Raduno “cicloescursionistico”: Cinghialtracks

Salto di nuovo in bici dopo mesi passati senza respirare quest’aria frizzante di casa, senza vedere questi colori vivi ed il profumo di sottobosco. Mi inerpico su una traccia immersa nel bosco che fagocita il sole e che mi lascia pedalare in una piacevole ombra. Dimentico il traffico, il caos, lo stress urbano e i problemi quotidiani respiro a pieni polmoni. Su queste rampe severe non c’è spazio per altro che per il cuore in gola e le gambe che bruciano, mentre la catena scivola rapida sul cambio. Uso il “rampichino” e salgo…salgo…fino ad arrivare alla maestosità della faggeta.

Non ci incontriamo da troppo tempo.  Mi mancava il suo silenzio, il sottobosco quasi assente, formato solo da foglie, felci e muschio, illuminato da rari lampi di luce.
Continuo su una magnifica traccia in saliscendi e sale l’adrenalina. Guido e mi faccio guidare, mi infilo piegando nelle curve, sento le gomme che si aggrappano alla terra, ad ogni curva scodo rabbioso come se fossi un animale selvatico, tutt’uno con la mia mountain bike.

L’aria si fa più fresca e frizzante mano a mano che conquisto la cima, il vento fresco degli appennini si mischia alle tiepide correnti del Mediterraneo, e una natura confusa fa nascere sprazzi di macchia mediterranea a fianco di faggi ed abeti.
La quiete è rotta solo dal rumore delle ruote che scorrono veloci sul sentiero e dal saltellare della catena.

Attraverso monti selvaggi che mi si aprono alla vista quando arrivo a Cascina Miera. Da lì abbraccio un orizzonte infinito che va dal bianco candido delle cime alpine all’azzurro intenso del Mar Ligure. Mi soffermo sul possente spartiacque alpino e scruto lontano, per cercare il profilo della Corsica nel blu e della Superba Genova a oriente. Sopra di me i falchi volano leggeri e maestosi. Sono io da solo, immerso nel verde e con il blu del mare di fronte. Continuo la mia strada, a cercare le tracce del primo grande volo dell’Aquila napoleonica; vestigia di un passato lontano e glorioso. Mi butto a capofitto nel solco delle storiche trincee, due caprioli mi attraversano la strada scappando, riesco ad andare veloce, parallelo a loro per pochi secondi ammirandone la grazia.

Dal Bric del Tesoro proseguo verso la valle e vado a cercare tracce più tecniche, per sollecitare il fisico e liberare l’anima. Entro in sentieri neri, formati da terra e antiche tracce di carbone. Su questa linea nera, stretta tra margini di erba verde brillante e foglie secche scendo veloce su curve strette e salti…mi sento anche io agile e leggero come un cerbiatto.
Sono una cosa sola con la mia bici e con ciò che mi circonda.
Finisce l’adrenalina della discesa e mi tocca risalire per riconquistare la cima. Mi fermo a bere alla fonte l’acqua limpida e preziosa della mia terra. Riempio lo zaino idrico e riparto. Altre dure salite mi tagliano il fiato e mi cuociono le gambe. Sono stanco, ma sono di nuovo in vetta dopo una lunga passeggiata in una delle faggete più grandi della Liguria.
Mi infilo le protezioni e scendo lungo i veloci single track che dal Pilone scendono al Cianlazz, immerso in un profumo di erba fresca e funghi.
Scendo in un flow entusiasmante, porto a fine corsa gli ammortizzatori, sento spalle, braccia e gambe provate da una lunga e formidabile discesa, su e giù in compressioni che annullano la forza di gravità.
E ad un tratto…tra le felci, davanti a me, una famiglia di cinghiali!! Mamma e papà scappano veloci portandosi dietro una nidiata di cuccioli che grugniscono.
Mi fermo ad ammirare lo spettacolo mentre la famigliola sparisce in un vallone. Sono solo qui, e mi sento libero e felice. Scendo verso casa e mi lancio in tornanti continui fino ad attraversare una pineta e ritornare a valle. Una mattinata magica. Una mattinata da Cinghialtracks.