La Liguria è ricca di piante bellissime e straordinarie: ecco sei alberi monumentali da non perdere! Nella regione del Barone Rampante, gli alberi sono una presenza importante. Se ai tempi del romanzo di Italo Calvino, si poteva percorrere la Liguria di ramo in ramo, anche oggi gli alberi monumentali, oltre che un patrimonio naturalistico, fanno parte anche della nostra storia e della nostra cultura. Con la loro imponenza, sono sentinelle del nostro territorio. Secondo l'ultimo censimento degli alberi monumentali della Liguria sono iscritti nell'elenco regionale ben 111 esemplari: 101 singoli e 10 omogenei. Si trovano sia in ambiente urbano che in ambito rurale e boschivo: 40 alberi ricadono in provincia di Savona (24 comuni interessati); 26 esemplari in quella di Imperia (11 comuni); 25 alberi in quella di Genova (11 comuni) e 21 di La spezia (12 comuni). Appartengono a ben 54 specie diverse, le più rappresentate sono leccio (10), roverella (8), faggio (7), castagno (5), cipresso (4), ippocastano (4) e pino domestico (4), ma molti sono anche gli alberi esotici, con 20 specie rappresentate, tra cui 4 differenti palme, l’albero dei tulipani, le araucaria, la canfora, i ficus macrophylla, il glicine, la palma gigante del Cile e le sequoie. Molti sono gli ulivi, come quelli di Sanremo, Dolcedo, Varazze, Lerici e Arcola. Sono i testimoni di tradizioni popolari, protagonisti di tanti racconti o leggende legati alla vita e alla cultura delle comunità, alcuni hanno soprannomi la cui origine si perde nel tempo e sono parte integrante delle comunità. Sul visualizzatore cartografico puoi scoprire dove sono e andare a vederli.

Il glicine del Museo Bicknell a Bordighera

Il glicine è una pianta rampicante, originaria della Cina, introdotta in Europa nel 1816 per il suo elevato valore ornamentale soprattutto per pergolati e molto presente in tutta la Liguria con la sua tipica infiorescenza violetta.
L’esemplare che riveste la facciata principale del Museo Bicknell, fu piantato probabilmente nel 1888 da Clarence Bicknell quando fondò quello che  oggi è la sede dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri. Insieme ai due magnifici esemplari di Ficus macrophylla, posti nelle sue vicinanze e anche essi monumentali, testimonia l’amore per la natura dell’originario proprietario, pastore protestante di Bordighera, apprezzato botanico ed entomologo, fine acquerellista, promotore della lingua esperanto, ma soprattutto infaticabile esploratore. La pianta ormai da oltre 100 anni dà il benvenuto a tutti coloro che, amando la natura, si recano a scoprire le ricche e preziose collezioni del mecenate inglese, così amorevolmente conservate.
A Bicknell si deve, oltre che la scoperta delle incisioni rupestri preistoriche di Monte Bego, l’approfondito studio sulla flora locale, raccolto nel volume illustrato ad acquarello Flowering plants and ferns of the Riviera, 1880-1916, oggi conservato presso l’Università di Genova.

La Castagna del Tumajin a Ceriana

Questo grande castagno ha quasi 1300 anni e una storia lunghissima: testimone silenzioso di molte vicende storiche e di vita contadina è cavo al suo interno a causa di un grande incendio, ma è così grande che vi trovavano rifugio mulattieri e pastori con i loro animali. Durante la seconda guerra mondiale fu centrale per i partigiani della zona, che attraversavano il bosco sulle mulattiere diretti a Carmo Langan. Si dice che le "Bazure" (così chiamano le streghe nella vicina Triora) vi conducessero i loro sabba.
Non ultima la storia legata al Premio Nobel per la chimica prof. Giulio Natta, che veniva spesso sotto questo castagno a studiare. Nel 2003 è stata posta una targa a ricordo.
Per trovarlo esiste un trekking da Ceriana, oppure si raggiunge passo Furché, sulla sterrata che porta a Monte Merlo e alla Maddalena di Taggia dalla Provinciale Bajardo-Monte Ceppo, appena prima della deviazione per Badalucco.

Sughera Natta a Celle Ligure

Albero singolo di circa 300 anni, alto 15 metri con tronco di 405 centimetri di diametro. L'albero si trova in località Natta a Celle Ligure.
La sughera è una specie mediterranea centro-occidentale, è legata ad ambienti caldi e suoli tendenzialmente acidi. Come il leccio è una specie eliofila da adulta, mentre negli stadi giovanili è tendenzialmente amante dell'ombra.
L'uso principale della pianta è ben noto sin dall'antichità: nella regione mediterranea le piantagioni di sughera sono soggette a prelievo della corteccia ogni 7-14 anni, la pianta, a meno che non vengano intaccati i tessuti sottostanti la corteccia, non muore e riprende la formazione del sughero. E' comunque un trauma che priva gli alberi della loro naturale difesa in particolare contro gli incendi che potrebbero distruggere le sugherete nei primi anni successivi al prelievo.

Rovere di Tiglieto

Grande albero di rovere alto 40 metri, dell'e tà presunta di 300 anni che sorge nei pressi della Badia di Tiglieto.
Attorno alla rovere di Tiglieto si raccolgono alcune leggende popolari legate alla sua origine e alla sua età. Si diceva infatti che fosse stata piantata dalle truppe napoleoniche durante la Campagna d'Italia. Altre fonti riportano che sul tronco della pianta fosse inchiodato un ferro di cavallo recante il simbolo "N", monogramma imperiale. Si narra che un Dragone dell'esercito francese, transitando nella zona e costretto a cambiare il ferro al cavallo, volle lasciare un segno del suo passaggio. Alcuni vecchi del paese narrano che da bambini vedevano il ferro spuntare dal tronco. Oggi, sulla superficie del tronco, non ve ne è più alcuna traccia, forse completamente inglobato nella corteccia.

Cipresso all’Abbazia di Borzone a Borzonasca

Questa straordinaria pianta accompagna il misticismo dell'Abbazia di Borzone a Borzonasca da almeno 600 anni. Alto 26 metri e con un fusto del diametro di 325 centimetri sovrasta con la sua mole la facciata dell'edificio religioso.
Malgrado le condizioni fitosanitarie della pianta non siano eccellenti, essa costituisce un elemento fondamentale, dal punto di vista paesistico e storico, del complesso architettonico. Non si hanno informazioni certe circa l'origine dell'esemplare.
Secondo alcune fonti è l'ultimo rimasto di tre imponenti cipressi che crescevano anticamente sul piazzale antistante l'Abbazia. Quasi certamente furono piantate dai Monaci che, a partire dal VII-VIII secolo iniziarono l'edificazione del complesso religioso.
Il cipresso è originario del Mediterraneo centro-orientale. In Italia è presente in tutte le zone a clima mediterraneo.

Il cipresso della Vergine al Santuario di Reggio di Vernazza

Il "cipresso della Vergine"<(strong>, così lo chiamano gli abitanti di Vernazza che lo venerano quasi come il Santuario della Madonna di Reggio, dove vive da 800 anni assieme ad altri lecci, tigli e platani alberi storici e monumentali. FU piantato probabilmente nel 1248, dopo la costruzione della chiesa. Per raggiungerlo, si percorrono i sentieri 582, 581 e 508 dalla statale e vista anche la salita, rimane solingo e mistico come il santuario eccetto la prima domenica di agosto quando, in occazione della festività, la popolazione si raduna nel piccolo parco.

Ti potrebbe interessare anche