Genova: 5 luoghi del Risorgimento e di Mameli
Genova e dintorni
Nei luoghi di Genova in cui è passata la vita di Goffredo Mameli, autore del "Canto degli Italiani" diventato inno nazionale italiano Genova, città dell'inno nazionale: qui nacquero i suoi autori Goffredo Mameli (parole) e Michele Novaro (musica) e qui venne eseguito per la prima volta i 10 dicembre 1847. Ecco un piccolo itinerario di luoghi legati alla storia del Risorgimento italiano.
Le tappe
La chiesa di San Donatoil Museo del Risorgimento
via Garibaldi
il Santuario di Oregina
la statua di Balilla
La chiesa di San Donato
Genova dopo Napoleone ribolle di idee rivoluzionarie, repubblicane, patriottiche. Ogni quartiere contribuisce alla causa mazziniana e anti-restaurazione. Le chiese registrano i battesimi di neonati che diventeranno eroi per la causa nazionale. L'archivio della di San Donato custodisce l'atto di battesimo di Goffredo Mameli, il patriota a cui si deve l'inno d'Italia. L'atto è datato 5 settembre 1827. Mameli muore nella resistenza della Repubblica Romana, nel 1849. La cappella di San Giuseppe custodisce l'opera più rilevante tra quelle conservate nella chiesa, il trittico a sportelli del fiammingo Joos van Cleve; una delle opere più importanti nel patrimonio cittadino.
Il Museo del Risorgimento
Non lontano si trova il Museo del Risorgimento dove si trovano tanti cimeli e il più celebre ritratto di Goffredo Mameli, dipinto da Domenico Induno. Il museo di via Cairoli conserva ed espone un ricco patrimonio storico e artistico attraverso il quale rivivono le figure simbolo del Risorgimento: Giuseppe Mazzini e il movimento repubblicano e democratico; Giuseppe Garibaldi e le Camicie Rosse; Goffredo Mameli e l’Inno d’Italia. il cospicuo patrimonio storico, artistico e documentario conservato nell’istituto si è venuto formando per donazioni e acquisti già a partire dal XIX secolo. Dipinti, stampe, manifesti, sculture, documenti, fotografie, divise, armi, bandiere e cimeli coprono un arco temporale che travalica la stretta cronologia risorgimentale, e dal XVIII secolo giunge fino al secondo conflitto mondiale e alla Liberazione.
Via Garibaldi
Nella strada più importante della città, sede di molti Palazzi dei Rolli Patrimonio Unesco, si trovano alcuni luoghi mameliani, come Palazzo Angelo Giovanni Spinola, dove viene ambientato nella fiction tv la scena del ballo iniziale, quello in cui Goffredo Mameli incontra la futura fidanzata Geronima Ferretti Qui si trovano anche palazzo Bianco e Palazzo Lomellino, dove si sono girate altre scene e che sono certamente da visitare. Sono luoghi unici che il giovane Mameli aveva nel cuore e che oggi rappresentano un punto di riferimento per chi vuole conoscere la città.
Il Santuario di Oregina
Il Canto degli Italiani debuttò pubblicamente il 10 dicembre 1847 a Genova quando, sul piazzale del santuario di nostra Signora di Loreto del quartiere di Oregina , fu presentato alla cittadinanza in occasione di una commemorazione del centenario della rivolta del quartiere genovese di Portoria contro gli occupanti asburgici durante la guerra di successione austriaca. Nell'occasione, venne suonato dalla Filarmonica Sestrese, all'epoca banda municipale di Sestri Ponente, davanti a molti di quei 30000 patrioti provenienti da tutta Italia che erano convenuti a Genova per la manifestazione. Il luogo merita una visita, anche per godere di un bellissimo panorama sul centro storico e sul porto.
La statua di Balilla
Mezzo secolo prima della nascita di Mameli, Genova aveva già vissuto un moto indipendentista legato a Giovan Battista Perasso, detto Balilla, una popolare figura storica della Genova del Settecento. La reale identità del ragazzo che infiammò gli abitanti di Portoria incitandoli alla rivolta rimane ancora oggi dubbia. In lui viene identificato il giovane da cui il 5 dicembre 1746 prese le mosse - con un motto divenuto celebre: “Che l’inse?” (“Comincio?” o, secondo altre traduzioni dal genovese antico, “Chi comincia?”) - l’insurrezione contro gli occupanti austriaci. Balilla così lanciò il primo sasso e una pioggia di altri sassi venne scagliata sugli invasori austro piemontesi che furono costretti ad abbandonare il mortaio e a darsi alla fuga. In cinque giorni si concluse l’occupazione. Oggi nella zona, accanto al Tribunale, c’è la statua dedicata al Balilla.