Downhill sul Monte Bignone
Ho sempre visto come “ordinario” il passaggio in casa mia di famosi corridori, e quando veniva organizzata la storica Downhill di Sanremo, questa mi coinvolgeva al punto che la vedevo quasi come un evento mio, che mi apparteneva.
Ormai tutti chiamano quel sentiero ‘La Downhill’, viene naturale visto il continuo susseguirsi di piloti delle più disparate nazionalità che affrontano spesso giorni interi di viaggio, per raggiungere questo tracciato di fama mondiale. Certamente ha subito molte modifiche, dovute all’erosione del tempo e talvolta dalla necessità di variare per “restare al passo” con la tipologia dei sentieri moderni: più veloci, più ritmici e più tecnici, ma in fondo resta sempre la stessa pista, quella che ha visto le vittorie ai tempi d’oro di Vouilloz e Barel, piuttosto che gli innumerevoli allenamenti di Gee Atherton, Danny Hart, Greg Minnaar, Steve Peat e tutti gli altri che vi vengono in mente.
Su quel sentiero ho passato la maggior parte degli allenamenti, ed ogni volta che ci giro, nonostante tutti gli sforzi che io possa impiegare, sento che non è abbastanza, non può essere abbastanza per mettermi in confronto con quei piloti che ammiravo da piccolo, quelli che hanno scritto la storia della downhill di oggi. È una sorta di sesto senso quello che viene attivato, si percepisce che quel tracciato ne ha visti tanti di allenamenti e tanti riders che hanno portato al limite il proprio fisico e la propria bicicletta, e non si può resistere al desiderio di spingere oltre le proprie capacità. .