Storia di una tradizione ligure approdata davanti al Papa, che si ripete ogni anno alla Domenica delle Palme. Il legame tra le palme e il ponente ligure, oltre che antico e radicato, è fortissimo ancora oggi, tanto che questa pianta caratterizza decisamente il colpo d’occhio della Riviera tra Sanremo e Ventimiglia. Nota come Citta’ delle Palme, Bordighera, infatti, ospita il più settentrionale vivaio di Phoenix dactylifera, la tipica palma africana alta fino a 20 metri, e praticamente da sempre, è la sede di produzione e commercio dei palmureli, le foglie di palma dedicate alla celebrazione della Domenica delle Palme, tanto da arrivare a rappresentare la nostra regione addirittura al Soglio Papale. La tradizione vuole che ad introdurre le palme a Bordighera sia stato l’anacoreta Ampelio, originario della Tebaide, sbarcato a Bordighera nel 411 d.C., ma probabilmente la pianta era già arrivata con i mercanti fenici che spesso frequentavano la zona nel IV secolo a.C.
Le foglie di palma sono legate al culto del Cristo in Terra Santa e alla sua trionfale entrata in Gerusalemme, che segna l’inizio della tradizione pasquale con la Passione e Crocefissione. A questo scopo, in Riviera si preparano i palmureli , foglie di palme cui, nel mese di marzo, viene fermata la pigmentazione chiudendone e legandone le corolle. Queste vengono poi tagliate e composte in intrecci particolari.
L’approdo in Vaticano di questa particolare tradizione ligure è davvero molto interessante. Nel 1500, Papa Sisto V, per riportare Roma alla grandezza classica, decise di spostare in Piazza San Pietro l’obelisco egizio posto ad una estremità del Circo di Nerone: l’operazione, affidata all’architetto Domenico Fontana, partì nell’aprile 1586, ma incontrò subito molte difficoltà a causa dell’immensa mole dell’oggetto che rischiava di spezzare le funi di canapa impiegate. Il Papa aveva inoltre imposto il silenzio più totale durante l’operazione, pena la morte. Ma, durante le fasi più concitate, per evitare che le corde si spezzassero, Capitan Bresca, marinaio di origine sanremese che partecipava alle operazioni, vedendo tendersi le funi al limite della rottura, urlò Aiga ae corde!, “bagnate le corde”, in dialetto sanremese, l’unico rimedio per evitare che si spezzassero. L’operazione riuscì e l’obelisco e chi vi lavorava furono salvi. Nonostante avesse rotto il silenzio voluto dal Papa, Capitan Bresca si salvò e venne ricompensato da Sisto V, che accordò in perpetuo a lui ed ai suoi discendenti l’onore di inviargli, ogni anno, per la Pasqua, i palmureli di cui la sua famiglia faceva commercio.
Una tradizione che sopravvive ancora oggi: nel colonnato di San Pietro, dal balcone di Papa Francesco, la domenica prima di Pasqua sventolano i palmureli liguri.
La Settimana Santa è un momento particolarmente importante in tutta la Liguria. Ma ci sono luoghi in cui la devozione degli abitanti è tale che il misticismo di gesti, suoni, parole è indescrivibile anche usando i moderni media: nulla sostituisce l’esperienza diretta, alla fonte, degli eventi. Uno di questi luoghi è certamente Ceriana.
La Domenica delle Palme è l’inizio dei tradizionali riti della Settimana Santa, evento che segna il momento più alto e coinvolgente in termini di partecipazione per l’intera comunità del borgo.
Nel pomeriggio del Giovedì Santo gli antichi carrugi risuonano del cupo suono dei corni e delle tabulae. I primi sono costruiti con la corteccia di un alberello di castagno, tagliata e arrotolata il giorno stesso della processione, secondo un’arte tramandata di padre in figlio, per creare un lungo lungo tubo in cui si soffia. Esso, vibrando, crea un potente muggito che scuote i cuori. Le tabulae sono tavolette di legno su cui si batte con un bastone di ferro per produrre un suono grave.
La sera stessa si tiene la tradizionale Cena del Signore e le Confraternite cantano i Miserere, gli Stabat Mater e le Laudi penitenziali davanti all’Altare della Reposizione. Sono quattro le Confraternite di Ceriana: Neri (Misericordia, Sant’Andrea), Verdi (Santa Marta), Rossi (Santa Caterina) ed Azzurri (Visitazione).
Durante il Venerdì Santo le confraternite marciano in processione lungo le vie del paese con torce e stendardi, eseguendo gli antichi canti penitenziali, ciascuna con il proprio colore d’abito e mantellina. Nella Processione degli angioletti, i bambini, vestiti da angeli, sfilano portando i simboli della Passione di Cristo: il gallo, i chiodi, il martello, la corona di spine.
I cori di Ceriana eseguono anch’essi il loro repertorio religioso durante la Veglia e la Santa Messa Solenne di Pasqua. Tutto il paese rallegra la festa unendosi ai canti e, al di fuori dei momenti solenni, si preparano in piazza leccornie gastronomiche come i frisciöi, antico nutrimento della Settimana di Passione. Per info: https://www.comune.ceriana.im.it/