per partire dai blocchi e ho visto lo stadio gremito. Alla fine ho cercato però di non guardarmi troppo attorno per non sentirmi come una formica davanti a tutti quegli spettatori provenienti da ogni parte del mondo.

Qual è l’emozione o il ricordo più bello del momento della partenza?

Sicuramente il momento in cui lo speaker ha pronunciato il mio nome. Ricordo di aver salutato il pubblico e di aver sentito dagli spalti un vero e proprio boato in risposta al mio saluto. Davvero tutto molto emozionante!

Ti è già capitato di rivedere la tua gara?

Sì. Non siamo molto contente di com’è andata perché ci aspettavamo di raggiungere la finale. Sapevamo che non era facile ma sicuramente era un obiettivo alla nostra portata, soprattutto dopo la prestazione di Roma sui tempi del record italiano. Nonostante ciò, bisogna essere consapevoli che le cose non vanno sempre come si desidera e che spesso non è facile per un atleta restare al top della forma per un periodo troppo lungo. Purtroppo, prima delle Olimpiadi di Parigi 2024 abbiamo avuto una stagione molto lunga e, parlando soprattutto del nostro sport, la forma massima di un atleta dura al massimo due o tre settimane, per cui cercare di mantenere questo livello fino alla fine non è mai scontato.

Al di là della normale delusione, è sembrato che molte interviste post-gara volessero sottolineare esclusivamente il nostro risultato “negativo”, senza pensare a tutto il lavoro, ai sacrifici e al “mazzo” che ci siam fatte per ottenere qualificazione e convocazione alle Olimpiadi. Ci è certamente dispiaciuto essere state alcune delle prime ad essere escluse in una mattinata in cui nessuna nazionale ha fatto tempi da record; tuttavia, può capitare anche una prestazione un po’ al di sotto delle aspettative, soprattutto quando arrivi da un’altra manifestazione in cui hai conquistato risultati importanti. Guardando i Giochi Olimpici nell’insieme, siamo riusciti comunque tutti a fare bene e a dare il nostro meglio in gara, anche perché nessun atleta scende mai in pista pensando di non dare il 101%.

Qual è il trucco per mantenere uno stato di forma ottimale quanto più a lungo possibile?

Il merito principale è dell’allenatore, perché è lui a programmare la preparazione nel modo migliore per arrivare in forma ad una gara o nel periodo più importante della stagione. Riuscirci non è però sempre facile. Quest’anno, ad esempio, ci siamo preparate principalmente per gli Europei e, successivamente, ci siamo sottoposte ad una nuova fase di carico per cercare di arrivare alle Olimpiadi al top della forma. Nonostante ciò, non è stato facile ritornare ai livelli pre-Europei.

Da un punto di vista più tecnico, quali spunti di crescita ti hanno lasciato i Giochi Olimpici e quali sono i tuoi futuri obiettivi?

Dopo aver partecipato ad una manifestazione del genere la tua fame sportiva e la voglia di gareggiare diventano sempre più grandi. Non so come spiegarti… vorresti fare sempre di più e ottenere risultati via via più importanti senza fermarti mai. Una volta portate a termine le ultime gare della stagione scopriremo i prossimi impegni con la staffetta e inizieremo a prepararci per la prossima manifestazione di spessore, dando la nostra disponibilità per i raduni e gli impegni che ci aspettano nel 2025.

Qual è il trucco per mantenere sempre viva questa ambizione?

La cosa più importante è avere un obiettivo che sia allo stesso tempo raggiungibile ma non troppo semplice da centrare, così da non correre il rischio di adagiarsi troppo sugli allori. Una sfida più avvincente riesce infatti a motivarti, soprattutto se sai di avere tutte le carte in regola per farcela, mentre se non hai un obiettivo rischi di allenarti senza avere stimoli abbastanza forti. Naturalmente se dovessi pensare di migliorare il mio tempo di tre secondi dall’oggi al domani non potrei mai riuscirci. Per farcela dovrei invece continuare a lavorare sodo, avvicinandomi all’obiettivo uno step alla volta, senza fretta.

Come si struttureranno quindi questi ultimi mesi del 2024?

Quando sono tornata in Italia ho preso qualche giorno di riposo in cui non mi sono allenata, dopodiché la settimana successiva ho ripreso ad allenarmi, sottoponendomi ad una nuova piccola fase di carico in vista delle gare di settembre. Come già detto in precedenza, deciderò poi con il mio allenatore come strutturare la preparazione invernale siccome quest’anno potrebbe esserci la possibilità di partecipare agli Europei o ai Mondiali di atletica indoor.

Per noi atleti liguri è però un po’ più scomodo preparare eventi di questo tipo siccome non ci sono piste indoor in Liguria. Dovendo fare ogni volta tanta strada per raggiungere quelle più vicine, anche 5 o 6 ore di macchina, dovremo dunque valutare bene una nostra eventuale partecipazione. Per prepararsi ad una gara indoor serve inoltre del tempo per abituarsi a correre su tracciati con curve paraboliche più strette che rendono complicato il mantenimento di una velocità sostenuta. Anche la dinamica di gara cambia rispetto all’outdoor, basti pensare che una pista indoor misura 200 metri, per cui per correre nei 400 è necessario fare due giri e dosare le energie in maniera differente.

Detto ciò, nel caso in cui dovesse valerne la pena, la nostra preparazione per queste importanti competizioni indoor potrebbe essere di due tipologie: la prima fino alle gare indoor, seguita da un periodo di scarico e, dopo la gara, da una pausa di 4-5 giorni per ricaricare le batterie e ripartire con un nuovo carico in vista delle outdoor; la seconda, invece, consisterebbe in una preparazione più lunga fino a maggio/giugno, con una fase di scarico per iniziare a gareggiare in estate.

Quale delle due preparazioni è meno pesante per te?

Non mi piacciono molto le indoor, per cui preferisco una preparazione lunga come quella fatta quest’anno per arrivare a gareggiare in estate alle outdoor. C’è però chi preferisce staccare un attimo da una preparazione così dura e pesante, facendone una metà per poi staccare un po’ la spina e ricominciando dopo una prima serie di gare in vista degli obiettivi successivi. Presto capiremo cosa fare, perché avere la possibilità di correre un Europeo o un Mondiale indoor è comunque un’occasione importante che non capita tutti i giorni.

Detto ciò, penso che la chiave del successo sia allenarsi e vivere questo sport in totale serenità perchè se non ti piace ciò che fai non ha senso continuare a farlo. Senza dubbio la vita di un atleta prevede numerosi sacrifici e momenti particolari; tuttavia, cerco di affrontare ogni nuova giornata con il sorriso e con quell’entusiasmo che non mi fa mai pesare nulla.

Dulcis in fundo, com’è stato quindi il tuo rientro a casa?

Sono stata trattata come una vera e propria principessa per giorni! Tutti erano molto contenti e orgogliosi di me e, tra le varie torte, i festeggiamenti e i regali ricevuti è stato quasi più bello ritornare a casa che essere alle Olimpiadi. Scherzi a parte, è stato molto bello ricevere un’accoglienza così calorosa ed aver festeggiato con i miei cari, dalla mia famiglia a quella del mio fidanzato, e con tutti gli amici e le persone che mi hanno seguito e sostenuto durante i Giochi. Devo dire di essere stata molto fortunata anche in questa occasione perché, se non hai nessuno con cui festeggiare un’esperienza così bella rischi che quanto fatto perda un po’ del suo significato. È infatti un’emozione unica sapere che chi ti vuole bene è felice per te, soprattutto dopo averti supportato e vissuto con te tutti i sacrifici e gli sforzi quotidiani.