7 storie da paura nei borghi liguri

Spettri, streghe, fantasmi… nei borghi liguri ne trovi tantissime. Ecco sette storie da paura per la notte di Halloween

Storie di streghe a Triora e nel ponente ligure

Triora, piazza della Chiesa
Triora, piazza della Chiesa

Il borgo di Triora, nella misteriosa e antica Valle Argentina, è famoso per il processo che subirono alcune donne tra il 1587 e il 1589 per fatti di stregoneria. Forse si trattò di antichi riti pagani o di pratiche medicina popolare che sopravvivono tuttora, ma l’irrazionalità collettiva portò alcune ragazze ad essere accusate di malefici, pestilenze, furti di bestiame e rapimenti di bambini, creando il più importante processo per stregoneria del XVI secolo. Molte delle imputate confessarono sotto tortura e vennero incarcerate, alcune morirono. Gli atti del processo e i documenti storici sono conservati nel Museo di Triora Etnografico e della Stregoneria.

A Triora ancora oggi esiste il luogo in cui le streghe (o meglio, le “bàzure, come le chiamano qui) si riunivano per i loro sabba demoniaci: la Cabotina, poco fuori del centro storico. Ma in tutto il ponente ligure le storie legate alle streghe sono molte.  In Valle Argentina assieme alle tradizioni di medicina popolare, sopravvivono storie e racconti legati alle forze del male e alle streghe.

A Molini di Triora, piccolo borgo ai piedi della salita per Triora, non è strano udire rumori strani o passi nel buio. Qualcuno si sente accarezzare la mano quando entra in una stanza e tocca l’interruttore della luce. Sarebbe una strana vecchina a farlo, regalando soltanto un lungo brivido e niente più… Ad Andagna, le streghe si radunavano cantando “Vola, vola mignattun – che tra en unra mi ghe sun”, mentre a Costarainera, sulle colline verso Imperia, la leggenda dice che le streghe di notte si trasformavano in uccellacci per volare fino all’isola Gallinara.

A Ventimiglia si crede ancora oggi che la “Pria Margunaira”, uno degli scogli davanti al borgo medioevale, fosse opera delle streghe.


Il Fantasma del Castello della Lucertola ad Apricale

Apricale e il Castello della Lucertola
Apricale e il Castello della Lucertola

Ad Apricale, si dice che al Castello detto della Lucertola, del X secolo, ci sia un fantasma.

Sarebbe la bellissima contessa Cristina Anna Bellomo (1861-1904), che visse nel maniero a cavallo tra il 1800 e il 1900. La sua vita ricorda un po’ quella delle principesse delle fiabe ma purtroppo senza il tradizionale lieto fine. Stando a quanto riportato da documenti, la contessa nacque nel 1861 da una famiglia molto povera. Si sposò giovanissima con Giobatta Pisano, detto Battilosso, ma trasferitisi a Nizza, stupenda città della Costa Azzurra, Cristina fu abbandonata dal marito che, nel tentativo di sottrarsi ai gendarmi che lo ricercavano perché coinvolto in fatti illeciti, scappò in America.

Dopo una vita avventurosa, la contessa convocò il marito, Giobatta Pisano, ad Apricale, per discutere circa le modalità di scioglimento del loro vincolo. Forse abbagliato dalla sua, magari dopo un’accesa discussione, il Giobatta uccise Cristina Anna Bellomo, suicidandosi subito dopo: oggi come allota un femminicidio ingiustificato. Era 30 maggio 1904: a soli 43 anni perdeva la vita, uccisa dalla furia omicida del consorte, Cristina Anna Bellomo “Contessa della Torre”.


Bardineto, la leggenda del Buranco, la porta dell’Inferno

Grotte di Toirano
Grotte di Toirano

Sulle alture di Bardineto ci sarebbe una delle porte dell’inferno. Il torrente Varatella, in alcuni suoi punti origina in voragini paurose. Lì prende nome di “Buranco” come pure in altre località nel territorio di Bardineto chiamate “Buranchetto” o “Buranchino” . Il complesso fa parte del gruppo delle Grotte di Toirano, una delle meraviglie del sottosuolo della Liguria e del mondo. Per la particolare conformazione di queste depressioni, con le pareti circolari a scalini regolari, esattamente come Dante Alighieri descrisse l’inferno, si crede che questi luoghi siano porte dell’aldilà.

Un tempo, un gruppo di cacciatori volle provare a verificare la cosa. Uno di loro venne legato con una corda e si fece calare giù nel burrone. Tornò su con i capelli bianchi e invecchiato dal terrore. Si racconta anche di avvistamenti in zona di strani personaggi dalle corna caprine. Molti di questi racconti sono stati riuniti nei libri di uno scrittore locale nella fine dell’800, Baccio Emanuele Maineri, traduttore di alcune novelle di E. A. Poe, chiamato “Il Poe d’Italia”.


Genova: il fantasma della vecchina di vico Librai

Genova Porta Soprana
Genova Porta Soprana

A Genova, nel centro storico, nei pressi di Porta Soprana, vicino alla Casa di Colombo, si aggirerebbe una signora anziana che molto gentilmente, chiede ai passanti indicazioni per raggiungere casa sua in Vico dei Librai. Ma quel vicolo non esiste più da anni: venne demolito con tutta la zona di Madre di Dio. Un passante che le chiese alcuni spiccioli, ottenne dalla signora addirittura una banconota. Ma erano 100 lire del 1943. Si dice che quello sia il fantasma di una donna di nome Maria Benedetti, uscita di casa nel 1944 per fare la spesa ma colpita da un malore e morta ai piedi di un portone. Ridestatasi dopo molti anni, non riconoscendo il suo quartiere, ha cominciato a vagare e chiedere alla gente dove fosse casa sua…


La strega di Campo Ligure

Campo Ligure
Campo Ligure

Nel cimitero di Campo Ligure, al calar delle tenebre, si può incontrare la famigerata strega senza testa: costei, noncurante di chi la osserva terrorizzato, continua a esercitare le sue arti malefiche contro coloro che l’hanno giustiziata e in quel cimitero non le hanno dato quella sepoltura cristiana che evidentemente riteneva di meritare. Infatti, pare sia stata gettata in una fossa comune a faccia in giù (per evitare che potesse tornare, espediente evidentemente non riuscito) dove venivano seppelliti i maiali e gli animali in genere.


Lerici e lo spettro di Shelley

Lerici
Lerici

La storia di Percy Bysshe Shelley uno dei più importanti poeti romantici inglesi è un mistero ancora oggi. Lui e la moglie, Mary Shelley (figlia dell’anarchico William Godwin e autrice di “Frankenstein”), si stabilirono a villa Magni di Lerici nell’aprile del 1822. Attorno a loro si formò una piccola comunità di artisti e intellettuali, i cui componenti trascorrevano giornate dedite all’amore libero, alla letteratura, alle passeggiate, alle gite in barca.

In quell’estate, Percy ha in programma un viaggio a Livorno con la sua barca, la Ariel, goletta cui aveva dato il nome del folletto buono della Tempesta di Shakespeare. Mary lo avrebbe atteso a Villa Magni che i locali, un po’ per superstizione, un po’ per le abitudini scandalose degli occupanti, chiamavano “la casa del diavolo”, Ma l’attesa fu carica di preoccupazione: la scrittrice avrebbe avuto dei brutti sogni premonitori e il giorno prima aveva sognato un morto sotto un velo bagnato dall’acqua.

Il 1° luglio Shelley partì, incontrò i suoi amici, ma al ritorno, a dieci miglia da Viareggio, l’8 luglio, l’Ariel fu sorpreso da una terribile tempesta e affondò. Nessuno a bordo sopravvisse. Il corpo di Percy Shelley fu  ritrovato solo dopo dieci giorni. Molte delle ammiratrici di Shelley giurarono di aver visto il suo fantasma emergere dalle onde. Il mistero del naufragio di Shelley è ben raccontato nel libro “La casa delle onde” dello scrittore ligure Giuseppe Conte.


Le vittime dei briganti di Passo Cento Croci a Varese Ligure

Passo Cento Croci, Val di Vara
Passo Cento Croci, Val di Vara

Il Passo di Sentu Cruxe (Cento Croci) è un valico che si trova a 1055 metri sul livello del mare e congiunge tramite la strada statale 523 il comune di Varese Ligure con quello di Albareto. Il nome del Passo pare che derivi da leggende che narrano le infauste gesta di un gruppo di briganti che commisero efferati delitti travestiti da frati: cento furono le vittime fra religiosi e viandanti laici, da qui il nome del valico. Al Passo delle Cento Croci, e c’è ancora chi giura che nelle notti di tempesta fra queste valli si vedano i fantasmi e si sentano ancora riecheggiare i lamenti di quanti, in quei luoghi, persero ingiustamente la vita.