Il “Cannone” di Paganini

Storia e virtù del violino più famoso del mondo. A Genova puoi vedere l’”arma” che Paganini usava per conquistare il pubblico

Niccolò Paganini (1782-1840) lo chiamava “il mio cannone violino“. Così gli è rimasto il nome “il Cannone“.
Il violino di Niccolò Paganini fu costruito nel 1742 dal liutaio cremonese Bartolomeo Guarneri (1698 – 1744) ed è chiamato “del Gesù” per l’uso di associare alla firma il segno della croce. Donatogli da un ammiratore nel 1802, era il suo strumento prediletto, per la pienezza del suo suono e la sua armonia, tanto da entrare con lui in un rapporto simbiotico, da divenire quasi una estensione del suo corpo: infatti, Paganini, che lo suonava poggiando il mento direttamente sulla parte terminale della tavola armonica senza usare la mentoniera, ha lasciato su di esso i segni dell’uso matto e disperato che ne ha fatto in centinaia di concerti straordinari.

I suoi successi furono tali che Robert Schumann dichiarò di non aver mai ascoltato un fenomeno del genere, mentre Franz Schubert definì il suo suono paragonabile alla “voce di un angelo” e lo Franz Lizst lo considerava “insuperabile”.
Fu lo stesso Paganini a indicare nel suo testamento che “il Cannone” rimanesse a Genova, testimoniando l’attaccamento del genio alla sua città natale.

Se vuoi vederlo, “il Cannone” è esposto nel cuore di Genova, a Palazzo Tursi, nella Sala Paganini, assieme a una sua copia realizzata nel 1833 dal liutaio francese Jean-Baptiste Vuillaume e ad altri cimeli paganiniani (spartiti, documenti, lettere autografe e alcune parti accessorie del Cannone utilizzate da Paganini) conservato in condizioni di umidità e temperatura costanti.

Se vuoi suonarlo, troverai molta concorrenza: l’onore è riservato esclusivamente a musicisti dal comprovato talento in occasioni speciali e, in particolare, al vincitore del concorso internazionale “Premio Paganini” per giovani violinisti.
Ma un violino come “il Cannone” deve essere suonato periodicamente per garantirne l’ottimale conservazione. Quindi allenati. Non si sa mai!

Il "Cannone" di Paganini
Il “Cannone” di Paganini