Portofino, alla ricerca delle capre del monte.

Avevo voglia di andare a zonzo per i sentieri del parco di Portofino, un luogo magico che resta aperto tutti i giorni a ingresso gratuito (dalla Ruta di Camogli, da Nozarego-Santa Margherita, da Portofino).

In autunno, tra sentieri ben curati si potranno ammirare piante uniche e magari incontrare le ormai famose capre del monte, che secondo qualche zoologo sono una specie autoctona e che secondo altri sarebbero state importate. So che in queste giornate gli animali si riescono ad avvicinare meglio che in estate. C’è meno caldo, meno persone e insomma è più facile vederle. Così sono partito dalla Ruta di Camogli, prima della galleria che separa il golfo Paradiso dal Tigullio, ho lasciato l’auto in un posteggio e mi sono incamminato verso Portofino Vetta. Il primo tratto è una passeggiata con leggero dislivello lungo la strada asfaltata che negli anni d’oro del turismo d’elite veniva percorsa dai macchinoni degli ospiti del Portofino Kulm, l’albergo 5 stelle che ha ospitato anche qualche testa coronata. Immersi in un bosco ben tenuto, si godono panorami fantastici verso ponente, ammirando il golfo Paradiso e da lontano Genova; la vista si perde verso l’orizzonte e arriva a toccare il confine con la Francia. Oltre gli edifici dell’Albergo, sulla destra, si distacca il sentiero che conduce in località Gaixella costeggiando gli imponenti ripetitori della Rai.

Gaixella, o Donzina (Dolcina) dal nome di un piccolissimo nucleo di case sottostante, è un importante snodo pedonale; da qui ci si può dirigere, con i sentieri visibili da destra a sinistra, e ben indicati dalla segnaletica, a San Rocco, Paradiso, Portofino Vetta e Pietre Strette, o ci si può riposare nella piccola area attrezzata. Ho scelto il sentiero per il Semaforo Vecchio, e la natura è rigogliosa; si incontrano numerosi cipressi, abeti bianchi, roveri e alberi di castagno che in questa stagione appaiono come tante chiazze di color arancione su una tavolozza fantasmagorica in cui dominano l’azzurro del cielo e del mare, oltre al verde delle altre essenze.

E’ qui che noto prima le tracce delle mie agognate caprette: ne vedo due in lontananza, mi avvicino, scappano. Ma mi sento appagato. Queste inquiline selvatiche e deliziosamente agili ci sono, esistono e le ho viste. Ho il tempo di raggiungere Porcile, località che sembra fatta apposta per definire il termine panorama: “pan” e “orao” per i greci; ovvero vedere tutto. E da qui si vede davvero tutto quello che si può chiedere alla Liguria.