Pallapugno, la magia del balùn

Il “balùn”, la Pallapugno, un gioco popolare diventato oggi un vero e proprio sport. Al via il campionato…

Un rito o una sfida? Una festa o una partita? Che cos’è davvero il “balùn”, come nell’imperiese chiamano la Pallapugno?
Sempre in bilico tra sport e gioco popolare, tra sacro e profano, passato e presente, la pallapugno è una tradizione che in Liguria continua orgogliosamente a sopravvivere. Per i locali, nei borghi del Far West ligure è un rito irrinunciabile; per i foresti, invece, è un vero e proprio enigma. E forse il bello della pallapugno sta proprio in questa sua duplice e misteriosa natura che, nonostante gli smartphone e i trend dei social, continua ad essere tramandata e incantare i suoi fedeli in un’area culturale che, al di fuori della Riviera dei fiori e dell’entroterra savonese, va dalla Provenza al Monferrato. Non c’è borgo da quelle parti che non abbia infatti il suo “sferisterio“.

Ma che cos’è uno sferisterio? È il tempio, lo stadio in cui si gioca a Pallapugno.

Pallapugno
Lo sferisterio della Bormidese ©Bormida da scoprire

Figlio del greco sphairisterion, letteralmente “campo per il gioco della palla”, questo termine ha già nel nome qualcosa di più sacro di un “semplice” campo. Non un luogo qualunque ma un vero e proprio tempio, spesso adiacente agli stadi del più “normale” calcio, in cui tifosi e appassionati si recano in pellegrinaggio per sostenere la propria squadra. Anche qui si gioca colpendo qualcosa che è sferico e dunque vola, rotola, corre… una palla insomma. Ma tutto ciò va ben oltre la banale competizione e crea una vera e propria liturgia che sembra fondere la spiritualità delle antiche civiltà precolombiane con la magia profana del baseball americano.

Le regole basilari della pallapugno

Venendo al dunque, come funziona esattamente questo sport? Due squadre di quattro giocatori ciascuna si affrontano su un campo da gioco delimitato da due linee laterali e da due linee di fondo bianche, con misure prestabilite che variano a seconda della serie del campionato. Il fondo di un campo è generalmente in terra battuta ed entrambe le compagini si sfidano colpendo una palla con il pugno o l’avambraccio, al volo o dopo un rimbalzo, cercando di superare la linea mediana e farla terminare oltre il fondo campo avversario per ottenere un gioco.

Ogni gioco è composto da quattro punti, o quindici (quindici – trenta – quaranta – gioco). Per conquistarne uno, i giocatori hanno a disposizione diversi modi:

  • Realizzare un Fuoricampo, spedendo una palla valida oltre il limite di fondo della metà campo avversaria di volo o di rimbalzo, sempre che la traiettoria avvenga entro le antenne o tocchi la linea di fondocampo
  • Conquistare una caccia, azione di gioco terminata senza che le squadre abbiano effettuato un fuoricampo, commesso fallo o comunque portato a casa un punto
  • In seguito ad un fallo commesso dall’avversario

La squadra che ottiene più giochi vince l’incontro mentre, in caso di parità 40-40, ad aggiudicarsi il gioco è la squadra in grado di portare a casa due punti consecutivi. Ed ecco riaccendersi ancora una volta la sfida linguistica tra le compagini ligure e piemontese in un nuovo romantico parallelo tra il baseball e il balùn: nel momento del fuoricampo, evento più atteso del match in entrambi gli sport, i due dialetti hanno infatti una parola diversa per descrivere quell’attimo di pura estasi agonistica.

Céllu o çeu urlano i liguri quando il loro battitore supera con il suo poderoso pugno la squadra avversaria, sperando che la partita non offra ai rivali una simile occasione per esultare, con il naso rigorosamente puntato al cielo, al grido Intra!

Gioco, sport e festa popolare

“La palla non portava né fortuna né sfortuna. Era un oggetto che passava di mano. Ma spingeva la gente a raccontargli cose, confidargli segreti di famiglia e storie personali inconfessabili, a singhiozzare di cuore sulla sua spalla. Perché sapevano che lui era il loro, come dire, il loro strumento di sfogo. Le loro storie avrebbero assunto un rilievo diverso, sarebbero state assorbite da qualcosa di più vasto, il lungo viaggio della palla stessa” – Underworld di Don DeLillo

Proprio come per il baseball, la palla rappresenta un oggetto sacro e fondamentale anche per la pallapugno. Un qualcosa di più importante di un pallone da calciare o di un ovale da sbattere al suolo dopo aver raggiunto la meta. Le parole di Don DeLillo dedicate al baseball ci aiutano a comprendere l’importanza di questa misteriosa sfera in duro caucciù, che, librandosi in volo, porta con sé l’identità e la tradizione di un territorio e dei suoi abitanti. Ed è proprio assistendo ad una partita che, anche per il foresto, il mistero della pallapugno inizia lentamente a svelarsi.

Immaginatevi sugli spalti, pronti ad assistere ad una sfida titanica tra i vostri beniamini e un invasore che tenta di espugnare la vostra fortezza. Non siete in un campo dell’Iowa o del Tennessee, con un succoso hot dog da gustare durante il match, ma nella provincia di Imperia o nella Val Bormida. Tra le mani una manciata di frisceu caldi da mangiare a mo’ di pop-corn sulle sedute in cemento dello sferisterio. Nessun ultras, nessuno striscione minatorio, petardi o cori, null’altro che non sia passione e sport. Seduti, uno accanto all’altro, spettatori di ogni età, riuniti tutti da una passione e da un senso di appartenenza comuni, quasi come in una grande festa popolare. Non che non manchino le rivalità, ancor prima di metter piede sul perimetro di gioco… un dialetto o un’inflessione possono infatti accendere rapidamente gli animi. Una micidiale sfida di pronuncia rischia così di scatenare una battaglia linguistica e identitaria. “Balòn” dicono fieri i piemontesi, convinti che il loro sia il termine corretto per quella sacra palla in caucciù. “Balùn” replicano seccati i liguri.

Se vi doveste trovare a seguire una partita di pallapugno, accettate dunque un consiglio: a volte, invece di seguire le fasi della partita, soffermatevi ad osservare il pubblico e lasciatevi trasportare dalle emozioni di questo rito. Forse, un po’ come diceva Umberto Saba nella celebre poesia “Goal”, sentirete di avere accanto fratelli e sorelle con cui condividere l’emozione tanto forte e intima trasmessa dal misterioso volo della sfera in caucciù.

Breve storia del balùn

Chi assiste ad una partita di pallapugno non si accorge immediatamente di seguire uno spettacolo che arriva da molto lontano, dal XVI secolo se non prima. Il balùn discende infatti direttamente dal pallone col bracciale e il primo regolamento ufficiale risale al 1555, quando Antonio Scaino descrisse il gioco nel suo libro “Trattato del giuoco della palla“. Dal 2001 la Pallapugno ha invece assunto ufficialmente la denominazione “pallone elastico” richiamando l’adozione, dal 1855 in poi, di un pallone di gomma. Ad ogni modo, questo sport è famosissimo nel Basso Piemonte e nella Liguria di Ponente, le cui squadre sono state e continuano ad essere protagoniste di sfide epiche.

I campionati nazionali

Per ogni ponentino che si rispetti il balùn è una religione che, dalla prima settimana di primavera alla stagione della mietitura, si rinnova ogni settimana negli sferisteri. Tre sono infatti i campionati nazionali organizzati dalla Federazione Italiana Pallapugno: Serie A, Serie B e Serie C1. A quest’atavica sfida tra regioni vicine ma così diverse, la Liguria partecipa con dieci squadre (2 in Serie A, 3 in Serie B e 5 in Serie C1) a fronte delle ben venticinque schierate complessivamente dai rivali piemontesi.

Quest’anno, la massima serie italiana di pallapugno partirà dunque sabato 30 marzo con la sfida delle ore 15 tra Imperiese Olio Roi Acqua San Bernardo e Alta Langa. Allo sferisterio di Dolcedo, i padroni di casa dovranno difendere il titolo di campioni d’Italia in carica, cercando di ripetere l’ultima trionfale stagione. La Serie B, invece, partirà la settimana successiva con la sfida di sabato 6 aprile (ore 15) al rinnovato impianto di Chiusavecchia tra Prodeo e Benese. Dulcis in fundo, la Serie C1 avrà inizio verso la fine di aprile, più precisamente sabato 20 aprile alle ore 15. L’onore di dare il via alla competizione spetterà quest’anno al Don Dagnino Peq Agri, formazione di Andora che affronterà in casa il Caraglio.

Palla ai protagonisti!

Per raccontare al meglio la pallapugno ci siamo affidati a due ospiti d’eccezione, una stella del passato, Riccardo Aicardi, ed una del presente di questo sport, Federico Raviola, attuale capitano dell’Imperiese Olio Roi Acqua San Bernardo.

Iniziamo con la leggenda della pallapugno imperiese:

Quanto è radicata la tradizione della pallapugno a Imperia e nel Ponente ligure?
La pallapugno è uno sport che rappresenta la tradizione del Ponente ligure e che ha delle radici molto antiche. Purtroppo è uno sport che è rimasto molto limitato al solo Ponente e la Basso Piemonte, senza riuscire a coinvolgere appieno il resto della regione. Si tratta di un limite per uno sport così bello e importante anche da un punto di vista culturale, lavorando sodo con la Federazione per espandere sempre più i suoi confini e farlo conoscere ad un numero via via maggiore di persone, a partire dalle regioni in cui è già praticato.

Qual è il ricordo legato alla pallapugno che conserva con più nostalgia?
Sicuramente la vittoria degli scudetti, anche se conservo gelosamente ogni ricordo legato ad uno sport che ha rappresentato la mia vita. Porto con me anche le memorie degli anni in cui non vincevo, perchè era bello giocare stando a stretto contatto con la gente e respirando il folklore della mia terra, visitando di volta in volta un paese diverso e vivendo appieno le emozioni della pallapugno con il pubblico. Il rapporto tra noi giocatori e i tifosi era così bello e spontaneo che porto ancora oggi nel cuore quei momenti, specialmente quando incontro ancora quegli sguardi appassionati del passato quando assisto ad una partita.

Una volta si giocava nei borghi, mentre adesso ci sono gli sferisteri. Com’è cambiata, secondo lei, la pallapugno negli anni?
Purtroppo la pallapugno, a livello di racconto, si vive sempre più in maniera nostalgica, come se il passato fosse stato migliore e più rispetto al presente. Per certi versi è vero, ad esempio per quanto riguarda il folklore e il maggior interesse sul territorio. Da un punto di vista sportivo, la situazione è invece migliorata. Basti pensare ad esempio che in passato i giocatori di pallapugno erano giocatori di pallone, mentre adesso si tratta di veri e propri atleti. Ci sono inoltre stati altri cambiamenti tecnici, dalla velocità della palla alle nuove attrezzature di gioco, che non sono però stati spiegati sufficientemente.

Ancora oggi, molti tifosi mi dicono “Se ci fossi tu in campo, i giocatori di oggi non vedrebbero nemmeno la palla!” e vi assicuro che non andrebbe a finire così. Se ripenso al nostro stile di gioco dell’epoca e ai cambiamenti degli ultimi anni sono infatti felice di non incontrarli questi qui! Rispetto a noi sono appunto degli atleti con una preparazione nettamente superiore alla nostra. Il passato rappresenta sicuramente le nostre radici ed è fondamentale riconoscerne l’importanza e ricordare la bravura delle vecchie glorie della pallapugno, tuttavia non si possono guardare solo le radici di una pianta. Sono infatti convinto che i giocatori di oggi, grazie sia ai valori del passato sia al l0ro impegno nel costruire il futuro, stiano offrendo uno spettacolo decisamente superiore al passato.

Ma si dice “cèllu” o “intra”?
Dipende dove si dice! In Liguria diciamo cèllu, in Piemonte dicono intra. La cosa importante, però, non è la pronuncia ma riuscire a farlo!

Ed ecco che la palla passa a Raviola, pronto per una nuova stagione con la sua squadra:

Come ti sei avvicinato a questo sport e qual è il tuo primo ricordo legato alla pallapugno?
Mio padre giocava a livelli amatoriali, per cui il mio primo ricordo è legato ad una sua partita. Da piccolo abitavo vicino ad uno sferisterio e li ho iniziato a tirare i primi pugni all’etá di 7 anni, finendoci dentro in maniera quasi casuale.

Com’è il rapporto con il pubblico? Se ti incontrano per strada, i tifosi ti riconoscono?
Il mio rapporto con il pubblico è ottimo, mi piace molto avere dei tifosi perché mi fanno sentire uno di loro, per strada a volte mi fermano, amo confrontarmi e chiacchierare di pallapugno con gli appassionati.

Com’è cambiato l’interesse per la pallapugno nel tempo, anche con i social?
La pallapugno come tutti gli sport è andata avanti e si è evoluta, il gioco è cambiato molto, come l’interesse per questa disciplina. Pur essendo il nostro uno sport radicato nella tradizione, si è molto modernizzato dal punto di vista della comunicazione e questo credo sia fondamentale per attrarre sempre più giovani.

 

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