Paolo Villaggio. Un ligure pazzesco

Biografia, liguritudine e curiosità di un grande attore

Fantozzi, Fracchia, il Professor Otto von Kranz, tedesco di Germania. Oppure l’Avaro di Moliere o il grande interprete di film con Fellini, Monicelli e Wertmüller? Chi è il vero Paolo Villaggio?
Scegliere non è semplice. Come ogni grande attore, Paolo Villaggio ha saputo dar vita a personaggi che sono rimasti nella memoria e nel cuore di tutti. La sua vita e la sua carriera hanno incrociato gli eventi e le trasformazioni sociali e culturali del ‘900, dal secondo dopoguerra al boom degli anni ’50, allo sviluppo della TV negli anni ’60, agli Anni di Piombo, gli anni ’80 e fino al Nuovo Millennio

Biografia e carriera artistica

Paolo Villaggio è nato a Genova il 30 dicembre 1932 con il gemello Piero Villaggio (1932-2014), figli di Ettore Villaggio (1905-1992), ingegnere edile palermitano e Maria Faraci, insegnante di tedesco. A Genova frequentò le elementari alla scuola Diaz, il Liceo classico “Andrea D’Oria” e fu iscritto alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Genova, senza tuttavia completare gli studi perché impegnato in svariate attività e occupazioni. Lavorò, ad esempio, come cabarettista sulle navi Costa Crociere, assieme ad un amico, genovese anch’egli, più giovane di otto anni: Fabrizio De André.
Si conobbero nel 1948 e tra loro si instaurò subito un grande legame artistico: sono di Villaggio ad esempio le parole di canzoni di Faber, come “Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers” e de “Il fannullone”, già un manifesto di poetica.

Nella metà degli anni ‘50 entrò a far parte della Compagnia goliardica Mario Baistrocchi, un’antica compagnia teatrale di Genova di attori e ballerini non professionisti, operai, camalli ed ex studenti dell’Università degli studi di Genova impegnata spesso in rappresentazioni satiriche, ma si esibì anche nel teatrino di Piazza Marsala di Genova dove fu notato da Maurizio Costanzo e invitato poi a Roma e a Milano, città in cui strinse amicizia con intellettuali e attori come Renato Pozzetto, Cochi Ponzoni e Giorgio Gaber.

Negli anni ’60, fu per un certo periodo all’Italimpianti di Genova, in cui rivestiva il ruolo di addetto all’organizzazione di eventi e manifestazioni aziendali, ma nel frattempo decollava la sua attività artistica con le prime trasmissioni alla radio e poi in TV. Il vero successo arrivò proprio con gli anni della TV: nel 1967 debuttò alla radio nella trasmissione “Il sabato del Villaggio” in cui già raccontava di un buffo impiegato, il ragionier Ugo Fantozzi, mentre nel 1968 esordisce sul piccolo schermo conducendo “Quelli della domenica” e presentando due altri di quelli che diverranno i suoi cavalli di battaglia: il Professor Kranz, un prestigiatore cinico e autoritario nei suoi esperimenti con il pubblico e Giandomenico Fracchia, impiegato umiliato e sottomesso da un terribile direttore, interpretato da Gianni Agus.

Nel 1971 Villaggio si rivela come scrittore: pubblica “Fantozzi” seguito, nel 1974, da “Il secondo tragico libro di Fantozzi”. Le avventure tragicomiche del famoso ragioniere nacquero quindi prima sulla carta che sulla pellicola, formato a cui approdarono nel film diretto da Luciano Salce. Il libro è stato inserito dal Ministero delle Cultura tra le centocinquanta opere che hanno segnato la storia dello Stato Italiano per i 150 anni dell’ Unità d’Italia. È il linguaggio di Fantozzi a essere diventato d’uso quotidiano: espressioni come “megagalattico”, aggettivi come “mostruoso”, “pazzesco” e “agghiacciante” o congiuntivi errati come “venghi”, “vadi”, “dichi” sono state entrate nel lessico italiano grazie a Paolo Villaggio.

Gli anni ’80 sono di grande successo per Villaggio per i film della serie Fantozzi con registi come Luciano Salce e Neri Parenti, titoli come Fracchia la belva umana, con Lino Banfi, divenuto ben presto un cult movie all’italiana. A quegli anni risalgono le prime interpretazioni colte, come La locandiera di Goldoni, con Adriano Celentano e Claudia Mori, senza rinunciare alla TV con trasmissioni come Risatissima e Grand Hotel, con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia.
Nel 1989 Paolo Villaggio e Roberto Benigni sono gli interpreti dell’ultimo film di Federico Fellini, La voce della Luna. La scelta di Federico Fellini dona nuovo impulso alla carriera di Paolo Villaggio e ne sottolinea il talento: il film ha un ottimo successo anche internazionale e nel 1991 Villaggio di ricevere il David di Donatello. Nel 1992 interpreta uno straordinario maestro in “Io speriamo che me la cavo” di Lina Wertmuller, mentre nel 1993 interpreta il Colonnello Procolo nel “Il segreto del bosco vecchio” di Ermanno Olmi, Nastro d’argento e nel 1994 lavora con Monicelli in “Cari fottutissimi amici“.

Nel gennaio 1997, recita con il ruolo di Arpagone ne L’avaro di Molière con la regia di Giorgio Strehler.
Ma la carriera di Villaggio non è ancora finita, c’è spazio per film di gag comiche come Le Comiche con l’amico Renato Pozzetto oppure camei indimenticabili come la voce del bimbo di Senti chi parla, mentre  nel 1994 si conclude la saga cinematografica di Fantozzi con “Fantozzi 2000 – La clonazione”.
Non mancano i riconoscimenti: nel 1992 fu Leone d’oro alla carriera alla Mostra del cinema di Venezia (la prima volta per un attore comico italiano), mentre nell’agosto del 2000 gli venne assegnato il Pardo d’onore al Festival di Locarno. Per la creatività e la produzione, la sua carriera è stata accostata a quella di Buster Keaton, Charlie Chaplin, Stan Laurel e Oliver Hardy. Paolo Villaggio è morto a Roma il 3 luglio 2017.

Qualche curiosità

Affinità e divergenze tra gli amici Villaggio e De André
Sono molte le affinità: entrambi frequentarono il liceo classico per e si iscrissero a giurisprudenza, ma abbandonando presto gli studi. Entrambi prima di diventare famosi, lavorarono come intrattenitori su navi da crociera. Diversa era invece la loro fede calcistica: Villaggio era sampdoriano, De André genoano. Sarebbe poi stato lo stesso Villaggio a creare il nome “Faber” per De André, per via dei famosi pastelli amati dal cantautore.

Fracchia vs Fantozzi
Meglio Fracchia o Fantozzi? Ai posteri l’ardua sentenza. Entrambi comunque rappresentano l’inetto della nostra epoca, personaggi che il genio di Villaggio ha creato attingendo alla sua profonda cultura, dalla Commedia dell’Arte alla letteratura, con un tocco di follia scespiriana e surrealismo gogoliano. Ma nel libro il miglior amico del protagonista, Filini, impiegato miope organizzatore di feste, gite ed eventi aziendali, (interpretato poi nel film da Gigi Reder), si chiama “Fracchia”.

La Megaditta esisteva davvero
Paolo Villaggio lavorò per un periodo all’Italimpianti di Genova, un’azienda grandissima dove lavoravano centinaia di impiegati. Da lì avrebbe tratto ispirazione per molte delle sue esilaranti gag: ad esempio c’era la tragica corsa per timbrare il cartellino, esisteva davvero un fattorino di nome “Fracchia” e una “bella aziendale” analoga alla signorina “Silvani”. Quanto a Villaggio, vi lavorava malvolentieri e d’estate sparpagliava le carte sulla scrivania, lasciava la giacca sulla sedia e andava ai bagni Lido, che all’epoca erano gli unici dotati di telefono in caso di arrivo del megadirettore generale.

Dov’è sepolto di Paolo Villaggio?
Paolo Villaggio è morto a Roma ma è sepolto a Sori, nel bel cimitero della cittadina a picco sul mare dove riposano anche i suoi genitori. Sempre illuminato dal sole, con poche o nulle nuvole d’impiegato all’orizzonte.

Fantozzi di Lego
Una delle scene più famose di Fantozzi, quella in cui il ragioniere corre dietro al bus, diventerà uno scenario Lego. Il prototipo realizzato dall’architetto genovese Giorgio Tona, ha superato i 10.000 voti sulla piattaforma Lego Ideas e verrà così prodotto in tutto il mondo.

Il murales di Fantozzi
A Genova, nel quartiere di Certosa, c’è un gigantesco Fantozzi: è il murales realizzato sulla facciata di un palazzo dagli street-artisti Rosk & Loste nell’ambito del progetto “Walk the Line” che ritrae il famoso ragioniere creato da Paolo Villaggio con il tipico basco.

L’immagine è tratta da wikipedia